sabato 10 novembre 2012
Non c’è soltanto la camorra a infestare il quartiere napoletano. Le storie di Gaetano, 15 anni, disabile, Rosaria e di una donna che ha appena concluso la chemioterapia. Studio conferma: tassi di mortalità per cancro più alti e in crescita. Il veleno ammorba le Vele, i palazzoni popolari degli anni Sessanta.
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Brutti, sporchi, cattivi. E allora, in fondo, possono morire anche di tumore. Scampia è più di una follia. Come le sue "Vele", che sono quattro grandi cascate d’amianto ed eternit (cioè amianto e cemento). Se ne trova dappertutto, sui balconi, lungo le scale, dentro le case. Tirarono su questi edifici popolari, alla periferia nord di Napoli, tra il 1962 ed il 1975. Trasformatisi, via via, in una specie di baratro dentro il quale convivono povertà e disperazioni, paura e drammi, droga e camorra. Nel quale lo Stato quasi non esiste e di frequente cerca (invano) di prevenire e punire, mai di tendere una mano. Avendo così abdicato alla camorra. Mentre quest’ultima rendeva merce di scambio una ciambella di salvataggio a chi sta affogando nelle disperazioni.
L’INTERNO 316Impressionante: l’amianto è stato dipinto di rosso (nell’illusione che la vernice protegga un po’ di più...), che in questo modo viene sbattuto in faccia dappertutto. Sono rossi i pannelli sotto i corrimano delle mille scalinate esterne e rossi i pannelli dei balconi, invece molti fra quelli all’interno delle abitazioni sono rimasti bianchi.Si vive dentro una bomba che esplode e uccide quotidianamente senza far rumore. E qui, nella "Vela celeste" (ognuna delle quattro era stata dipinta e soprannominata con un colore), considerata la più "famigerata", i bambini giocano fra quei pannelli. Vi abitano un centinaio di famiglie: molte assegnatarie, altrettante abusive.A dirla tutta, da un po’ di tempo il Comune di Napoli ha dato in appalto ad un’azienda di Aversa lo smantellamento dell’amianto nelle "Vele": smantellamento, non smaltimento. Perché i pannelli smontati (distribuendo polvere assassina) sono semplicemente appoggiati a pochi metri di distanza e alcuni stanno così da un anno. Tanti altri, invece, li hanno accatastati dentro un appartamento vuoto, l’interno 316, che non ha più porte, né finestre, spazzato da vento e pioggia, ed è a tre metri da scale e corridoi lungo i quali quei bimbi giocano...Ma sì, brutti, sporchi e cattivi. Come Gaetano, quindici anni, una passione per il pc, per la sua webcam e una grave disabilità. Il padre lo prende in braccio sugli scalini per uscire o entrare dall’appartamento e sul suo balcone ci sono (almeno) sette od otto chili di amianto, naturalmente verniciato.È appena tornato da scuola, la mamma ci offre il caffè, lui siede davanti alla tivù. La sua casa non è la sfarzosa villa di "Sandokan", il boss dei casalesi. La madre ricorda il primo giorno di fisioterapia: «Il fisioterapista non arrivò. A sera gli telefonai e mi disse che era stato trattenuto un’ora, sotto il palazzo, dalla Polizia. Non volle mai più venire».
LA BIMBA CHE SORRIDESe l’amianto viene (giustamente) rimosso, perché è stato (semplicemente) spostato? Forse perché smaltirne un metro quadrato costa diverse migliaia di euro? E per quale ragione questa gente, sulla testa della quale già insistono i roghi tossici (anche Scampia fa parte del "Coordinamento dei comitati" che li combatte), deve morire anche d’amianto?Guardare le "Vele" dall’interno del loro ventre, abbandonate a se stesse da anni e anni, ti fa pensare che potrebbero venire giù da un momento all’altro. E quasi vien voglia di trattenere il fiato dentro tutto questo spettrale <+corsivo>rosso<+tondo>, tutta quest’immondizia, vetri rotti, muri e strutture umiliate dal degrado. Dentro un mondo a parte, cupo e asfissiante. Ma passa una bimba alta un metro e qualcosa. Un cagnolino la segue scondinzolando. Lei sorride, ha capelli lunghi biondi lisci e un cappottino rosa anche se oggi non fa freddo. Dietro una porta, <+corsivo>rossa<+tondo>, aperta alle sue spalle s’intravede un’immagine della Madonna.Ancora su e giù per le scale, che spesso traballano. Sui pianerottoli. Nelle case. S’affaccia un uomo, la moglie ha un tumore, una settimana fa ha finito la chemioterapia. Forse la opereranno, forse no. Chiacchieriamo, lui in napoletano stretto, ma si sforza di renderlo comprensibile. Non sa come mangiare e nemmeno come pagare le cure alla moglie. «Siamo poveri qui. Cerchiamo di darci una mano, una volta uno dà un pacco di pasta a un altro, un’altra quest’ultimo gli compra la passata di pomodoro».Indossa una tuta e un cappellino di lana. «Qualche giorno fa, durante una delle solite perquisizioni, un carabiniere mi ha chiesto "come vivi senza lavoro?". Gli ho risposto "<+corsivo>comanda’, m’arrangio. Ve dico ’a verità: si aggia vennere ’na bustina, io ’a venn<+tondo>"». Se devo vendere una bustina (di droga), la vendo. Lo guardi negli occhi. Non sai, non capirai, se hai voglia di dargli uno schiaffo o poggiargli sulla spalla la tua mano.Non sono davvero ville dei casalesi, queste. Sono case di povera gente. Abbandonata. Rimossa come fosse anch’essa un pannello rosso: «Le televisioni si comportano come lo Stato, che qui a Scampia non rappresenta un’alternativa credibile alla camorra – hanno scritto tempo fa diverse famiglie della "Vela celeste" –, ma che si sente in dovere d’intervenire nelle emergenze facendo un gran rumore di esercito e di blitz, che in realtà risolvono molto poco».
PRIMATO DI TUMORIPoche settimane fa uno studio dell’Angir (l’"Associazione napoletana giovani ricercatori") ha mostrato come dal 2001 al 2010 siano soltanto alcuni quartieri a nord della città, nella settima e soprattutto in quest’ottava municipalità, ad avere i tassi di mortalità oncologica più alti e in crescita. E proprio «nell’ottava i tassi sono più elevati e il trend in crescita», cioè a Piscinola, Marianella, Chiaiano e, appunto, Scampia.Altre scale. Giù, altri pericolosi gradini fatti a pezzi dal tempo e dall’incuria. Giù, fino ai "sotterranei", cioè quelli che una volta erano i garage. Un ragazzo sulla trentina cammina lentamente, barcolla, cammina di nuovo, strafatto di eroina. A terra c’è ogni immondizia possibile a tonnellate che nessuno è mai venuto a portare via. E carcasse di motorini, vetri, calcinacci. Altro amianto. Le porte degli ascensori spaccate e aperte, i bambini a volte vengono anche qui a giocare. Molta acqua, moltissimi fili elettrici che penzolano. Vola d’improvviso, da una finestra, un bustone pieno di vetri e piomba pesantemente sull’erba sottostante.Brutti, sporchi e cattivi, ma un Paese civile può voltarsi dall’altra parte e permettere che, qui, i suoi piccoli e i suoi anziani, le sue donne e i suoi uomini vivano così e così muoiano? Può ancora lasciare che in ogni famiglia, qui, ci sia stato almeno un cancro? Può quasi fingere che qui sia tutto a posto?Esattamente un anno fa, alla fine dell’ottobre 2011, venne scoperta a Scampia, in via Roma, una discarica abusiva a pochi metri da una ludoteca. C’era amianto e c’erano solventi e carcasse di automobili, a tonnellate: tutto nascosto dentro capannoni che erano stati mobilifici. Se ne accorsero e la denunciarono i genitori dei bimbi che frequentavano la ludoteca, poi se ne occupò la Polizia ambientale del Comune, insieme ai tecnici della Asl.
«NOI COSA C’ENTRIAMO»Anche Rosaria (nome di fantasia, ndr) fa il caffè, anche da lei sediamo in cucina. Il marito è in carcere, i loro due figli ancora a scuola. «Tutto il mondo ci dipinge come mostri, hai visto bene dove viviamo, hai visto tutto il degrado e quanto amianto ci sta uccidendo. Mia sorella ha un tumore all’utero». Ma è colpa anche vostra, qui la presenza della camorra non è un’invenzione e neppure che le droghe siano spacciate a fiumi: «Certo – ribatte –. Però ci hanno anche abbandonati. Perché dobbiamo essere tutti camorristi? Perché non può esserci gente povera e per bene? Lo Stato combatta pure la camorra, spero che vinca, ma noi cosa c’entriamo?». Eppure voi per primi dovreste aiutarlo per isolarla e spazzarla via: «Ma se non riusciamo neppure a vivere».C’è il sole. Un’auto della Finanza staziona davanti a un ingresso, stamattina ce n’era una della Polizia. Alcuni ragazzi della "Vela" stanno ripulendo l’erba sotto il palazzone, che nel punto più alto s’arrampica in cielo fino a quattordici piani. Bambini e ragazzini, zainetto sulle spalle, sono rientrati da poco e adesso si sente uscire musica napoletana da qualche finestra. Profumo di sugo. Donne con le buste della spesa. E dappertutto quel rosso sangue che è angoscia, un’altra qui. Che sembra far marcire finanche la speranza, ma ancora non riesce. Che spalma terrore addosso a questa gente per i loro figli, soprattutto.Te ne andresti, tu e la tua famiglia, se potessi? «E dove? Dove potremmo mai andare? Siamo abusivi qui dentro dal 2002», risponde Rosaria. Se avessi un’altra casa, te ne andresti da qui? «Adesso. Subito. Stasera stessa».
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