venerdì 7 agosto 2020
Per decine di loro le linee guida per la ripartenza del 14 settembre arrivano troppo tardi. E per le altre i soldi stanziati con uno dei decreti d’emergenza ancora non si vedono
Una scuola italiana con i banchi singoli

Una scuola italiana con i banchi singoli - Ansa

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Per molte di loro le linee guida per la ripartenza del 14 settembre arrivano troppo tardi: non riapriranno le porte e le aule resteranno desolatamente vuote.

Sono decine le scuole paritarie messe in ginocchio dalla crisi provocata dal coronavirus e dall’assenza di interventi finanziari tempestivi e certi. Finora agli istituti paritari sono arrivati soltanto i soldi stanziati dalla Legge di Stabilità varata lo scorso anno, mentre per i 300 milioni di uno dei decreti d’emergenza non sono ancora nella disponibilità delle scuole.

Un colpo durissimo per il sistema scolastico italiano, che proprio quest’anno doveva celebrare i 20 anni della legge 62/2000 "sulla parità scolastica" voluta dall’allora ministro Luigi Berlinguer. I bilanci già in bilico di molti istituti non hanno sopportato anche il mancato pagamento delle rette durante i mesi nei quali non c’è stata attività in presenza ma soltanto didattica a distanza. Anche il mondo della scuola paritaria cattolica – come ha dimostrato un recente sondaggio promosso dalla Federazione che la riunisce dalle elementari alle superiori, la Fidae – vi ha fatto la sua parte, ma certo non è stato come offrire il servizio scolastico normale.

A soffrire, in particolare, le scuole dell’infanzia, in molti casi le meno attrezzate per la didattica da remoto. Sono proprio loro ad alimentare il triste elenco di chi chiuderà i battenti a settembre. Ma in moltissime si stanno preparando alla ripartenza e hanno accolto le linee guida 0-6 anni, come ha sottolineato l’altro giorno la loro federazione, la Fism, con il segretario nazionale Luigi Morgano esprimendo da una parte soddisfazione «per la richiesta di responsabilizzazione di tutti i soggetti, a partire dalle istituzioni con le rispettive competenze, agli educatori, insegnanti, personale con diverse mansioni, genitori, in quella collaborazione virtuosa o alleanza tra scuola e famiglie più volte auspicata» e dall’altra senza nascondere criticità legate al «pre e post scuola che alle condizioni richieste comporteranno nuovi oneri che la Fism chiede non vengano riversati sulle famiglie».

La speranza è che arrivino i fondi stanziati dal governo e soprattutto che anche la scuola paritaria possa accedere a bandi e finanziamenti previsti proprio per sostenere sia i costi della ripartenza sia il potenziamento della didattica a distanza, perché nessun studente resti escluso. Non a caso il sito dell’Università Cattolica in queste settimane ha aperto un dibattito sul futuro, intitolandolo "Scuola paritaria, non chiamatela privilegio".

«Sono scuole che, da un lato, hanno la possibilità di agire secondo il proprio progetto educativo ma, dall’altro, sono parte di un sistema complessivo» vi spiega Pierpaolo Triani, docente di pedagogia alla Cattolica, inquadrando la questione della coesistenza ed equiparazione tra scuola statale e istituti paritari. Secondo Triani, uno dei problemi è la mancanza di coordinamento tra pubblico e privato nel territorio: «Nel momento in cui pensiamo, nello spirito della legge 62, a un sistema nazionale d’istruzione, costituito sia dalle scuole statali che dalle paritarie, diventerebbe importante che anche in ogni singolo territorio si ragionasse secondo la stessa logica, definendo i bisogni in virtù dell’esistenza non solo della realtà statale, ma anche di quella paritaria, e viceversa». Sul sito altri interventi di suor Anna Monia Alfieri e del professor Renato Balduzzi.

Vedi anche "Scuola paritaria, non chiamatela privilegio", sul sito dell'Università cattolica del Sacro Cuore - CLICCA QUI


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