venerdì 18 novembre 2022
Approdata al porto salentino una barca a vela con 102 persone a bordo tra cui 23 bambini. Riportato a terra anche il corpo di uomo senza vita. Curdo iracheno, aveva 40 anni, era malato di diabete
A Santa Maria di Leuca in barca a vela, a bordo una persona migrante morta

Caritas di Ugento-Santa Maria di Leuca

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Dramma all’alba nel porto di Santa Maria di Leuca. Accompagnata dai mezzi della Guardia di Finanza è giunta una barca a vela con 102 persone migranti. Tra di loro un morto. Un uomo di circa 40 anni, curdo iracheno. «E’ morto due giorni fa - ci racconta don Lucio Ciardo, direttore della Caritas di Ugento-Santa Maria di Leuca, che coi volontari è ancora una volta intervenuto all’arrivo della barca -. Era malato di diabete e infatti nello zaino aveva una sacca con le medicine. Viaggiava da solo, voleva raggiungere dei parenti in Finlandia. Un viaggio della speranza, per curarsi meglio, ma non ce l’ha fatta».

Troppo duro il viaggio, durato sei giorni, oltretutto col mare mosso. Il giovane due giorni fa si è sentito male ed è morto. Una scena che sicuramente non dimenticheranno i 23 minori, in gran parte bambini piccoli. Quel corpo lasciato all’aperto, solo. E lo si vede nei loro occhi. “Non erano allegri come in occasione di altri sbarchi”, ci dice il volontario Massimo Buccarello. Molte le famiglie a bordo della barca che porta il nome “Freedom”, libertà, nome che evoca le terre dalle quale fuggono: 41 dall’Iraq, in gran parte curdi, 32 dall’Iran, 17 dall’Afghanistan, 10 dall’Egitto, oltre a due del Tagikistan, probabilmente gli scafisti.

Caritas di Ugento-Santa Maria di Leuca

«Persone senza speranza e per questo lasciano i loro Paesi con tutta la famiglia», commenta ancora don Lucio.
Come una famiglia curdo-irachena, il padre ingegnere, una bimba di nome Bella, «scelto per la canzone Bella ciao», hanno spiegato a Massimo. O la giovane mamma afghana, laureata in letteratura, senza marito e con tre bambini piccoli. O la famiglia iraniana con tre figlie e la mamma che appena sbarcata si è sentita male ed è stato necessario ricoverarla. “Tutti ci dicono che nei loro Paesi non c’è sicurezza e per questo hanno scelto di partire”. Sulla barca “libertà”.

Caritas di Ugento-Santa Maria di Leuca

Sul molo hanno trovato i volontari con viveri, abiti e scarpe, necessari perché erano tutti bagnati e sporchi per le condizioni del viaggio. “Le barche sono sempre più cariche, ne stanno stipando sempre di più”, riflette don Lucio. Hanno trovato solidarietà e sorrisi, “anche se oggi era davvero difficile sorridere”, riflette Massimo.

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