venerdì 7 ottobre 2022
Il coordinatore della marcia Perugia-Assisi: «Vogliamo costruire un movimento di cittadini e istituzioni che chieda l’avvio dei negoziati»
FlavioLotti

FlavioLotti - Imagoeconomica

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Un duplice appello. Alla società civile perché convochi – al più presto – una manifestazione nazionale a Roma. Al nuovo Parlamento perché – come primo atto – discuta le iniziative perché l’Italia agisca in tutte le sedi internazionali. Ad Assisi stamattina il comitato promotore della Marcia della Pace promuove l’incontro alla sala stampa del Sacro Convento "Con Papa Francesco, contro la guerra per costruire la pace".

Flavio Lotti, coordinatore della Perugia-Assisi, annuncia qual è l’obiettivo della tavola rotonda. «È il primo grande incontro nazionale che facciamo dopo la Marcia della pace Perugia-Assisi del 24 aprile – spiega Lotti – dopo lunghi mesi in cui non abbiamo visto nessuna seria iniziativa di pace. Abbiamo bisogno di trovare una strada per cercare di uscire da questa gravissima situazione. E quella strada ce la indica papa Francesco: tutte le donne e gli uomini che davvero desiderano la pace e si interrogano sulle cose da fare, oggi non potrebbero trovare un riferimento pubblico più autorevole, chiaro, fermo. Per questo abbiamo scelto di dedicare questo incontro – e poi le prossime iniziative – ad una azione di sostegno forte ed esplicita alle proposte messe in campo dal Papa, per la fine della guerra e la costruzione della pace.

Chiedete, cioè, un cessate il fuoco che apra al ritorno della diplomazia?

Qualcosa di più. Francesco ci propone ormai da anni l’urgenza di lavorare contemporaneamente in due direzioni: l’opposizione alla guerra e la costruzione della pace. Qualcosa di molto più ampio di una conferenza per la pace. Questa è l’impronta del nostro incontro ad Assisi: cosa fare nell’immediato, ma anche nei prossimi mesi. Non dobbiamo paralizzarci sull’azione presente, che purtroppo non riusciamo a fare. Serve una direzione di marcia. Questa vicenda drammatica sarà lunga e non possiamo più reagire d’istinto a seconda dell’agenda mediatica. Questo è un incontro che vuole cercare una visione strategica per progettare un cammino lungo e difficile.

Il variegato movimento per la pace avverte una forte richiesta da quella che, secondo alcuni, è la maggioranza del Paese: far sentire alla politica di nuovo la sua voce, con una mobilitazione diffusa, anche nazionale.

Sono mesi che, fatta la Marcia Perugia-Assisi, stiamo cercando di costruire una mobilitazione nazionale che purtroppo non è ancora decollata. Doveva già essere convocata, a Roma, e con la partecipazione di tutte le donne e gli uomini che vogliono la pace. Assieme alle istituzioni. Ancora oggi vedo tante esitazioni che ritardano questa convocazione.

Il comitato della Marcia della Pace quindi chiede al movimento per la pace una manifestazione unitaria a Roma sulla piattaforma indicata dal Papa?

Esatto. Ci rivolgiamo a tutti quelli che hanno la possibilità di convocare la manifestazione. All’inizio della guerra c’era stata una gara a chi arrivava primo a manifestare. E ora? Noi da soli non ce la facciamo, ma siamo pronti a collaborare. Ad Assisi ci incontriamo per cercare di dare corpo a un’assunzione di responsabilità collettiva, che ancora manca, anche per divisioni che devono essere assolutamente superate in nome della gravità della situazione, e della necessità di costruire un movimento di cittadini e istituzioni che chieda l’avvio dei negoziati. Non serve inventarci slogan e parole. Non c’è voce più autorevole di quella del Papa, dobbiamo solo sostenerla.

La politica, non solo italiana, finora ha puntato quasi solo sul sostegno militare. Chi esprime perplessità spesso viene bollato come putiniano.

Alla follia della guerra scatenata da Putin dobbiamo contrapporre il coraggio della pace, che non è arrendersi. È assolutamente folle equiparare il negoziato alla resa, è esattamente il contrario. Il negoziato è il solo modo per non stare al gioco di Putin, il gioco più devastante, per gli ucraini innanzitutto. Dobbiamo inaugurare una stagione nuova. Chiederemo che il nuovo Parlamento appena insediato discuta come primo atto quali saranno le iniziative per riaprire il negoziato politico. E che cosa farà l’Italia in tutte le sedi internazionali per riaprire la via della pace, ricreare – come ha detto il Papa – le condizioni per il negoziato politico.

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