mercoledì 24 luglio 2013
​Il ministro De Girolamo ha visitato alcuni dei campi sotto i quali si nascondono le scorie: «Chi avvelena la terra non può pagare solo una multa». Annunciata la creazione di una cabina di regia con altri ministeri per monitorare la situazione.
L'ANALISI Nel cuore il riscatto di questa terra di Maurizio Patriciello
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Cinque ministri per la “terra dei fuochi”, terra dei fumi tossici e dei campi avvelenati. «Una cabina di regia», per un «controllo più stringente» e «norme più severe» contro chi scarica rifiuti e li brucia. Perché «bisogna essere più duri: non è possibile che chi ammazza i propri figli paghi solo una multa». È la proposta del ministro per le Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo che vuole coinvolgere i colleghi dell’Interno, della Giustizia, dell’Ambiente e della Salute. «Se le cose le facciamo insieme le soluzioni le possiamo raggiungere», spiega nella chiesa di San Paolo Apostolo a Caivano, strapiena. Il terzo ministro (prima Balduzzi e poi Orlando) nella parrocchia di don Maurizio Patriciello, il sacerdote che un anno fa lanciò dalle pagine di Avvenire il grido di dolore di questa terra avvelenata. «Io non sono sulla luna e quel grido l’ho sentito», aggiunge il ministro, spiegando di essere venuta «in primo luogo come mamma, poi come ministro». E la parola «mamma» torna quando il ministro viene accompagnata dagli uomini del Corpo forestale a vedere i campi avvelenati dai rifiuti tossici. «Mamma mia – esclama – è come "Gomorra"!». Le fanno indossare una pettorina del Cfs e perfino una mascherina. «Vi assicuro che questa situazione per me è prioritaria. Avete la mia parola, dovete avere fiducia». Parole che ricordano quelle di don Maurizio in chiesa. «Abbiamo ancora fiducia nella politica ma siamo rimasti in pochi. Questo è un popolo di persone ingannate, a cui sono stati tolti i diritti, perfino il respiro». Poi una richiesta, «un tavolo di ministri al quale anche noi possiamo essere invitati. Perché c’è bisogno di inasprire le pene. Siamo stati ai processi e i delinquenti ci ridevano in faccia». E ora si preparano a un nuovo affare. «Tanti inquinatori –denuncia il parroco – si sono messi la casacca dei bonificatori». «E noi li fermeremo – si impegna la De Girolamo –. Chiederò al ministro dell’Interno un monitoraggio più stretto». Denunce e richieste. Se ne fa interprete Lucio Iavarone, del Coordinamento dei comitati della “terra dei fuochi”. «Vogliamo avere subito le informazioni sui terreni avvelenati, non renderle note sarebbe un crimine. Chiediamo un piano per garantire l’acqua pulita per le nostre campagne. E incentivi per i nostri prodotti, con un marchio regionale di qualità sanitaria, e aiuti alle cooperative di giovani che vogliano lavorare la terra. E che al Corpo forestale sia assicurata continuità di azione». Tocca al capo del Cfs, Cesare Patrone, una prima rassicurazione: «Faremo di più, perché questa zona è particolarmente delicata. Ma – aggiunge – bisogna stare tutti dalla stessa parte: il vostro sostegno per noi è il migliore aiuto». Poi tocca al ministro annunciare «nuove risorse per una task force» per i comandi provinciali del Cfs di Napoli e Caserta. Ma, soprattutto, quel tavolo di lavoro con gli altri ministri per rafforzare il contrasto. Un’iniziativa che si aggiunge a quella del responsabile dell’Ambiente, Andrea Orlando che proprio a Caivano aveva annunciato la costituzione di un gruppo di lavoro per i reati ambientali. Infine la De Girolamo tocca il tema della sicurezza alimentare. In primo luogo «individuare i terreni avvelenati e riconvertirli a culture “no food” che diano nuovo lavoro». Usando per il recupero dei terreni i soldi tolti agli avvelenatori. Da un lato «togliere i prodotti avvelenati dalla catena alimentare, distruggendoli e risarcendo gli agricoltori». E dall’altro sostenere l’agricoltura pulita perché «non è vero che quella campana è tutta malata».Promesse, impegni. Ma anche un po’ di mea culpa. «Qui – dice in chiesa – siamo nella casa della verità e allora se è vero che bisogna avere fiducia nella buona politica dobbiamo anche ammettere che qui la politica è stata assente». Ma se la prende anche con chi «ora viene qui a fare passerelle sulla morte e il dolore». Il riferimento è alla recente iniziativa dei “grillini”. Parte qualche protesta. Don Maurizio la zittisce: «Io se faccio venire qualcuno a casa mia non lo interrompo». Ma poi sui campi avvelenati la contestazione, limitata, sarà anche per lui. Davvero la strada è lunga ma come riflette il professore Antonio Marfella, una delle anime del movimento "antiroghi", «abbiamo la necessità dell’impegno di tutti, perché la responsabilità è di tutti».​​​
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