lunedì 18 novembre 2019
Una delegazione di tecnici e volontari è stata ricevuta dal Presidente della Repubblica in occasione del 65° anniversario di fondazione del Corpo
La delegazione del Corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico con il presidente Mattarella

La delegazione del Corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico con il presidente Mattarella - Francesco_AMMENDOLA

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Domenica nevicava e c'era nebbia sulle montagne bergamasche. Verso mezzogiorno, è squillato il cellulare di una decina di tecnici del Soccorso alpino che, lasciato il pranzo con la famiglia, sono partiti in tutta fretta. C'erano da trovare tre ragazzi milanesi tra i 21 e i 23 anni che, incuranti delle previsioni meteo che, da giorni, segnalavano una forte perturbazione in quota, si erano avventurati sopra i duemila metri e non erano più capaci di scendere. Nonostante le condizioni quasi proibitive, in breve gli uomini del Soccorso li hanno trovati, riportandoli a valle sani e salvi. Poi sono tornati a casa, ma ormai il pranzo e anche la domenica erano passati.

«Servizio strategico e fondamentale»

Questo è soltanto l'ultimo intervento, in ordine di tempo, che ha visto impegnati gli uomini e le donne del Corpo nazionale del Soccorso alpino e spelologico, che questa mattina ha festeggiato i 65 anni dalla fondazione, avvenuta il 12 dicembre 1954 per volontà del Consiglio centrale del Club alpino italiano, con una semplice ma sentita cerimonia al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e del presidente generale del Cai, Vincenzo Torti. «È importante ricordare i soccorritori e le loro famiglie - ha sottolineato il presidente nazionale del Cnsas, Maurizio Dellantonio, nel suo saluto al Capo dello Stato - che si sono impegnati e si impegnano ogni giorno, senza soluzione di continuità e con coefficienti di rischio oltremodo marcati, per garantire un pubblico servizio, strategico e fondamentale per il nostro Paese e per le sue comunità, nei luoghi e nelle località più impervie dell'Italia, spesso le più fragili».

Due medaglie d'oro al Valor civile

Un impegno che non si realizza soltanto in montagna, ma in tutte le situazioni dove è richiesta la perizia e la competenza dei circa 7mila volontari del Soccorso, uomini e donne, formati per intervenire in situazioni ad alto potenziale di rischio. Tra le operazioni più recenti, si ricordano i terremoti dell'Aquila e del Centro Italia, la tragedia di Rigopiano, ma anche quella del ponte Morandi di Genova. Una generosità e una competenza che sono valse al Corpo due medaglie d'oro al Valor civile, nel 1969 e nel 2010, oltre a una medaglia d'oro della Protezione civile, di cui il Soccorso alpino è parte integrante. Riconoscimenti che hanno voluto manifestare la gratitudine del Paese anche per il sacrificio dei numerosi volontari che hanno perso la vita in servizio.

Nel 2018 il record degli interventi

Con oltre 9mila interventi (9.554 per l'esattezza), il 2018 è stato un anno di lavoro record per il Soccorso alpino, che ha portato in salvo quasi 9.500 persone. Nei suoi 65 anni di vita, il Corpo ha svolto complessivamente 169.836 missioni di soccorso, recuperando 186.564 persone, di cui 15.711 decedute e ricercando 2.051 dispersi.

«Siete un'eccellenza del nostro Paese»

«Siete davvero un’eccellenza del nostro Paese, della sua vita - ha sottolineato il presidente Mattarella, nominato socio onorario del Corpo -. Lo fate nello spirito della montagna che è quello di aiuto reciproco, di solidarietà, di prestare soccorso generosamente a chi è in difficoltà. E lo fate costantemente; lo fate nelle occasioni specifiche di montagna o speleologiche, ma anche in altre circostanze, come nelle calamità naturali, quando intervenite in collaborazione con la Protezione civile. Tutto questo è nel segno della generosa disponibilità, di impegno volontario e di alta qualificazione professionale».

Serve un'azione di «educazione alla montagna»

Ricordando che «buona parte degli episodi che richiedono interventi di soccorso sono dovuti a impreparazione, inesperienza e superficialità», Mattarella ha sottolineato la necessità di «un’azione di educazione alla montagna molto più profonda e diffusa di quanto non si faccia». All'imperizia di tanti, troppi “alpinisti” improvvvisati, i tecnici del Soccorso suppliscono con un di più di generosità, intervenendo, ha ricordato il Presidente della Repubblica, «con sacrifici personali e anche delle famiglie - che ringrazio molto per questa disponibilità – e con dei rischi che si corrono ogni volta per recare soccorso in condizioni difficili e sovente di grande pericolo». Situazioni che sono costate la vita a un numero non piccolo di soccorritori, ricordati nell'occasione da Mattarella, che ha dedicato un pensiero anche alle famiglie dei caduti.

«Siamo tutti legati da una sorte comune»

«Il nostro - ha concluso il Presidente Mattarella - è un Paese ampio, grande, variegato, ma ha una grande realtà di risorse generose, di persone che si impegnano generosamente. Il vostro è un esempio primario in questo versante, perché lo fate senza richiesta di riflettori, di notorietà, di riconoscimenti, ma per lo spirito di solidarietà che chiama le coscienze e le spinge ad aiutare chi è in difficoltà e chi ha bisogno di aiuto. Per questo vi ringrazio molto. Voi fate parte primaria del volto più bello dell'Italia, di quello che si presenta con generosità, con il senso di comunità, con la consapevolezza che siamo tutti legati da una sorte comune. Chi non lo comprende non sa cosa si perde; chi lo comprende si impegna con generosità».

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