lunedì 23 dicembre 2019
A Natale arriva la disponibilità di una casa alloggio a Foggia per donne sole con figli. E dopo un tetto vero ora si proverà a ricostruire una vita vera, anche con un nuovo permesso di
Una nuova vita non più in una baracca per Betty e Paul
COMMENTA E CONDIVIDI

Paul ha solo due anni. Nato in Italia da mamma nigeriana, per più di un mese ha vissuto e dormito in un’auto scassata nel "gran ghetto" di località Torretta Antonacci, nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico.

Neanche una baracca per lui e la mamma Betty di 25 anni. Prima vivevano nel ghetto della "ex pista" di Borgo Mezzanone, ma poi si sono trasferiti nel "gran ghetto", quello distrutto per metà da un incendio venti giorni fa, lasciando più di 400 immigrati senza un tetto. Ma Betty e Paul già non l’avevano. Mamma e figlio, i più emarginati tra gli emarginati. Senza lavoro, forse problemi di alcol.

Una non vita già a due anni. Mentre la giovane mamma viene picchiata perché non accetta di prostituirsi come altre donne del "gran ghetto". Perché qui, come a Borgo Mezzanone, la prostituzione, anche minorile, è molto diffusa. E i clienti italiani non mancano. Una situazione drammatica. Oltretutto Betty ha il permesso di soggiorno per motivi umanitari che scade il 31 dicembre. Una storia che viene segnalata al comune di San Severo, dove opera come assistente sociale Alessia Rubino, che è anche volontaria della Caritas diocesana. E in questa veste l’avevamo conosciuta in occasione di uno dei nostri viaggi nei ghetti della Capitanata, tra drammatica emarginazione e bella accoglienza.

È lei ad avvicinare Betty. E non è facile. È arrivata in Italia poco più di sei anni fa, appena maggiorenne, non si sa nulla del viaggio, di quello che ha subito. «Non vuole parlare del suo passato», spiega Alessia.

In un primo momento si decide di trovare un’accoglienza per il piccolo. Lì in quell'auto non può stare. «La mamma era d’accordo. Mi ha detto "prendilo, basta che so dove sta"». Così si trova una comunità sul Gargano disposta ad ospitarlo. Ma il giorno fissato Betty cambia idea. «Si è come sbloccata - ci dice Alessia -. Era consapevole della vita poco dignitosa che stava conducendo. E mi ha detto che era pronta a venire anche lei col bambino". Così si è dovuto cercare un’altra soluzione, ma si è trovata in tempi brevi la disponibilità di una casa alloggio a Foggia per donne sole con figli, un ambiente protetto nel rispetto della sua libertà.

Ma giovedì scorso, al momento della partenza, racconta Alessia, «Betty si è spaventata. Soprattutto perché mi accompagnavano gli agenti della Polizia monicipale. Nel campo c’è stata un po’ di tensione, ma poi hanno capito che lo stavamo facendo per il suo bene». Così Betty e Paul hanno cominciato una nuova vita, non più in una baracca o in un’auto. E dopo un tetto vero ora si proverà a ricostruire una vita vera, anche con un nuovo permesso di soggiorno.

«Mi piace che sia successo proprio adesso a Natale - riflette soddisfatta Alessia -. Si sono fidati di noi. Vuol dire che abbiamo seminato qualcosa di buono».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI