mercoledì 2 febbraio 2022
Al Nord è quasi due mesi che non piove: fiumi e laghi sono in secca come a Ferragosto. Il forte vento ha favorito le fiamme in Piemonte, Lombardia e Liguria
Siccità e incendi d'inverno, il cambiamento è già qua
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ll cambiamento c’è già. Non è certo un segreto di Pulcinella e soprattutto, a dirlo, ancora una volta, non sono solo i giovani che ogni venerdì scendono in piazza o si organizzano in incontri, dibattiti e convegni. Lo hanno scritto, nero su bianco, gli scienziati dell’Ipcc, il pannello intergovernativo sul cambiamento climatico. Ma il clima sulla Terra, potrebbe far notare qualcuno, è sempre cambiato. Il problema non è come cambia ma la velocità con cui cambia. Come sta avvenendo ora. L’Italia ed il bacino del Mediterraneo rappresentano una delle aree del pianeta più vulnerabili di fronte ai cambiamenti climatici.
«Il meteo locale non può dire nulla sul clima globale ma la frequenza degli eventi estremi può dirci qualcosa – spiega Luca Perri, astrofisico, nel corso dell’incontro organizzato a Genova da Italian Climate Network –. Se però cominciano ad essere sempre più frequenti allora vuol dire che sta succedendo qualcosa». E qualcosa sta succedendo se gli eventi estremi, anche in Italia, sono sempre più frequenti.

Al Nord, dove è quasi due mesi che non piove, fiumi e laghi sono in secca come a Ferragosto. Il forte vento ha favorito inoltre gli incendi che negli ultimi giorni in particolare hanno colpito il Piemonte (in Valle Pellice e provincia di Biella), la Lombardia (Prealpi bresciane) e soprattutto Liguria con le fiamme appena dietro Genova (sul Monte Moro). La Valle d’Aosta, proprio ieri, ha decretato lo stato di grave pericolosità di incendio boschivo. L’Italia brucia in pieno inverno.

Il Po in secca come d’estate
Il fiume Po è in secca come d’estate ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 18% di quello di Como al 22% del Maggiore. Il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3 metri, più basso che a Ferragosto ed è rappresentativo della situazione di sofferenza in cui versano tutti i principali corsi d’acqua al nord. Sono gli effetti, sottolinea la Coldiretti, dell’assenza di precipitazioni invernali significative al nord dove in molte zone non piove da due mesi. A preoccupare è anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell`arco alpino ed appenninico ed il cui valore, soprattutto nella parte lombarda e piemontese, registra un -58%.
«Temiamo che la crisi dello stato idrologico che perdura ormai da diverse settimane, aggravata dalla forte carenza-assenza di precipitazioni nevose, potrebbe rendere piuttosto difficile la stagione primaverile all’agricoltura e all’habitat dell’intero Distretto Padano» lancia l’allarme Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità Distrettuale del fiume Po. La siccità, rileva la Coldiretti, è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con un danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. I cambiamenti climatici hanno modificato soprattutto la distribuzione sia stagionale che geografica delle precipitazioni anche se l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente dei quali purtroppo appena l’11% viene trattenuto.

Gli incendi in pieno inverno
Dall’inizio del 2022 i roghi sono più che quadruplicati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, spinti dal forte vento, dalle alte temperature e dall’assenza di precipitazioni che ha inaridito i terreni nei boschi favorendo il divampare delle fiamme. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Effis, in riferimento ai roghi che sono scoppiati nel nord Italia colpendo foreste e riserve naturali con un disastro che pesa sull’ambiente, l’economia, l’occupazione e le comunità delle aree colpite. Dall’inizio dell’anno si sono contati 19 incendi, secondo l’analisi della Coldiretti, e sono aumentate del 29% le bufere di venti in Italia nell’ultimo anno tra raffiche violente, trombe d’aria e tornado che hanno causato danni e vittime in città e campagne. Un dramma che l’Italia è costretta ad affrontare, perché se 6 incendi su 10 sono di origine dolosa, dall’altra per effetto della chiusura delle aziende agricole, la maggioranza dei boschi si trova senza sorveglianza per l’assenza di un agricoltore che possa gestirli.

Fa sempre più caldo
L’analisi dei dati dal 1951 a oggi, registrata in Italia, mentre da un lato conferma una sostanziale stabilità a livello pluviometrico, dall’altro però rileva un aumento sensibile delle temperature medie annue, che si innalzano da una media di 15.1 C (13.3 al Nord) per il periodo 1951-1980 a una di 16.3 C (14.7 al Nord) per il periodo 2001-2020. E sembra che, nelle prossime settimane le precipitazioni rimarranno sotto la media e le temperature decisamente al di sopra.

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