giovedì 10 agosto 2017
Stufo di aspettare la cittadinanza, ha scritto una lettera al presidente Mattarella
 Essere italiani è anche spaghetti calcio e traduzioni dal latino
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Il papà di Mohd Raziul Islam emigrò dal Bangladesh alla fine degli anni ’80: in Italia trovò lavoro come magazziniere. Nel 2003 riuscì a far arrivare a Bologna anche la moglie e due figli, tra cui Mohd che aveva 7 anni. Mohd, che oggi ha 20 anni, l’anno prossimo concluderà le superiori. Sono 11 anni che in Bangladesh non torna: lui si sente italiano, ma è lo sguardo di chi lo osserva che a volte lo rende straniero nella propria stessa terra. «Come quando – racconta – capita che la polizia fa un controllo e avere il permesso di soggiorno oppure il passaporto italiano causa un comportamento molto diverso». Mohd fa l’elenco dei “tratti di italianità”: «Passione per il calcio, spaghetti e cucina bolognese... i miei migliori amici sono italiani, abbiamo la stessa mentalità e abbiamo versato il medesimo sudore nel tradurre le versioni di latino la scuola è il luogo dove apprendi cultura e valori». Nel 2015 Mohd era talmente stufo di essere straniero che ha scritto a Mattarella: «Mio padre aspettava da 5 anni la risposta alla domanda di cittadinanza. A causa del ritardo burocratico la cittadinanza è arrivata quando ero già maggiorenne». E ha dovuto rifare la domanda. Il presidente della Repubblica rispose con rammarico. Purtroppo la legge è questa. E andrebbe cambiata.

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