mercoledì 20 maggio 2020
Operazione "Mala civitas" della Guardia di finanza. Coinvolti esponenti delle più famose e potenti cosche reggine. Tra di loro anche i figli del "Pablo Escobar" italiano, broker mondiale della cocaina
Reddito di cittadinanza a 101 boss e gregari della 'ndrangheta

Ansa

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Ben 101 esponenti della 'ndrangheta erano riusciti a percepire il reddito di cittadinanza. Tra di loro boss e componenti delle più note cosche calabresi di Reggio Calabria, della Piana di Gioia Tauro, dell'Aspromonte e della Locride. Il Gotha della 'ndrangheta reggina e internazionale. L'operazione "Mala civitas" della Guardia di finanza di Reggio Calabria ha scoperto che anche i figli del “Pablo Escobar italiano”, noto ai “compari” della 'ndrangheta come “Bebè”, al secolo Roberto Pannunzi, unanimemente considerato dagli investigatori italiani e statunitensi come uno dei più grandi broker mondiali di cocaina e che si faceva vanto di pesare i soldi anziché contarli, figurano tra gli indebiti percettori della misura. E pensare che uno di essi, il figlio maggiore Alessandro, oltre ad essere sposato con la figlia di uno dei maggiori produttori mondiali colombiani di cocaina, è stato anche condannato in via definitiva per l’importazione di svariati quintali di stupefacente in Italia. Però aveva chiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza.

Così come generali, colonnelli e gragari delle più note famiglie dindrangheta operanti nella Piana di Gioia Tauro o delle potenti ‘ndrine reggine dei Tegano e dei Serraino. Altri invece, sono capibastone delle maggiori cosche della Locride. Le indagini svolte dai finanzieri hanno inizialmente interessato una platea di oltre 500 soggetti gravati da pesanti condanne passate in giudicato, per reati riferibili ad associazione di stampo mafioso e si sono concluse con il deferimento all’Autorità Giudiziaria di Reggio Calabria, Locri, Palmi, Vibo Valentia e Verbania di 101 richiedenti la percezione del reddito di cittadinanza e di ulteriori 15 sottoscrittori delle richieste irregolari. Sono stati tutti inoltre segnalati all’Inps per l’avvio del procedimento di revoca dei benefici ottenuti, con il conseguente recupero delle somme già elargite che ammontano a circa 516mila euro, nel contempo, sarà conseguentemente interrotta l’erogazione del sussidio che avrebbe altrimenti comportato, fino al termine del periodo di erogazione della misura, un’ulteriore perdita di risorse pubbliche di altri 470mila euro.

Ora le indagini vanno avanti per capire come personaggi ben noti alle cronache giudiziarie siano riusciti a eludere l'esclusione dal reddito per i pregiudicati. E come chi gestisce ricchissimi traffici di droga sia stato creduto come nullatenente o poco più. Evidentemente ci si è fidati ciecamente delle autocertificazioni. E chi doveva approfondire, Caf e Centri per l'impiego non lo ha fatto. Già a gennaio, sempre la Guardia di finanza, con l'operazione "Salasso" aveva scoperto solo nella Locride ben 237 irregolari percettori del reddito di cittadinanza. Tra di loro componenti di intere famiglie di 'ndrangheta, molti dei quali arrestati, sotto processo o addirittura in carcere con l'accusa di associazione mafiosa.

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