giovedì 20 dicembre 2018
Parla il presidente dell'Istituto superiore di sanità, che lascia con sei mesi di anticipo «in pieno disaccordo con alcune prese di posizione del governo»
Walter Ricciardi si è dimesso da presidente dell'Istituto superiore di sanità (Ansa)

Walter Ricciardi si è dimesso da presidente dell'Istituto superiore di sanità (Ansa)

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Gli allarmi sulle presunte epidemie diffuse dagli stranieri, o sui “pericoli” dei termovalorizzatori. E poi la distanza dalla ministra Grillo sulle profilassi: «Ma non ho ricevuto pressioni per lasciare» E così se ne va – sei mesi prima della scadenza naturale del suo mandato – anche Walter Ricciardi, il presidente dell’Istituto superiore di sanità. La notizia è arrivata ieri mattina piuttosto a sorpresa, segnando l’ennesimo scossone per la sanità italiana, decisamente al centro di una stagione calda. Dai vaccini (sulla cui obbligatorietà il governo gialloverde ha tentato una marcia indietro prima dell’estate, poi rientrata) alla carenza di organici (con l’allarme sui pensionamenti, l’assenza di borse di studio, le liste d’attesa) fino al caos delle poltrone, iniziato con le dimissioni del presidente dell’Aifa Stefano Vella in seguito alle polemiche sul caso della nave Diciotti e culminato col recente azzeramento del Consiglio superiore di sanità. Lui, Ricciardi, minimizza: «Era una decisione che avevo già preso da tempo, la stessa ministra Grillo ne era a conoscenza da novembre».

Eppure la sensazione è che ci sia qualcosa di più...

No, e tengo a sottolineare che in particolare con la ministra ho sempre avuto un rapporto franco e diretto, di rispetto reciproco.

Anche sul tema dei vaccini?

Abbiamo trovato sintonia quasi subito anche su questo tema, che tuttavia – è evidente a tutti – è stato al centro della battaglia che come presidente dell’Istituto superiore di sanità ho fatto insieme alla ministra del governo precedente, Beatrice Lorenzin. Con Lorenzin abbiamo creduto fortemente nella necessità di ripristinare l’obbligatorietà delle profilassi e abbiamo combattuto sempre in modo compatto per arrivare alla legge, che è stata una conquista per il Paese e ha messo in sicurezza migliaia di bambini.

La sua posizione su questo punto è sempre stata netta.

Sì. Ricordo ancora quando nel 2014 per primo lanciai l’allarme sulle mancate coperture vaccinali, mostrando i dati raccolti dall’Istituto alla ministra Lorenzin. In Italia è stata ristabilita anche la verità scientifica sui vaccini, strumento essenziale di salute pubblica.

Se non dalla ministra Grillo, da altri esponenti di spicco del governo è stato detto il contrario però...

E questa è la parte che non mi è piaciuta. Tra l’altro non penso solo a quello che è stato detto sui vaccini. Sono stato in pieno disaccordo – e il mio disaccordo ho manifestato apertamente – quando si sono dette falsità anche su fantomatici rischi di epidemie realtivi ai migranti o, più di recente, su certe affermazioni fatte sui pericoli per la salute determinati dai termovalorizzatori.

Dunque le dimissioni sono legate al suo disaccordo con la linea del governo?

I governi vogliono persone in linea nei ruoli chiave: è un’esigenza naturale che comprendo e a cui, con questa mia decisione, mi adeguo. Diciamo che con il nuovo governo c’è stato minore collaborazione e, nei casi a cui mi sono riferito, diversità di vedute. Contestualmente desideravo tornare alla mia attività di ricerca e di insegnamento, al Gemelli e in Cattolica.

Qualcuno l’ha accusata anche recentemente di un conflitto di interessi, vista la sua attività di consulente per alcune case farmaceutiche che producono vaccini. Questo ha pesato in qualche modo sulla decisione di dimettersi?

Nient’affatto. Si tratta di accuse vecchie, avanzate in tante occasioni durante il mio mandato e in tante occasioni smentite. Ho onorato un servizio pubblico, l’ho fatto in maniera imparziale, con dedizione. E non ho mai nascosto i miei incarichi, che sono di dominio pubblico come il mio curriculum.

Come è cambiato l’Istituto superiore di sanità in questi anni?

Quando sono arrivato, come commissario, ho trovato l’ente in una situazione disastrosa. Ho lavorato per mettere a posto i conti, per regolarizzare le persone (437 quelle che sono state assunte con contratti regolari), per rimettere l’Istituto in moto dal punto di vista della ricerca e della credibilità. Credo di esserci riuscito.

E il “dopo Ricciardi”?

Spero sia scelta una persona seria e competente. L’Istituto controlla ogni attività che riguarda la salute nel nostro Paese, dalle malattie ai farmaci. Deve essere forte.

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