venerdì 20 ottobre 2017
3mila posti per giovani rifugiati fianco a fianco coi coetanei italiani. Nell'assistenza ad anziani e disabili, nella protezione civile, nella tutela dell’ambiente e dei beni artistici.
Il servizio civile si apre anche ai rifugiati
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Giovani rifugiati fianco a fianco coi coetanei italiani. Nell'assistenza ad anziani e disabili, nella protezione civile, nella tutela dell’ambiente e dei beni artistici.

È il percorso innovativo del governo per dare a 3mila giovani - titolari di protezione sussidiaria o umanitaria - la possibilità di aderire volontariamente ai progetti del Servizio civile universale. Il finanziamento arriverà dal Fondo asilo, migrazione e integrazione (Fami), alimentato dalla Ue con questo vincolo di spesa. Soldi che si aggiungono a quelli stanziati per gli altri volontari in servizio: già 30 mila quest’anno, gli altri tra la fine del 2017 e il prossimo. Oltre 53mila dunque con i fondi 2017, il numero più alto dalla nascita del servizio civile volontario nel 2001.

A presentare il progetto, pubblicato sul sito www.serviziocivile.gov.it il 17 ottobre, è il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, che ha la delega per il servizio civile, assieme ai colleghi all’Interno Domenico Manzione e al Lavoro Franca Biondelli. L’idea, il primo tentativo di coinvolgere giovani rifugiati nel servizio civile, rientra a pieno titolo nel Piano nazionale di integrazione sui diritti e i doveri dei rifugiati, presentato il 27 settembre dal ministro dell’Interno Claudio Minniti. «Il progetto – afferma Bobba – vuole creare nella vita di questi giovani un legame di riconoscenza con l’Italia, oltreché offrire loro un’opportunità di crescita sociale e di formazione civile».

«Nel piano d’integrazione che abbiamo appena approvato – spiega Manzione – i primi due gradini sono quello dell’apprendimento della lingua, che per l’integrazione è fondamentale. Ma anche quello di una rappresentazione precisa di quelli che sono poi i doveri inderogabili nella prima parte della Costituzione, quelli che sorreggono la convivenza».

Gli enti accreditati che intendono presentare i loro progetti entro il 30 novembre possono prevedere dunque una quota aggiuntiva di volontari, riservata a titolari di protezione internazionale e umanitaria. Il servizio civile svolto da stranieri non è una novità assoluta. La possibilità per giovani immigrati in regola, aperta da tempo da diverse sentenze, è stata sancita dalla riforma del Servizio civile universale varata con la riforma del Terzo settore. «Al momento – ricorda Bobba – ci sono già circa 800 stranieri coinvolti in progetti di servizio civile». L’apertura ai rifugiati è una sperimentazione, precisato Manzione «ma se ci saranno buoni risultati sotto il profilo dell’integrazione eventualmente potremmo pensare di estendere il meccanismo».«È il percorso giusto – ragiona la Biondelli – perché conduce i giovani a maggiori competenze e autonomia, contribuendo alla loro integrazione nel nostro tessuto sociale attraverso una maggiore conoscenza e la condivisione di valori».

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