sabato 24 agosto 2013
Il procuratore Fragliasso, capo del pool reati ambientali di Napoli: un fenomeno per troppo tempo sottovalutato. E avverte: bisogna trasformare le contravvenzioni in delitti. La maggior parte degli incendi resta impunita.
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Quello dei rifiuti «è un fenomeno per troppo tempo sottovalutato», le norme per combattere l’illegalità «non sono adeguate». Sarebbe perciò necessario un inasprimento delle pene, per evitare la prescrizione, e anche la confisca dei beni per chi provoca danni ambientali. Ma è anche «assolutamente prioritario» che «i comuni esercitino un governo effettivo del territorio», in particolare per contrastare il dramma dei roghi, dietro il quale ci sono spesso imprenditori senza scrupoli. Denuncia e proposta nelle parole del procuratore aggiunto, Nunzio Fragliasso, capo del pool reati ambientali della Procura di Napoli. Parole che confermano e rafforzano il nuovo allarme di don Maurizio Patriciello sull’«ecatombe che non si ferma» nella “terra dei fuochi” e sulle responsabilità di chi non interviene.Procuratore, l’attuale normativa sui rifiuti è sufficiente per combattere l’illegalità?Non è adeguata, almeno per la parte relativa alla repressione degli illeciti. Infatti la maggior parte di questi ultimi si risolve in mere contravvenzioni punite con pene non commisurate alla gravità dei fatti e soggette a termini di prescrizione estremamente brevi (4 anni), se non addirittura in meri illeciti amministrativi.Molti processi in tema di rifiuti finiscono in prescrizione. Come mai?Per i tempi lunghi delle indagini, di regola estremamente complesse nella materia dei rifiuti, a fronte di termini di prescrizione brevi correlati alle contravvenzioni. In particolare, gli enti istituzionalmente preposti alla classificazione dei rifiuti e alle analisi relative all’eventuale contaminazione dei terreni e delle acque (Arpac e Asl) non sempre riescono a rispondere tempestivamente alle richieste della magistratura in quanto, a loro volta, oberati di richieste analoghe.  Perchè è così complesso indagare sui rifiuti?Quello dei rifiuti è un fenomeno, per troppo tempo sottovalutato sia dagli organi investigativi che dagli enti preposti ai controlli di settore, estremamente complesso da investigare per l’intreccio degli interessi riconducibili non solo alla criminalità organizzata ma anche a quella economica.Cosa sarebbe necessario per rendere più incisive le vostre inchieste e far pagare gli inquinatori?Trasformare le contravvenzioni in delitti, con conseguente allungamento dei tempi di prescrizione dei reati, e previsione di pene più severe, nonché la confisca per equivalente nel caso di condanna per reati in materia di rifiuti nell’ipotesi di accertato danno ambientale. Sarebbe necessario altresì applicare, ricorrendone i presupposti, la normativa in materia di responsabilità delle persone giuridiche nel caso di condanna per reati in materia di rifiuti. Sarebbe infine di fondamentale importanza attuare il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti.Voi da tempo state indagando sul fenomeno dei roghi di rifiuti. Cosa c’è dietro? Quali interessi?Il fenomeno dei roghi di rifiuti non è riconducibile ad un’unica matrice, né necessariamente ad una matrice camorristica, il che rende più difficile assicurare un’efficace azione di contrasto. Sullo sfondo di un generalizzato malcostume, figlio del degrado culturale, caratterizzato dall’abbandono incontrollato dei rifiuti sul territorio, si innestano gli interessi economici degli imprenditori, che trovano più conveniente economicamente smaltire illegalmente i rifiuti affidandone lo scarico illegale e l’incendio a soggetti senza scrupoli (criminalità organizzata, etnie Rom) in cambio di un compenso.Anche per i roghi le norme sono inadeguate?Per contrastare efficacemente il fenomeno degli incendi di rifiuti non è necessario inasprire le pene già previste, trattandosi di pene già severe, mentre sarebbe sufficiente riuscire ad applicarle. Il vero problema, infatti, è rappresentato dal fatto che la maggior parte degli incendi di questo tipo resta impunito per la difficoltà di identificarne i responsabili.E allora cosa si dovrebbe fare?Di fondamentale importanza è assicurare un’azione sinergica da parte di tutte le Forze dell’ordine e delle istituzioni competenti al fine di garantire un controllo più incisivo del territorio. Ma è assolutamente prioritario che gli enti locali, in particolare i Comuni, esercitino un "governo" effettivo del proprio territorio, riappropriandosi dei luoghi abbandonati ed evitando che gli stessi diventino discariche abusive di rifiuti destinati ad essere bruciati. La prevenzione va attuata, ad esempio, procedendo alla rimozione tempestiva dei rifiuti sul posto, istituendo un catasto delle aree oggetto di incendio, garantendo la continuità dei controlli nelle zone a rischio, individuando e controllando le attività produttive suscettibili di smaltire illegalmente i rifiuti costituiti dagli scarti della produzione, intensificando i controlli sui cantieri edili per verificare le modalità di smaltimento del materiale di risulta, nonché monitorando i campi nomadi, essendo notorio che i Rom utilizzano gli pneumatici come acceleranti dei roghi per estrarre il rame.​​​
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