giovedì 24 giugno 2021
Colloquio a tutto campo, dall’allentamento delle restrizioni anti-Covid al confronto europeo sulle politiche migratorie, fino al dibattito nel centrodestra su federazione e candidature amministrative
Il senatore e segretario della Lega Matteo Salvini

Il senatore e segretario della Lega Matteo Salvini - Ansa

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Sul disegno di legge Zan, «la Lega è sempre stata pronta a discutere per un testo condiviso, senza ideologia...». Al termine dell’ennesima giornata politica ad alta tensione, il segretario della Lega Matteo Salvini ragiona sui reali spazi di mediazione apertisi nelle ultime 48 ore sul ddl in materia di omotransfobia. Parte da qui il colloquio con Avvenire, che tocca altri temi chiave: dall’allentamento delle restrizioni anti-Covid al confronto europeo sulle politiche migratorie, fino alle questioni interne al centrodestra su federazione e candidature amministrative.

Senatore Salvini, ritiene che sul ddl Zan si sia aperto davvero uno spazio di mediazione nella maggioranza? O fra le posizioni di Lega, Fi e Fdi e quelle del centrosinistra c’è troppa distanza?
Spero che lo spazio ci sia. Ho pubblicamente chiesto un incontro a Letta, ma non ho ricevuto risposta. E prima di me, ha proposto un tavolo di confronto anche il presidente della commissione Giustizia, Ostellari. Se l’obiettivo è contrastare ancor più duramente odio e violenza, siamo tutti d’accordo, anche se le leggi vigenti mi sembrano già chiare. Non vorrei che qualcuno insistesse solo per fare campagne ideologiche sui bambini o per limitare la libertà di espressione.

Quali punti controversi del testo, a suo parere, andrebbero modificati?
In particolare, l’attenzione va posta sulle definizioni nell’articolo 1, criticate da molti e che vanno modificate: non vogliamo che l’educazione gender entri nelle scuole, né possiamo tollerare restrizioni alla libertà di pensiero o parola. Sono contento che anche la Santa Sede abbia espresso dei dubbi. Come peraltro, da versanti diversi, hanno fatto esponenti femministe e della comunità Lgbt.

A proposito di educazione scolastica, come giudica la legge ungherese voluta dal presidente Viktor Orbán, amico della Lega? Diciassette Stati membri e la stessa Commissione Ue stanno protestando.
Penso che ogni Paese, nel rispetto delle leggi e dei diritti, possa decidere in autonomia sui propri programmi scolastici, su università e giustizia, su tasse e lavoro. E penso che l’educazione dei figli sia compito primario di mamme e papà, non di altri.

Tornando in Italia, quali tempi prevede per una mediazione sul ddl Zan?
Noi siamo pronti. Abbiamo già depositato un testo, firmato anche da me, per inasprire le pene per chi è protagonista di episodi di odio o violenza. Dipende dal Pd: punta a combattere le discriminazioni o vuole fare campagna ideologica, anche sulla pelle degli omosessuali? Aggiungo che le battaglie della Lega contro l’utero in affitto e le adozioni omosessuali sono battaglie di libertà fatte a difesa di donne e bambini, quindi su questo non accetto lezioni.

C’è chi, come il presidente della Camera Fico, ritiene la nota diplomatica del Vaticano un’ingerenza nella sovranità del Parlamento. Lei è dello stesso avviso?
Per me la Libertà, con la L maiuscola, vale sempre e per tutti, non a giorni alterni. La parola della Chiesa per me è fondamentale, su questo e altri temi, come nel caso della libertà educativa e della giusta richiesta di considerazione per le scuole paritarie e cattoliche, per i loro insegnanti e studenti. Purtroppo mi pare che a sinistra, invece, preferiscano censura e bavaglio.

L’intervento del premier Draghi in difesa della laicità dello Stato le è sembrato giustificato?
Nessuno mette in dubbio la laicità dello Stato. Ciò detto, sulla legge Zan perplessità e critiche non sono soltanto della Chiesa...

Quali sono le sue valutazioni rispetto alle comunicazioni al Parlamento del premier in vista del Consiglio Ue?
Sono soddisfatto, ha parlato di lotta all’immigrazione clandestina, di impegno europeo e di interventi nei Paesi di partenza. È la linea che la Lega ha sempre sostenuto e che ha applicato, secondo me con profitto, quando ero al Viminale riducendo sensibilmente partenze, morti e dispersi. E avevo confermato e potenziato i corridoi umanitari, con la collaborazione di diverse realtà cattoliche. Eppure, rischio fino a 15 anni di galera.

