giovedì 11 luglio 2019
Stanziati 275 milioni, le diocesi potranno gestire direttamente e con procedure semplificate gli interventi su 600 dei 3mila edifici danneggiati
La zona rossa di Amatrice, devastata dalle scosse di terremoto, nelle prime settimane di ricostruzione (Foto Ansa)

La zona rossa di Amatrice, devastata dalle scosse di terremoto, nelle prime settimane di ricostruzione (Foto Ansa)

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Annunciata da tempo, è stata emanata ieri mattina dal Commissario straordinario Piero Farabollini l’ordinanza per far partire i lavori in 600 delle 3.000 chiese danneggiate dal sisma del 2016 nel Centro Italia. Lo stanziamento è di 275 milioni, le nuove procedure dovrebbe risultare più rapide e semplici. Questo almeno l’auspicio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che già ai primi di giugno aveva promesso un’accelerazione durante un incontro con i vescovi delle diocesi interessate. Ieri Palazzo Chigi ha accompagnato il comunicato con un eloquente «finalmente », forse a descrivere l’impazienza che stava montando anche ai vertici del governo.

«È un impegno che avevo assunto personalmente – ha detto il premier dopo un vertice con il sottosegretario Vito Crimi e il capo della Protezione civile Angelo Borrelli –. La ricostruzione deve procedere più speditamente, contiamo sugli effetti dello sblocca-cantieri». «Ripristinare la fruizione delle chiese – spiega Farabollini in una nota – è un passo fondamentale nella ricostituzione delle comunità. Le diocesi – continua il commissario – potranno assumere il ruolo di soggetto attuatore e gli interventi saranno sostanzialmente equiparati alla ricostruzione privata».

L’elenco degli edifici, benché «non esaustivo», è «obbligatoriamente cristallizzato », ovvero non integrabile, ammette il Commissario. «Lavoriamo ad ulteriori stanziamenti », promette. Entro i prossimi 90 giorni, le diocesi interessate di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria potranno comunicare al Commissario, all’interno della lista pre- disposta dal governo, l’elenco degli interventi di cui vogliono occuparsi direttamente, fissando un ordine di priorità in cui i primi criteri sono l’interesse per la comunità, il valore culturale e il rischio di aggravamento del danno.

Nei prossimi 3 mesi le diocesi potranno anche comunicare la necessità di avviare i lavori per quegli edifici di culto che sono rimasti al palo nonostante l’ordinanza del 2017. L’ordinanza riguarda i lavori di valore inferiore a 600mila euro. Le diocesi individuano il Responsabile del procedimento e il Direttore dei lavori, procedendo con affidamento diretto per incarichi inferiori a 40mila o con il metodo dei 'cinque preventivi' - e della rotazione degli inviti - oltre tale soglia.

Anche la scelta delle ditte avviene interpellando almeno cinque diversi operatori economici, alternando gli inviti. Le imprese devono rispettare i requisiti di legge e avere la certificazione Antimafia. L’erogazione dei fondi dovrebbe avvenire a tappe: il 10% entro i 15 giorni successivi all’affi-damento dell’incarico al Responsabile del procedimento, il 40% alla sottoscrizione del contratto con l’impresa, il 30% entro un mese dal completamento dell’80% dei lavori e il saldo entro 30 giorni dal collaudo finale. Le diocesi si impegnano con il governo in una rendicontazione trimestrale.

Ieri Farabollini, al termine della cabina di regia a Rieti, ha emanato altre due ordinanze. La prima riguarda l’assegnazione dei fondi Inail (30 milioni) per la sicurezza sui luoghi di lavoro. La seconda riguarda l’approfondimento delle criticità geologiche determinate dalle faglie attive.

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