venerdì 16 luglio 2021
Nell’ultimo anno sono aumentate del 12,5% le concessioni balneari con oltre il 50% degli arenili di sabbia sottratti alla libera fruizione. Crescono però anche gli stabilimenti "green"
Una discarica abusiva di amianto sulla spiaggia in una foto di archivio

Una discarica abusiva di amianto sulla spiaggia in una foto di archivio - Ansa / Ufficio stampa Goletta Verde / Marco Valle

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Non c’è solo il cambiamento climatico a mettere a rischio le nostre spiagge. Oltre all’erosione naturale c’è anche la mano dell’uomo. Anzi, il portafoglio dell’uomo. Sì perchè oggi sono sempre meno le spiagge libere in Italia: nell’ultimo anno sono aumentate del 12,5%, con oltre il 50% delle spiagge di sabbia «sottratte alla libera fruizione». Preoccupa anche l’avanzare dell’erosione costiera oltre ai tratti di costa non balneabili per l’inquinamento. Sono questi alcuni degli allarmi che emergono dal rapporto "Spiagge 2021" di Legambiente.

Il problema dell’erosione costiera in Italia riguarda il 46% delle coste sabbiose: un fenomeno che sta diventando sempre più diffuso anche a causa del cambiamento climatico. «Uno dei problemi è che si continua a intervenire con opere rigide – sostengono gli ambientalisti – come pennelli e barriere frangiflutti, che interessano almeno 1.300 km di costa, e su cui bisognerebbe aprire una riflessione sulla reale efficacia».

C’è ad esempio il caso di Fiumicino, dove sono a rischio 50 km di spiagge. Qui al fenomeno di erosione costiera in corso si aggiungerebbero, infatti, le conseguenze della realizzazione di «progetti per inutili porti e approdi», che rischiano di avere un "effetto devastante" sulla costa laziale.

«Abbiamo assistito negli anni a smaniosi progetti per inutili porti e approdi, spesso incompleti e inutilizzati. Questa situazione, oltre ad essere estremamente dannosa per l’ecosistema e la spia di una pesante speculazione, rappresenta un’aggravante al gigantesco problema dell’erosione costiera, provocata soprattutto da cause antropiche che alterano il ciclo dei sedimenti».

C’è poi la nota dolente dell’inquinamento. Complessivamente in Italia il 7,7% dei tratti di coste sabbiose è di fatto interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento. Sicilia e Campania contano in totale circa 55 km su 87 km interdetti a livello nazionale.
Per quanto riguarda infine la questione delle spiagge in concessione, secondo l’associazione «continua la scarsa trasparenza sulle concessioni e il nervo scoperto dei canoni irrisori».

Il record con «tutti i lidi in concessione» tocca al comune di Gatteo (Fc); mentre per le Regioni i record toccano a Liguria, Emilia Romagna e Campania; e «in Sicilia negli ultimi tre anni si è registrato un aumento del 41,5% delle concessioni balneari». «Oltre il 50% delle aree costiere sabbiose è sottratto alla libera e gratuita fruizione – spiega Legambiente – a pesare su ciò è l’aumento esponenziale in tutte le Regioni delle concessioni balneari che nel 2021 arrivano a quota 12.166 contro le 10.812 degli ultimi dati relativi al 2018 (+12,5%)».

«In nessun Paese europeo esiste una situazione simile di gestione delle spiagge – sottolinea l’associazione ambientalista – serve al più presto una Legge per garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione, per premiare la qualità dell’offerta dei lidi in concessione. E un Piano nazionale di adattamento al clima, per affrontare l’erosione con soluzioni efficaci, fermando la posa di barriere rigide che interessa oggi 1.300 chilometri di litorali».

«Al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, – ricorda Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente – spetta il compito di rendere finalmente trasparenti e accessibili i dati che riguardano il modo con cui vengono gestite queste delicate aree in cui troppo spesso assistiamo a vere e proprie privatizzazioni di fatto». Da un Governo europeista e impegnato nella transizione ecologica come quello guidato da Mario Draghi, conclude Zanchini, «ci aspettiamo che finalmente si affrontino questi temi e si punti ad un grande progetto di riqualificazione delle aree costiere, della loro accessibilità e fruizione turistica». Una nota positiva, infine: è boom degli stabilimenti "green", strutture che puntano alla sostenibilità ambientale e sociale. Ci sono quelli plastic free, c’è chi investe sul solare, chi salvaguarda le dune. E ancora, chi valorizza i prodotti a km zero.




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