mercoledì 26 giugno 2019
Sacchi per le strade e odore nauseabondo. La Regione Lazio allerta le Asl: possibili pericoli sanitari. Con il caldo la situazione è peggiorata: dopo gabbiani, topi e corvi, sono comparsi i vermi
Roma invasa dai rifiuti. «Ora salute a rischio»
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D'estate è peggio. Molto. Perché quanto si vede si può anche raccontare, non si può invece far sentire l’odore nauseabondo. Quando si gira per le strade della Capitale, lo sguardo scivola sul cruscotto a notare la temperatura, che da domenica scorsa scende sotto i 34 solo verso le sette di sera mentre i rifiuti friggono e marciscono sotto il solleone sui marciapiedi.

Un’esagerazione? Ditelo all’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, che ieri ha allertato tutti i direttori delle Asl romane «in relazione ai possibili effetti sulla salute pubblica», invitandoli «a verificare la corretta rimozione dei rifiuti», specie vicino a ospedali e a scuole materne. Visto che «la situazione non va sottovalutata stante le alte temperature» e «richiede la massima collaborazione dell’Amministrazione comunale e dell’azienda Ama». La ministra della Salute minimizza, il suo ministero «non ha ricevuto segnalazioni di rischio epidemiologico da Roma – fa sapere Giulia Grillo – tali da prefigurare un intervento diverso dal normale monitoraggio».

Gabbiani, corvi e topi. Allegre, nutrite colonie di vermetti vengono segnalate intorno ai cassonetti da piazza dei Condottieri fino alla Cassia, la fauna tuttavia è variegata. Si avvistano gabbiani a frotte, per esempio, che da queste parti non si chiamano Jonathan e sono affatto timidi, anzi. O le cornacchie, che se ne scorgono sempre di più, i cui becchi, esuberanti, hanno già spedito qualche romano al pronto soccorso. O, soprattutto, i topi, tantissimi e non è raro scoprirne qualcuno che passeggia in strada, mentre qualcun altro s’incontra in bocca ai gabbiani.

Come una sagra. Torniamo in macchina. Oltre la seconda è difficile si usino le marce, quindi difficile anche perdersi dettagli. Prendiamo via Oderisi da Gubbio, dove, buche a parte, ieri mattina e da tre giorni, sembrava di essere nel bel mezzo d’una specie di "sagra della monnezza". Un po’ come a Isola Farnese, tra montagne di sacchetti stracolmi, sciolti e puzzolenti che bivaccavano fin sulla strada da sabato scorso.

Giochi di prestigio. Via della Magliana vecchia e via della Magliana nuova sono praticamente parallele, anche per l’"odore", l’immondizia e lo sconforto a percorrerle. A dirla tutta, sia su queste due, che in via Oderisi da Gubbio, nella tarda notte fra martedì e ieri sono passati a dare una veloce pulita. Peccato che poi all’ora di pranzo, ieri, si fosse poco meno che punto e a capo. Un gioco di prestigio. La sporcizia c’è, non c’è più, eccola di nuovo. L’Ama spiega che continua il lavoro per rimuovere le giacenze di rifiuti e igienizzare i cassonetti, da inizio mese sono 30mila gli interventi effettuati.

Mali minori. Mezz’ora di finestrini chiusi, aria condizionata a palla e quella inquinata intorno, ed ecco prima le strade alle spalle di piazza Indipendenza, come via Gaeta, dove quattro cassonetti devono aver sputato quanto c’era dentro in un raggio di due o tre metri. Un altro quarto d’ora buono e su via di Villa Ada stessa scena, ma i cassonetti sono solo due e il male minore quasi scalda il cuore.

Da strabuzzare gli occhi. Altro giro, altra morsa, stavolta con fuori programma. Ventitré e quindici, via Mario Soldati, appena... ventotto gradi, solito dejà vu di cassonetti vuoti e tappeto puzzolente d’immondizia intorno. Il signore è di mezza età o qualcosa in più, originario della Sardegna, lavora e vive a Roma da decenni. Occhi strabuzzati da sorpresa e ammirazione, è appena sceso da casa, indossa guanti, raccoglie e mette nei cassonetti i sacchetti a terra. «Ma no, non lo faccia!», viene spontaneo dirgli. «Lo faccio, lo faccio», risponde senza smettere. «Perché?». «Sono già in troppi a non pensarci» e chissà se si riferisce al Palazzo capitolino o alla gente o entrambi.

«Vecchia Roma...». A spasso per i sette colli, non si risparmiano singhiozzi nemmeno su parecchi tratti del lungotevere, degli Inventori, degli Artigiani, dei Papareschi, per esempio. Cassonetti che scoppiano o vuoti, ai piedi c’è comunque di tutto a decomporsi e appestare l’aria. Sembra una battaglia persa o una canzone di molti anni fa che faceva così: «Vecchia Roma sotto la luna nun canti più»...


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