martedì 5 maggio 2020
Pressing della ministra Bellanova sul governo: lo Stato non può essere complice di una situazione illegale L’ipotesi di intervenire in due tempi
Regolarizzare, una questione di civiltà

Ansa

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Il piede sull’acceleratore, nel governo, lo ha schiacciato ieri la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova chiedendo di assumersi «la responsabilità di regolarizzare persone che sono nel nostro Paese e magari ci lavorano da anni». Braccianti, colf, badanti, operai dell’edilizia e della ristorazione. Il rischio che si corre, altrimenti, è appunto che «lo Stato si renda non solo complice ma fautore dell’illegalità in cui questi lavoratori sono costretti».

Nel giorno in cui riparte la fase 2 dopo illockdown, con la possibilità anche per colf e badanti di tornare al lavoro ma osservando tutte le misure di sicurezza e indossando i dispositivi di protezione individuale, il tema dell’emersione di lavoratori domestici e braccianti stranieri in Italia torna con forza nell’agenda politica.

«Quella della regolarizzazione dei migranti sul nostro territorio è una questione di civiltà », continua a ripetere per tutto il giorno la responsabile del dicastero dell’Agricoltura, perché «a tutti deve essere assicurato lavoro legale, dignitoso e retribuito, ma anche sicurezza: dobbiamo evitare situazioni di ulteriore emergenza sanitaria». Numeri ufficiali per ora non ce ne sono, ma un provvedimento che faccia venire alla luce del sole e regolarizzi il lavoro nero degli immigrati potrebbe riguardare in Italia circa 600mila persone, secondo la ministra di Italia Viva.

Tuttavia, riguardo alle categorie da includere, nelle forze politiche di maggioranza il confronto è aperto e potrebbe portare a un primo risultato a breve: secondo alcune fonti, infatti, il governo starebbe pensando di inserire una misura ad hoc nel cosiddetto decreto Maggio, che dovrebbe vedere la luce in settimana, partendo dal settore agricolo. Impegnati in prima battuta, oltre a Bellanova, sono i ministri dell’Interno Luciana Lamorgese, del Lavoro Nunzia Catalfo (M5s) e del Sud Giuseppe Provenzano (Pd). Il Viminale avrebbe già pronta una bozza tecnica di lavoro, su cui i quattro erano pronti a confrontarsi ieri. Poi però si è deciso di affrontare tutti gli aspetti del possibile provvedimento, tecnici e politici, in una riunione fissata per stamani alle 12.30: il ministro “tecnico” Lamorgese esporrà le valutazioni del suo dicastero e gli altri membri del governo aggiungeranno le proprie, insieme agli orientamenti delle forze politiche di riferimento.

Da un lato, ci sarebbe la posizione di Iv e del Pd, propensi a un provvedimento “ampio” che comprenda, oltre ai settori di agricoltura e pesca, anche quello del lavoro domestico; dall’altro ci sono i dubbi di M5s, restio ad ampliare le maglie. Se dovesse prevalere l’opzione “ristretta', allora la regolarizzazione potrebbe riguardare oltre 250mila fra braccianti e altri lavoratori (inclusi quelli italiani, con una norma ad hoc). Tuttavia, il pressing di Iv e dei dem (Provenzano è favorevole a una regolarizzazione allargata) va avanti in queste ore e proseguirà poi in sede di Consiglio dei ministri, alla presenza del premier Giuseppe Conte.

E non è escluso, ragionano fonti di maggioranza interpellate da Avvenire, che alla fine si opti per una misura in più “pacchetti”: il primo sui settori già citati, da varare in settimana, nella prospettiva di lavorare a un secondo intervento sul lavoro domestico, ma non immediatamente. Il tema delle regolarizzazioni di questi lavoratori non piace però a tutti. A partire da Matteo Salvini che via social tuona: «Abbiamo, tutti insieme, il dovere morale di fermarli».

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