Effettivamente, da ex ministro dell’Interno, lei spesso interviene su temi legati alla sicurezza, sovente in modo critico rispetto all’operato dell’attuale titolare del Viminale, Lamorgese. Non ritiene che questo atteggiamento crei attriti nel governo?
Ho il dovere di dire quello che non va, sempre con spirito costruttivo. Mi pare che la situazione degli sbarchi si commenti da sola: 2.397 nel 2019, 6.184 nel 2020 e 19.360 quest’anno. Con molte più tragedie. Così non va.

Ha incontrato il premier più volte. Ritiene che questa maggioranza e il governo Draghi reggeranno fino a fine legislatura?
Draghi è pragmatico e sensibile ad alcuni temi a noi molto cari, penso all’allentamento delle restrizioni o al secco no a nuove tasse, chieste invece dal Pd. La Lega è pronta a impegnarsi per portare l’Italia fuori dall’emergenza: non saremo mai un problema per il premier, a differenza del Pd che è lacerato al proprio interno e che con i suoi attacchi quotidiani al sottoscritto mina la stabilità dell’esecutivo.

Euroscettico o europeista? Qual è il vero approccio del suo partito?
La Lega è pragmatica, l’Europa ha fallito sull’immigrazione e non è stata efficace sui vaccini. Ma grazie all’autorevolezza del premier Draghi sono sicuro che da Bruxelles potremo ottenere risultati concreti nelle difficili partite dei fondi europei. L’importante è difendere l’interesse degli italiani, non facciamo battaglie ideologiche.

Dopo il pressing sulle riaperture e contro l’obbligo delle mascherine all’aperto, ritiene la linea di precauzione sanitaria del governo adeguata? E per facilitare la ripresa quali altre misure servirebbero?
In alcune fasi ho aspramente criticato il ministro della Salute Speranza per posizioni che ritenevo e ritengo ideologiche e non basate su dati sanitari. Ma ora la situazione è in netto miglioramento. Certo, per esempio mi aspetto che le discoteche e le sale da ballo possano riaprire con regole certe dal primo luglio. Ora sono chiuse e senza certezze. Le dico di più: sono convinto che, al di là dell’economia, sia necessario essere attenti al dato demografico. Ho appena incontrato la presidente della Marcia per la Vita, Virginia Coda Nunziante: sono orgoglioso di aver aiutato a crescere il centro di aiuto alla vita dell’ospedale Buzzi di Milano, grazie al quale sono nati più di 1.500 bimbi che oggi sorridono con mamma e papà. È uno dei 2mila centri in Italia. Altre forze politiche organizzano "cannabis tour" e parlano di morte, noi preferiamo occuparci di vita e di futuro. Anche per questo combattiamo tutte le droghe e le dipendenze: è una battaglia per i giovani e per il loro futuro.

Passiamo al centrodestra. Federazione, come voleva lei, partito unico, come ipotizzava Berlusconi, semplice coalizione fra Lega, Fi, Fdi e altri... Quale sarà il punto d’approdo?
Abbiamo appena messo plasticamente un primo mattone della federazione, tenendo in Senato una conferenza stampa sui referendum sulla giustizia con Udc e Forza Italia. Si tratta di una collaborazione sempre più stringente ed efficace tra i partiti di centrodestra che sostengono Draghi, con l’obiettivo di essere rapidi e pragmatici. È quello che gli italiani si aspettano da noi.

Il dualismo fra leader con Giorgia Meloni, alimentato dai sondaggi, la infastidisce o stimola il suo spirito di competizione?
Stimo Giorgia, se il centrodestra cresce è una buona notizia per tutti noi. E governeremo insieme. I giornali inventano guerre tra me e Meloni e non parlano dei 5 stelle che hanno dimezzato i voti o del Pd che è in caduta libera…

Eppure, sulle amministrative non riuscite a mettervi d’accordo. È saltato l’ennesimo vertice sul candidato sindaco a Milano: Di Montigny ha rinunciato perché non va bene a tutti, pare. È così arduo trovare un nome comune?
Glielo garantisco: entro la settimana chiudiamo con due squadre di eccellenza, sia a Milano che a Bologna. Non per partecipare, ma per vincere.

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