lunedì 13 agosto 2018
Poliziotti si travestono da braccianti per sgominare gli sfruttatori a Terracina
Un gruppo di braccianti

Un gruppo di braccianti

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Quattro euro l’ora, per almeno 12 ore di lavoro al giorno, tutti i giorni del mese. Niente riposi o festivi, solo giornate da trascorrere sudando sotto il sole e in condizioni di assoluto degrado. Addirittura la "pausa pranzo" da passare in un tugurio dei più fetidi. Una specie di stalla, una mangiatoia per gli animali, in cui fermarsi per mangiare chissà cosa, e con accanto invece di una credenza lo scaffale con i prodotti chimici e fitosanitari utilizzati nelle coltivazioni. Questa è la condizione delle decine di braccianti indiani trovati ieri dagli agenti del commissariato di Terracina, in provincia di Latina, all’interno di un’azienda agricola. Il titolare è Massimiliano Cimaroli, 41enne del posto, finito agli arresti domiciliari con l’accusa di sfruttamento di lavoratori per l’impiego di manodopera in condizioni degradanti e in stato di bisogno.

Gli agenti hanno denunciato anche i due caporali, entrambi indiani, di 28 e 58 anni, per concorso nello stesso reato del titolare in quanto «svolgevano funzioni di controllo e sorveglianza dei braccianti sfruttati».

L’indagine rientra in un piano di controllo dello sfruttamento dei lavoratori stranieri che la questura di Latina conduce da anni. Non a caso l’agro pontino ospita la seconda comunità indiana per grandezza, impiegata nelle tante aziende agricole della zona, in particolare di quel triangolo compreso tra Sabaudia, il Circeo e Terracina, dove si esportano frutta e ortaggi fino al Nord Europa. Per molti, però, sono davvero terribili le condizioni di vita e di lavoro da sopportare. Se ne sono accorti proprio i poliziotti che hanno agito con appostamenti o travestendosi da braccianti per lavorare, infiltrati e sotto copertura, nei raccolti.

Ore e ore trascorse sotto il sole, e nelle ultime due settimane Latina è stata pure classificata con il bollino rosso per le alte temperature. Norme sulla sicurezza completamente ignorate. Inutile parlare di "dispositivi individuali di protezione" quando si trovano gli operai a lavorare a piedi nudi sulla terra infuocata dal sole. Le condizioni economiche sono da lavoro nero: la maggior parte dei braccianti risultano clandestini, con paghe dimezzate e nessuna maggiorazione per il lavoro festivo, né riposi settimanali. «L’unico dei braccianti con un contratto di lavoro percepiva in busta paga meno di un terzo di quanto effettivamente avesse lavorato», spiega il commissariato di Terracina. Nella villa accanto ai terreni vive il datore di lavoro: qui si trova ora agli arresti domiciliari in attesa della convalida dell’arresto.

Contro lo sfruttamento dei lavoratori, specie in agricoltura, si muove la Caritas diocesana di Latina che proprio a Borgo Hermada (Terracina) ha aperto un centro d’ascolto, e dal 2014 ha attivato uno sportello legale per la tutela degli immigrati.

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