mercoledì 11 gennaio 2023
Yusra e Sarah in fuga dalla Siria bombardata: il salvataggio a nuoto, l'asilo in Germania e l'attivismo a fianco ai profughi. Due giovani che sono diventate un faro di speranza per milioni di persone
"Le nuotatrici", il film che ripercorre l'epopea delle sorelle Mardini

Se la storia di Yusra Mardini è l'incarnazione dello spirito Olimpico, quella della sorella Sarah perseguita dalla giustizia in quanto attivista che salva le persone migranti in Grecia è altrettanto travolgente. Dal rischiare di morire al ritrovarsi sulla ribalta internazionale, l'una come atleta della squadra Olimpica dei Rifugiati del CIO in due Giochi Olimpici e l’altra perché accusata di aver aiutato persone migranti: a ripercorrere la vita di Yusra e Sarah Mardini su Netflix si trova il film Le nuotatrici (The Swimmers), presentato in anteprima lo scorso settembre al festival di Toronto e già acclamato dal pubblico per il racconto dell'incredibile viaggio delle due sorelle verso l’Europa.

Costrette a fuggire dalla Siria devastata dalla guerra nel 2015 in cerca di una nuova vita, entrambe hanno rischiato di morire durante il pericoloso viaggio in mare verso l'Europa. Le sorelle Mardini avevano vissuto la loro infanzia a Damasco. Yusra era una nuotatrice di talento, che ha rappresentato la Siria ai Campionati del mondo di nuoto in vasca corta del 2012, e sognava di vincere l'oro Olimpico. Il suo sogno si è infranto con lo scoppio della guerra e l'adolescente prodigio si è rapidamente allontanata dal suo sport a causa delle conseguenze della guerra.

Nel 2015 la svolta nella vita delle sorelle Mardini che sono fuggite dal loro Paese di origine, la Siria, nella speranza di trovare sicurezza e una nuova vita oltremare.

Dopo aver raggiunto la Turchia via Libano Yusra e Sara si sono organizzate per entrare clandestinamente, come accade a migliaia di persone ogni anno, in Grecia semplicemente con un gommone, ma si sono presto ritrovate in un inferno: il motore dell'imbarcazione precaria su cui viaggiavano, con un carico di persone superiore alle capacità del mezzo, ha smesso di funzionare e ha iniziato a imbarcare acqua. Le due sorelle si sono tuffate in mare con altre due persone che sapevano nuotare, e insieme hanno trascinato per tre estenuanti ore il gommone con sopra le persone in salvo fino Lesbo, in Grecia. Dall’isola greca le sorelle Mardini hanno, poi, continuato il viaggio attraverso l'Europa fino alla Germania, dove si sono stabilite a settembre 2015, e dove sono state raggiunte dai loro genitori.

Una volta ottenuto l'asilo in Germania, Yusra Mardini è tornata in piscina per cercare di riconciliarsi con il suo vecchio elemento e trovare familiarità con il nuovo ambiente, venendo a conoscenza della possibilità di essere selezionata per la prima Squadra Olimpica di rifugiati del CIO per Rio 2016, annunciata dal presidente del CIO Thomas Bach. Ha iniziato, quindi, a lavorare con l'allenatore Sven Spannekrebs a Berlino. Un anno dopo ai Giochi di Rio 2016, Mardini ha fatto parte della squadra insieme ad altri nove atleti, originari di Etiopia, Sud Sudan, Siria e Repubblica Democratica del Congo, gareggiando insieme con spirito di appartenenza, facendosi portatrice di un messaggio di speranza e inclusione per le milioni di persone in tutto il mondo costrette a fuggire dal proprio luogo d'origine, e ispirando tutti e tutte grazie alla forza d'animo.


Con l'ottenimento della cittadinanza tedesca, Yusra Mardini non sarà più eleggibile per la Squadra dei Rifugiati del CIO, e non è da escludere che si potrebbe vederla gareggiare per il suo nuovo Paese, la Germania ai Giochi Olimpici di Parigi 2024.

Se la storia di Mardini ha fatto il giro del mondo dopo i Giochi di Rio 2016 e nel 2017 Yusra è diventata la più giovane Ambasciatrice di Buona Volontà dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, anche la sorella Sarah è diventata un modello di riferimento tra i difensori dei diritti umani. Tre anni fa Sarah Mardini veniva arrestata insieme all'attivista irlandese Sean Binder: hanno trascorso più di 100 giorni in prigione prima di essere rilasciati su cauzione. Entrambi sono coinvolti in un processo insieme al greco Nasos Karakitsos e 22 attivisti: fanno tutti parte dell'Emergency Response Center International (Erci), un'organizzazione non profit nata in Grecia che forniva aiuti in caso di emergenze umanitarie. Diversi i capi d'accusa, che vanno dallo spionaggio al falso all'uso illecito di frequenze radio. A novembre 2021 è svolta la prima udienza, ma il processo è stato rinviato a gennaio 2023 dopo che il giudice ha stabilito che quel tribunale non era competente per decidere sul caso. A Sarah Mardini è stato vietato l'ingresso in Grecia e non ha potuto assistere al proprio processo. Secondo i pubblici ministeri, gli attivisti avrebbero monitorato i canali radio della Guardia Costiera greca e di Frontex e avrebbero utilizzato un veicolo con una targa militare falsa per entrare nelle zone interdette al pubblico sull'isola di Lesbo, dove si trovano i campi profughi allestiti dalle autorità greche. "Il processo di Seán Binder e Sarah Mardini è stato aggiornato a venerdì 13 gennaio" ha confermato in un tweet Amnesty International.


Per la ong Human Rights Watch le accuse sarebbero "farsesche" e "motivate politicamente", provando a far passare ad esempio per riciclaggio quelle che erano semplici attività di raccolte fondi e per contrabbando quelle di soccorso ai migranti. Per quanto poi riguarda quelle di spionaggio, basate su un rapporto della polizia che indicava come gli attivisti avessero monitorato appunto i canali radio, lo stesso rapporto avrebbe riconosciuto che "i canali radio non sono crittografati e possono essere consultati da chiunque disponga di radio VHF" e "le posizioni delle navi sono pubblicate in tempo reale sui siti web di tracciamento delle navi commerciali", ricorda Human Rights Watch.

Alcuni degli accusati rischiano comunque fino a 25 anni di carcere, mentre Human Rights Watch ha invitato ai pubblici ministeri greci a chiedere per tutti l'assoluzione e ha fatto appello alle autorità greche affinché "smettano di criminalizzare i soccorritori umanitari".

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