sabato 18 giugno 2022
Un fenomeno globale che sta interessando con sempre maggiore evidenza anche gli stati dell’Europa mediterranea, come Portogallo, Spagna, Grecia, Cipro, Malta
Il Po in secca al ponte della Becca, in provincia  di Pavia, in questi giorni. Il fiume non è mai stato così  negli ultimi 70 anni

Il Po in secca al ponte della Becca, in provincia di Pavia, in questi giorni. Il fiume non è mai stato così negli ultimi 70 anni - Ansa / Coldiretti

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Fa caldo e non piove da mesi. È un’ondata di calore e secca senza precedenti per la stagione, ovvero la tarda primavera.
Ma non è solo emergenza siccità in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, lungo cioè, il bacino del Po. La desertificazione avanza nel Nord Italia. Come del resto in tutto il mondo a causa del riscaldamento globale provocato dall’uomo.

Il bollettino di guerra della Giornata dell’Onu per la lotta alla desertificazione e alla siccità, non lascia ben sperare. Sono circa 200 i Paesi al mondo colpiti in qualche misura da questo fenomeno, per 1 miliardo di abitanti. Tra gli stati più colpiti ci sono Cina, India, Pakistan e diverse Nazioni di Africa, America Latina, Medio-Oriente.

Ma anche Stati dell’Europa mediterranea, come Portogallo, Spagna, Grecia, Cipro, Malta e Italia.

Negli ultimi anni, l’Europa meridionale è diventata fino al 20% più secca. Negli ultimi 25 anni il nostro paese è stato colpito da 4 grandi siccità (nel 1997, 2002, 2012, 2017), con danni per oltre 5 miliardi di dollari.

La siccità di questi giorni, quando l’estate non è ancora cominciata, nel Nord dell'Italia minaccia fino a metà della produzione agricola. Secondo gli ultimi studi della Commissione Ue, rende noto Legambiente in occasione della Giornata dell’Onu per la Desertificazione, il numero di persone in Europa che vivono in aree considerate sotto stress idrico per almeno un mese all’anno potrebbe passare dai 52 milioni attuali (11% della popolazione europea) a 65 milioni in uno scenario di riscaldamento di 3°C, il che equivale al 15% della popolazione dell’ Ue.

«L’emergenza siccità e la scarsità di acqua – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sono due problemi con i quali dovremo convivere. Per questo prima di tutto serve rivedere gli usi e i consumi, puntando ad una diminuzione di prelievi ed un efficientamento degli usi. Una siccità prolungata comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali».

Secondo l’Anbi, l’associazione italiana dei Consorzi di bacino, il 70% della superficie della Sicilia presenta un grado medio-alto di rischio desertificazione. Seguono Molise (58%), Puglia (57%), Basilicata (55%).

Nel Nord Italia, secondo Cia-Agricoltori italiani, questa estate è a rischio fino al 50% della produzione, con danni che potrebbero arrivare a 1 miliardo di euro. Anbi e Confeuro ribadiscono come sia necessario costruire nuovi invasi (ora si raccoglie solo l’11% dell’acqua piovana) e Confagri ricorda che il 40% dell’acqua immessa negli acquedotti va dispersa per falle nelle tubazioni.

La prolungata siccità di quest’anno ha provocato e sta provocando danni alla biodiversità, sottolinea il Wwf, soprattutto a tutti quegli organismi legati alle acque interne: il prosciugamento di molte piccole e grandi zone umide, tra marzo e maggio, ha impedito o ridotto drasticamente la riproduzione di molte specie di anfibi, alcune delle quali in uno stato di conservazione già critico. Ci sono state morie di pesci in tratti fluviali e zone umide rimaste completamente a secco; inoltre l’asciutta di molti ecosistemi sta mettendo ancora di più in crisi molte specie autoctone favorendo l’ulteriore diffusione di specie esotiche.

Intanto il Piemonte, che «registra una crisi idrica peggiore di quella del 2003 e il Po ha una portata d’acqua di -72% di quello che dovrebbe essere il dato di portata naturale» spiega il presidente Alberto Cirio che giovedì ha chiesto lo stato di calamità per l’agricoltura, sono 170 i comuni con ordinanze adottate o in corso di adozione sull’uso consapevole dell’acqua potabile, cioè finalizzato agli scopi alimentari, e di limitazione o divieto di usi impropri e 10, concentrati nel Novarese, quelli che hanno dovuto ricorrere all’interruzione notturna della fornitura. «Al momento la situazione è sotto controllo per quanto riguarda gli usi civili dell’acqua potabile – sottolinea il governatore – ma abbiamo uno stato di emergenza molto grave per l’agricoltura».

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