venerdì 28 gennaio 2022
In Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia da prossimo anno sarà problematico seguire tutti gli alunni con disabilità
Un’insegnante di sostegno al lavoro con un alunno

Un’insegnante di sostegno al lavoro con un alunno - Stefano Mariga-La Nostra Famiglia

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Le scuole dell’infanzia e primaria delle regioni settentrionali (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia), rischiano, il prossimo anno scolastico, di avere un serio problema nel reperire gli insegnanti di sostegno per gli alunni disabili. Categoria che, più di altre, ha già sofferto molto le conseguenze della pandemia sulla didattica in presenza.

L’allarme arriva da un dossier di Tuttoscuola, che ha elaborato i dati finora disponibili relativi al concorso, arrivato a metà del guado con la conclusione delle prove scritte. Rispetto ai 5.741 posti messi a concorso nelle sei regioni considerate (pari all’84% di tutti i 6.847 posti di sostegno previsti a livello nazionale), i candidati iscritti alle prove erano 2.583, meno della metà dei posti disponibili. Già in partenza, dunque, il concorso, qualunque fosse l’esito delle prove, lasciava scoperti 3.158 posti, pari al 55% di quelli da assegnare.

Nelle restanti regioni, invece, a fronte di 1.106 posti complessivi, i candidati sono stati 7.175, pari al 73% del totale. In sostanza: tanti posti con pochi candidati al Nord e pochi posti con tanti pretendenti nelle restanti aree del Paese.

Dopo la conclusione degli scritti, la situazione, al Nord, è ulteriormente peggiorata: dei 2.583 candidati, ne sono stati ammessi all’orale soltanto 902, il 34,9%. I posti vacanti sono così saliti a 4.843, l’84,4% del totale. E il quadro potrebbe ulteriormente peggiorare se ci saranno altre bocciature all’orale. La situazione più drammatica è quella della Lombardia (dove gli alunni disabili sono 2.676 alla scuola dell’infanzia e 19.916 alla primaria), che, tra mancate iscrizioni alle prove e bocciature, alla fine conterà 2.024 posti vacanti, pari all’87,2% del totale, ben tre punti sopra la già pesante media delle sei regioni settentrionali.

A livello nazionale, ricorda Tuttoscuola, non saranno assegnati ben 7 posti di sostegno su 10. Un bel problema per le scuole e una grave preoccupazione in più per le famiglie degli alunni disabili.
«Ritorna ora valida la nostra proposta di una graduatoria nazionale (a iscrizione volontaria) dei candidati “idonei” di altre regioni per coprire i posti vacanti del Nord – si legge nel dossier di Tuttoscuola –. Oltre a contenere in qualche modo lo scoperto dei tanti posti vacanti, servirebbe anche a mettere a profitto la spesa sostenuta dall’amministrazione scolastica per l’organizzazione del concorso».

La penuria di insegnanti di sostegno mina alle fondamenta uno dei principi dell’inclusione scolastica: la continuità didattica. A questo obiettivo punta ora una proposta di legge presentata dalla Federazione italiana per il superamento dell’handicap, che ha ottenuto il sostegno del sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, che ha recentemente sottoscritto una dichiarazione d’intenti col presidente della Fish, Vincenzo Falabella.

La proposta di legge prevede l’istituzione di «apposite classi di concorso per il sostegno», che potranno essere ricoperte solo da docenti specializzati e assunti a tempo indeterminato.
Un passaggio importante riguarda gli alunni disabili iscritti alle scuole paritarie. Per loro la proposta di legge chiede, al pari dei coetanei che frequentano le scuole statali, insegnanti di sostegno e assistenti per l’autonomia assegnati (e pagati) dallo Stato e dagli Enti locali. E non più dalle famiglie, attraverso le rette, come avviene ora.

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