lunedì 6 settembre 2021
Pubblicato il rapporto di "Save the Children": pandemia e crisi climatiche sono tra le cause principali dell'abbandono scolastico. In Italia, la dispersione è al 23%
Dopo l'epidemia 16 milioni di studenti nel mondo non rientreranno in classe

Save the Children

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La scuola riparte, ma non per tutti. Prima della pandemia erano 258 milioni i bambini e i ragazzi senza accesso all’istruzione, oggi sono almeno 10-16 milioni in più. Le conseguenze economiche del Covid-19 pesano sulle famiglie e su tanti minori, che sono costretti a lasciare le classi per lavorare o per contrarre matrimoni precoci. I dati sono di Save the Children, che con il recente rapporto “Build forward better” racconta lo stato attuale dei sistemi educativi nel mondo.

Nel rapporto si stima che nel 2030 il 20% dei bambini e dei ragazzi con età compresa tra i 14 e i 24 anni non sarà in grado di leggere. La situazione della scuola è peggiore nei Paesi a basso reddito: in cima alla lista dei sistemi educativi “a rischio estremo” ci sono quelli di Repubblica democratica del Congo, Nigeria, Somalia, Afghanistan e Sud Sudan. Svantaggiate tra gli svantaggiati sono le donne e le bambine. E anche il clima gioca un suo ruolo: gli eventi meteorologici estremi - inondazioni, siccità, terremoti - distruggono le scuole e obbligano famiglie e giovani a scappare.

La pandemia ha poi evidenziato un divario cruciale del nostro tempo, quello digitale. Si traduce in differenze nella dotazione di computer, internet e mezzi tecnologici a disposizione delle famiglie. Su 1.6 miliardi di studenti che non hanno potuto frequentare la scuola a causa del Covid, circa la metà non ha accesso ad un computer in casa. La percentuale si alza all’82% se si considera la sola Africa Subsahariana, dove l’accesso alla rete internet e telefonica è un privilegio di pochissimi.

In Italia

La dispersione scolastica è realtà anche nel nostro Paese. Una constatazione è particolarmente significativa, riportata anche da Save the Children, e riguarda la dispersione scolastica implicita. Si raduna sotto questa definizione la condizione di quegli studenti che, pur completando un percorso di studi con l’ottenimento del diploma, non raggiungono livelli di sufficienza nelle materie di italiano, inglese e matematica. I livelli sono calcolati sulle prove Invalsi, uniformi su tutto il territorio nazionale. Nel 2020 la dispersione implicita è aumentata dal 7% al 9,5%, con grandi squilibri tra aree geografiche: nel nord il 2,6% dei diplomandi risulta in dispersione implicita, al Centro l’8,8% e al Sud il 14,8% (circa 1 su 7). Se a questi dati si aggiungono quelli sulla dispersione scolastica esplicita, di chi abbandona il percorso scolastico prima di ottenere un diploma, la percentuale si alza al 23%. Quasi uno studente su cinque, in Italia, è in una condizione di dispersione scolastica (implicita o esplicita).

Studenti in classe in una scuola professionale di Padova

Studenti in classe in una scuola professionale di Padova - Ansa, NICOLA FOSSELLA

Le perdite di apprendimento dovute anche alla pandemia sono maggiori per chi proviene da fasce di reddito basse. Save the Children mette in luce alcune migliorie necessarie: “Nelle classi occorre evitare il riproporsi di qualsiasi segregazione formativa, ai danni degli studenti più svantaggiati, e il sovraffollamento” sottolinea Raffaella Milano, Direttrice dei Programmi Italia - Europa di Save the Children.

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