domenica 5 novembre 2017
La denuncia in un documento al Parlamento del magistrato Troncone: situazioni di degrado ambientale gravissime. Serve un monitoraggio più efficiente
Il procuratore: bonifiche ferme e illegalità diffusa
COMMENTA E CONDIVIDI

Lo smaltimento illegale di rifiuti nella “terra dei fuochi” «resta un fenomeno alquanto dilagante », le bonifiche «sono in fase di “stallo” con rimbalzi di responsabilità fra i vari enti interessati», mentre «i “tassi d’incidenza oncologica” con molta affidabilità possono essere identificati come “indicatori di rischio”, in rapporto di casualità diretta tra sorgenti di rischio e patologia oncologica». A lanciare l’allarme è il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone.

Sono alcuni passaggi della relazione consegnata alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, in missione nei giorni scorsi in Campania. Un documento di trenta pagine, una fotografia di un territorio dove, scrive il procuratore, «ancora sussiste una illegalità diffusa, la quale contribuisce ad acuire il progressivo degrado dei luoghi». Ma dove «le disca- riche abusive» che interessano «ingenti quantità di rifiuti anche in termini di volumi occupati, sono principalmente quelle le cui attività di smaltimento illecito di rifiuti è possibile far risalire tra gli anni ’80 e gli anni ’90». Proprio per questo è particolarmente grave che le bonifiche, come denuncia il procuratore, siano «in una fase di stallo». A sostegno di questa denuncia il magistrato illustra un lungo elenco di inchieste già chiuse e altre ancora in corso, molto delicate, come confermano alcuni omissis contenuti nella relazione come quelli sul sistema di depurazione, sui Regi Lagni, sugli scarichi di alcune grandi aziende, sugli incendi in impianti di rifiuti, in particolare l’Ilside nel comune di Bellona.

Vicende di gravi inquinamenti, ma anche di mala amministrazione, appalti sospetti, corruzione. I numeri che il procuratore ha fornito alla Commissione parlano da soli. «Attualmente i siti contaminati e potenzialmente contaminati della provincia di Caserta, ricompresi nel Piano Regionale di Bonifica, sono 1.285». Inoltre «sono attive presso il Dipartimento Arpac di Caserta circa 400 procedure sull'effettuazione di indagini preliminari, al fine di attuare le necessarie misure di prevenzione nelle zone interessate dalla contaminazione ». Numeri che giustificano la denuncia del magistrato. «La provincia di Caserta presenta situazioni di degrado ambientale gravissime, causate dagli smaltimenti illegali di rifiuti speciali pericolosi e non, con conseguenti danni ambientali, peraltro non ancora quantificabili». Ma non basta perché, aggiunge il procuratore, «a detti smaltimenti, oggi, vanno certamente sommati gli innumerevoli abbandoni indiscriminati di rifiuti speciali, anche pericolosi, che il più delle volte vengono incendiati cagionando un danno ambientale di notevole proporzione».

Ma il «contrasto ai crimini ambientali » richiede un «efficiente monitoraggio delle modalità di smaltimento dei rifiuti speciali derivanti da attività produttive». Dunque non più solo rifiuti importati, ma prodotti dalle imprese campane. Per questo, per migliorare le capacità d’indagine, «l’obiettivo è quello della definizione di una sorta di 'rifiutometro', ovverossia di indice di congruità fra l’oggetto e le dimensioni delle varie attività produttive analizzate e l’entità e la tipologia dei rifiuti smaltiti, per valutare il regolare assolvimento o meno degli obblighi di legge in tema di smaltimento dei rifiuti». Molto interessante il capitolo sulla depurazione.

È qui che compare la maggior parte degli omissis. Come quello che segue il titolo 'Scarico acque reflue industriali Lete S.p.A. - Pratella (Ce)'. E anche qui i numeri sono drammatici. Dei 130 impianti di depurazione comunale della provincia solo 41 sono funzionanti, 28 non funzionanti, 12 in bypass totale, 49 parzialmente funzionanti. Inoltre, scrive il procuratore, «è stata inoltre riscontrata l’esistenza di impianti di depurazione delle acque la cui realizzazione è stata iniziata e mai conclusa ». Non va meglio per gli scarichi industriali. «Si riscontra in molte aree Asi la mancanza della rete di depurazione ». In alcuni casi, sottolinea il magistrato, «esiste un collettore che unisce al depuratore, ma manca il previo trattamento degli scarichi industriali; in altri, invece, manca del tutto il collettore, sicché lo scarico avviene direttamente nei Regi Lagni». Ed è uno dei fatti sui quali la Procura sta indagando, come conferma un altro omissis.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: