martedì 21 febbraio 2017
Colpiti centotrentuno comuni del Centro Italia. Un’abitazione su due inagibile. Quasi dodicimila persone assistite
Terremoto, Centro Italia. Sei mesi dopo

Toglie il fiato camminarci in mezzo, non ci si aspetta tutto questo. E loro non mollano, ma è sempre più dura. Bionda, occhi azzurrissimi, sorriso tremendo, sgambetta nel container alla faccia del pannolino: l’hanno battezzata giusto un mese dopo il 24 agosto scorso, nella tensostruttura fra le macerie dove tre settimane prima avevano celebrato i funerali.

Non si dimenticano i morti, neppure volendolo si potrebbe. Nemmeno si può non vedere le case in briciole, i mille borghi adesso semideserti, il freddo, l’incuria e il disinteresse, le nevicate fioccate con certe bugie. Come pure non si riesce a scacciare la brutta sensazione che in realtà stiano lasciando che questi luoghi si spopolino.

Ci furono altre due scosse violente il 26 e 30 ottobre 2016 e poi ancora il 18 gennaio scorso. Colpiti centotrentuno comuni del Centro Italia. Un’abitazione su due inagibile. E quasi dodicimila persone assistite (quasi diecimila ospitate negli alberghi, un migliaio in container moduli abitativi e camper).

Gaetano è padre e marito meraviglioso, non ha più casa, ma ha un’azienda di lavori edili e i suoi escavatori da quel giorno aiutano la sua gente. Valerio ha perso tutto, figli, moglie, abitazione e impiego, da quel giorno lotta col suo immane dolore e vincerà lui. Insieme a tanti altri.

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