martedì 27 giugno 2017
Presentato il programma che la comunità trasteverina ha lanciato a Roma anche per il 2017, con il sostegno di Enel cuore. Impagliazzo: «Suoniamo ai nostri vicini, una visita può salvare la vita».
Una rete di protezione contro caldo e solitudine degli anziani
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Basta un piccolo gesto per salvare una vita d'estate in città. «Di fronte al caldo di questi giorni e alle ondate di calore che si preannunciano per questa estate lanciamo un appello a tutti gli italiani: non lasciamo soli gli anziani. Accorgiamoci di loro nei quartieri delle nostre città. Suoniamo il campanello di un nostro vicino: una visita può salvare la vita». Il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, dalla sede della Comunità a Roma, ha chiesto questa mattina una maggiore sensibilità sulle condizioni degli anziani all’inizio dell’estate 2017. E ha lanciato il primo appello della stagione per proteggerli dalle alte temperature nel corso di una conferenza stampa che è stata l’occasione per far conoscere alcuni dati sulla popolazione anziana in Italia e a Roma e i risultati del programma “Una città per gli anziani, una città per tutti”, portato avanti con il sostegno di Enel Cuore.

I dettagli del piano

Il progetto, promosso inizialmente con la sigla “W gli anziani”, è nato nel 2004 proprio per rispondere alla situazione drammatica che si era verificata nell’estate del 2003, quando, per un’eccezionale ondata di calore, morirono in Europa migliaia di anziani. «L’emergenza – ha spiegato Impagliazzo – si affronta come si deve solo se si è preparati. La scelta è stata quella di monitorare la popolazione ultraottantenne di alcuni rioni del centro storico di Roma in collegamento con le Asl locali. Questa rete di protezione, che funziona con visite regolari, sensibilizzazione del vicinato, ma anche semplici telefonate per verificare le condizioni di vita e di salute degli anziani, ha portato negli anni a ottimi risultati».

In particolate, nell’estate 2015, quando si è verificata una nuova e prolungata ondata di calore, si è potuto calcolare che, mentre a livello nazionale si è registrato un aumento del 60 per cento dei decessi tra la popolazione anziana, nelle zone coperte dal progetto la percentuale si è arrestata al 30 per cento, «vale a dire una mortalità dimezzata».

Per questo Impagliazzo lancia un secondo appello, questa volta diretto alle istituzioni: «Diffondete il programma a livello nazionale». Attualmente sono le 7 città italiane interessate (Roma, Genova, Napoli, Novara, Catania, Ferentino e Amatrice, dopo il terremoto) e altre 7 (Mestre-Venezia, Livorno, Civitavecchia, Campello sul Clitumno, Reggio Calabria, Sassari e la zona del Sulcis in Sardegna) si stanno aggiungendo. Con anche progetti che riguardano il cohousing (con quasi 300 persone interessate), cioè la scelta di favorire convivenze di anziani che altrimenti sarebbero rimasti soli o destinati all’istituzionalizzazione.

Il sostegno di Enel Cuore

“Sono ormai 45 mila – ha spiegato il consigliere di Enel Cuore Andrea Valcalda – gli anziani raggiunti in un impegno che coinvolge circa 500 persone tra volontari e persone assunte, 34, per monitorare la popolazione». Questi ultimi sono in gran parte immigrati, che in questo modo svolgono un lavoro al servizio delle persone che favorisce anche la loro integrazione. «Occorre – aggiunge Valcalda – mettere in rete le nostre società: essere anziani non è una vergogna, ma un’opportunità». Tanto che un buon numero di volontari è costituito dagli stessi anziani. Una di loro, Sofia, è intervenuta in conferenza stampa: «Ho 84 anni e una gran voglia di aiutare: sono miei coetanei che si aprono parlando di sé, dei loro problemi, della loro salute. Ma soprattutto nel nemico che bisogna combattere: la solitudine. Così facendo salviamo la nostra vita e quella di tanti».






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