lunedì 18 novembre 2019
Maggioranza divisa dopo la proposta del segretario dem Zingaretti. Per Di Maio «non è nel programnma di governo. E i problemi sono altri». Salvini all'attacco: «Non è un premio al luna-park»
Una scuola multietnica (Ansa)

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La proposta di Nicola Zingaretti di riaprire il dossier sulla riforma della cittadinanza divide la maggioranza. Dall’assemblea del Pd a Bologna il segretario dem ha rilanciato il tema dello Ius soli temperato e dello Ius culturae. E se era prevedibile il no di tutta la destra – dalla Lega a Fratelli d’Italia, compresa Forza Italia – nella maggioranza, tra l’entusiasmo di Leu e la cautela di Italia Viva, è arrivato anche l’altolà secco del capo del M5s, Luigi Di Maio.

Sul tema il Movimento in realtà non è monolitico, vista la disponibilità del presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, il pentastellato Giuseppe Brescia. Ma fino a due anni fa il Movimento 5 stelle non solo era a favore della riforma della cittadinanza, ma aveva una proposta anche più "aperturista": tre anni di residenza del genitore e non cinque come propongono altri ddl.

Nella scorsa legislatura, infatti, tutti e 95 i deputati grillini avevano sottoscritto la proposta di legge n° 1204, depositata il 14 giugno 2013 dal deputato Giorgio Sorial, bresciano di genitori egiziani. Tra i cofirmatari oltre all’attuale capo del Movimento Di Maio, tutti i big: da Di Battista agli attuali membri dell’esecutivo Bonafede, D’Incà, Di Stefano, Tofalo, l’ex ministro Toninelli, il presidente della Camera Fico. In prima lettura alla Camera il M5s si era astenuto, ma il testo era passato. Poi Beppe Grillo il 14 giugno 2017 aveva detto che la legge in discussione era «un pastrocchio all’italiana», chiedendo al M5s di fermarsi per «chiedere un orientamento alla Commissione europea». «I criteri per l’attribuzione della cittadinanza sono chiaramente una competenza nazionale» aveva replicato il commissario degli Affari Interni Dimitri Avramopoulos. Ma il voltafaccia del M5s era stato uno dei motivi per cui la proposta non diventa legge. Il testo al Senato non arriverà poi al voto finale.

In questa legislatura l’iter è ripartito ad inizio ottobre in commissione Affari costituzionali della Camera. Tre i testi su Ius soli temperato e Ius culturae. Due dal Pd, da Laura Boldrini e Matteo Orfini. Un terzo di Renata Polverini, ex Forza Italia. Ma ora il M5s si mette di traverso. Respinge infatti la proposta al mittente il ministro degli Esteri Di Maio: «Abbiamo l’Italia sott’acqua, a causa del dissesto idrogeologico, i cambiamenti climatici, la corruzione, la questione Ilva... Credo di avere il diritto di essere sconcertato. Lo Ius soli non è neanche nel programma di governo».

Posizione comune a tutta la destra. Per il leader leghista Matteo Salvini «questa sinistra è una vergogna anti-italiana: la cittadinanza non è un biglietto premio al luna park, va meritata, desiderata, conquistata». Per Anna Maria Bernini, capogruppo forzista al Senato, discutere di riforma della cittadinanza significa «regolarizzare tutti i clandestini e riaprire i porti: il Pd prepara una nuova invasione come ai tempi dei governi Letta e Renzi». «Zingaretti deve essere ringraziato dal centrodestra – ironizza il senatore forzista Maurizio Gasparri –. Lo Ius soli è per noi un immenso regalo, porterà alla crisi un governo devastante».

Nel governo il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, difende la scelta: «La stragrande maggioranza dei cittadini è d’accordo e la società italiana è matura: invito il governo ad avere più coraggio. Di Maio – replica il ministro dem – indirizzi il suo sconcerto sulle ingiustizie di questo Paese» come ad esempio le migliaia di «bambini che sono italiani e che non si vedono riconosciuto i loro diritti e anche i loro doveri. Abbiamo un accordo di governo – prosegue Provenzano – in cui diciamo delle cose impegnative come rivedere i decreti sicurezza e anche riscrivere la legislazione sull’immigrazione, che spinge verso l’illegalità e crea insicurezza».

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