venerdì 26 aprile 2019
Grazie a una piattaforma sviluppata da studenti in alternanza scuola-lavoro, rinasce il borgo di Rompeggio, sull’Appennino piacentino, duramente colpito dall’alluvione di settembre 2015
I liceali impegnati nella sistemazione dei sentieri distrutti dall'alluvione

I liceali impegnati nella sistemazione dei sentieri distrutti dall'alluvione

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Dalla Repubblica Ceca per una seduta del Parlamento Europeo Giovani a Rompeggio, un pugno di case in alta Val Nure, sull’Appennino piacentino, da quarant’anni sede delle vacanze della parrocchia di Fiorenzuola e devastato dall’alluvione del 2015: attraverso la Rete si può costruire una cultura della cittadinanza attiva che non conosce confini e riesce a mobilitare energie sempre nuove. Potere della piattaforma “DiverCity”, sviluppata da un team di sette diciottenni dell’ultimo anno del liceo scientifico “Respighi” di Piacenza, capitanati da Daniele Timpano. È lui, dopo aver partecipato nel 2017 a Brno ad una sessione internazionale con coetanei di 40 Paesi, ad aver ricevuto in consegna dal suo gruppo di lavoro il compito di rendere realtà l’idea nata durante la “Active Citizenship Night” e votata come la migliore.

Dal problema al progetto

«L’obiettivo – spiega Daniele – è di mobilitare i cittadini che riscontrano un problema nel loro tessuto urbano a proporre un progetto creativo e sostenibile per migliorare la situazione, coinvolgendo altri in una community che, dal web, vada ad agire sul territorio». Una sfida non da poco e non solo per il fondo europeo di 1.024 euro assegnato, insufficiente a far partire l’impresa. Daniele ha coinvolto i compagni di classe Michele Andreozzi, Samuele Malta, Giacomo Ligabue, Francesco Omati, Luca Monnet e Aladino Banti, trasformandola in un progetto di alternanza scuola-lavoro. Dopo due anni di impegno, disegnata la piattaforma, recuperate le risorse e distribuiti i compiti nella start up, ora sono pronti a far camminare “DiverCity”.

Iniziativa nata in parrocchia

Il progetto pilota della nascente community è nato in una parrocchia, quella di San Fiorenzo a Fiorenzuola d’Arda, e si chiama, alla don Milani, “I Care Rompeggio”. Il trait d’union è Michele Andreozzi, marketing manager di “DiverCity”, tra le generazioni di fiorenzuolani per le quali Rompeggio non è solo un luogo, ma il simbolo di un’esperienza che l’ha aiutato a crescere. Tanto che a luglio, archiviato l’esame di maturità, sarà lì per fare l’educatore. Ai suoi, di educatori, Michele deve l’idea che ha fatto incrociare scuola e parrocchia. «Con il nostro gruppo – racconta – abbiamo riflettuto sulla custodia del Creato a partire dalla “Laudato Si'”. Ci siamo chiesti: cosa possiamo fare per prenderci cura della natura che abbiamo ricevuto in consegna?». Il vicario parrocchiale don Alessandro Mazzoni suggerisce di recuperare i sentieri attorno Rompeggio cancellati dall’alluvione del settembre 2015. Una pioggia “cinquecentenaria”, la definirono gli esperti, che spazzò via strade e case, causando due morti e un disperso, il cui corpo non è più stato ritrovato.

«Piantiamo alberi per fermare il dissesto»

«Con alcuni giovani eravamo saliti appena possibile per rimuovere i detriti – ricorda don Mazzoni –. Abbiamo acquistato alberi, per porre un freno al dissesto idrogeologico. C’è bisogno di riaprire i sentieri e pulire il greto del Nure». La chiamata è per il 4 e 5 maggio, come annunciato dal video pubblicato su “DiverCity”. «Studieremo anche i passaggi in auto, all’insegna della sostenibilità», fa sapere Michele. Intanto, il team raccoglie nuovi progetti. «Abbiamo sei settori: oltre all’ambiente, cultura, cibo, divertimento, arte, viaggi. Partiamo dalla realtà che conosciamo, con lo sguardo aperto al mondo – puntualizza Daniele –. Il nome esprime proprio questo: la diversità dei contesti e delle culture si traduce in varietà di idee che costruisce la comunità ». Anche il logo parla chiaro: un germoglio prende vita nel terreno, sotto cemento e grattacieli. Come a dire: tutto è possibile per dei cittadini responsabili.

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