sabato 3 ottobre 2020
Inizia il procedimento giudiziario contro l’ex ministro, accusato di sequestro di persona per aver impedito nel 2019 lo sbarco di 116 migranti Ma è solo l’inizio: ben più pesante il caso Open Arms
La Procura ha chiesto il "non luogo a procedere" per Salvini
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L’adunata convocata da Matteo Salvini a Catania arriva nel giorno in cui si apre il procedimento giudiziario (non ancora il "vero" processo) che in fondo preoccupa meno i legali del leader leghista rispetto al caso Open Arms: dove le prove raccolte e le ondivaghe versioni fornite allora dal Viminale rischiano di spingere l’ex ministro in un vicolo senza uscita, con il rischio di ritrovarsi – per effetto della Legge Severino – privato di cariche pubbliche prima ancora di una sentenza definitiva.

A Catania il leader della Lega, per l’epoca in cui era ministro dell’Interno, è accusato di sequestro di persona aggravato: secondo le contestazioni avrebbe impedito illegalmente lo sbarco dei 131 migranti raccolti dalla nave militare Gregoretti dopo il soccorso avvenuto al largo delle coste siciliane. I fatti risalgono alla notte del 25 luglio 2019 quando un peschereccio aveva soccorso 50 migranti a bordo di un gommone, poi avvicinato da un pattugliatore della Finanza che ne recuperò altri 91.

In seguito arriverà anche la nave della Guardia Costiera "Gregoretti" su cui i naufraghi vennero trasbordati. Nelle ore successive vennero fatti sbarcare piccoli gruppi di persone in difficoltà, una donna incinta e alcuni minori; soltanto il 31 luglio arrivò il via libera allo sbarco per tutti gli altri, dietro una dichiarazione di disponibilità ad accoglierli da parte di diversi Paesi europei e della Cei.

«Ritengo di aver difeso la mia patria; non era un mio diritto, ma un mio dovere», aveva detto Salvini. Ma l’accusa contro di lui è anche quella di avere utilizzato i migranti come "ostaggi" in una trattativa con gli altri Paesi Ue, anche se il precedente della "Diciotti" può arrivare in soccorso dell’indagato: in quella circostanza, analoga alla vicenda Gregoretti, l’ex ministro venne infatti graziato dal Parlamento con motivazioni che il Tribunale dei ministri di Catania dovrà ora considerare.

Nell’udienza preliminare davanti al giudice Nunzio Sarpietro, che dovrà decidere se andare a processo oppure archiviare, sarà possibile sia per la procura sia per la difesa chiedere attività istruttoria o depositare atti e memorie, nonché avanzare richieste di costituzione di parte civile dalle parti lese (i 131 migranti, compresi i rappresentanti di minorenni, associazioni o enti pubblici).

Ma assai più controversa è la vicenda Open Arms, per la quale si attende dalla procura di Palermo (forse già la settimana prossima) il calendario di un processo che non sarà per nulla facile. Proprio quest’episodio, precedente alla Gregoretti, secondo gli investigatori aveva "galvanizzato" l’ex ministro a tal punto da ritenere di potersi ripetere nelle presunte violazioni delle leggi italiane, di quelle internazionali e dei diritti umani. I reati contestati potrebbero pregiudicare la carriera politica di Salvini. Anche nel solo caso di rinvio a giudizio, infatti, potrebbe subentrare la Legge Severino, che vieta agli indagati di esercitare cariche pubbliche.

I fatti: tra il 14 e il 17 agosto 2019, mentre la nave Open Arms con a bordo oltre 160 migranti (tra cui numerosi minori non accompagnati) aspettava a ridosso di Lampedusa l’assegnazione di un porto di sbarco, c’era stato un fitto scambio di corrispondenza via mail tra l’allora ministro dell’Interno e il premier Conte.

Agli atti dell’inchiesta, oltre allo scambio di comunicazioni, ci sarebbero altre comunicazioni intercettate e particolarmente compromettenti. Uno scambio a tratti drammatico, dal quale si evince il netto contrasto tra il leader della Lega e il capo del governo. E altri "messaggi" in cui comparirebbero affermazioni il cui significato Salvini sarà chiamato a chiarire.

Il 15 agosto il ministro Salvini sottoscriveva una risposta a una precedente missiva del 14 inviata da Conte. Il premier gli chiedeva di «adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti sull’imbarcazione».

Il presidente del Consiglio provò a mettere in guardia il Viminale, adombrando il rischio di «configurare con l’eventuale rifiuto un’ipotesi di illegittimo respingimento – si legge nella richiesta di autorizzazione a procedere poi concessa dal Parlamento – e aggiungeva di aver già ricevuto conferma dalla Commissione europea della disponibilità di una pluralità di Stati a condividere gli oneri dell’ospitalità dei migranti».

Salvini ci metterà un giorno a replicare, «assicurando che, nonostante non condividesse la lettura della normativa proposta dal Presidente Conte, suo malgrado avrebbe dato disposizioni tali da non frapporre ostacoli allo sbarco dei "presunti" minori», attribuendone polemicamente la responsabilità a una scelta di «esclusiva determinazione» del premier.

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