venerdì 9 luglio 2021
Per il testo, in aula senza relatore, servirà un accordo fra i gruppi anche per fissare la scadenza degli emendamenti. Con il calendario ingolfato, pare inevitabile l’allungamento dell’esame
Ddl Zan, rebus dei tempi in aula tra polemiche e influencer
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La Lega tenta l’ultima mossa di dialogo sul ddl Zan contro l’omotransfobia. Ma l’intesa è ancora lontana e il futuro della legge deve confrontarsi anche con il rebus dei tempi, molto incerti. Il presidente della commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, nella riunione di ieri ha depositato ufficialmente il testo della sua mediazione, in cui viene tolta l’identità di genere all’art. 1; un atto con il quale la Lega cerca di offrire un appiglio a quei senatori di Pd e M5s che, facendo loro le perplessità di un ampio fronte dell’opinione pubblica, hanno manifestato dubbi su tale termine. Matteo Salvini a sua volta ha annunciato una lettera aperta a tutti i parlamentari per invitare al dialogo.

Il Pd continua però a non fidarsi della Lega alla luce del precedente ostruzionismo (di cui si teme il bis), mentre continua la polemica con i dem da parte di Italia Viva, sempre alle prese nella sua guerra con Ferragni e Fedez.
Una serie di senatori del Pd descritti come "malpancisti" assicurano però il proprio voto (Vito Vattuono, Vanna Iori, Salvatore Margiotta), mentre una voce critica continua a levarsi dal deputato di Leu Stefano Fassina, che ha accusato il Pd di una «antropologia del transumanesimo». E contro il Pd si è scagliato di nuovo il capogruppo in Senato di Iv, Davide Faraone, accusando Enrico Letta e i suoi di essere «sdraiati sugli influencer» e di un eventuale naufragio della legge.

A sua volta Iv è stata oggetto degli strali di Leu, che l’accusa di volersi alleare con il centrodestra, parole che hanno indignato gli esponenti di Iv Marco Di Maio e Silvia Fregolent. Anche Alessandro Alfieri, coordinatore di Base Riformista, cioè l’area del Pd degli ex renziani, ha intimato a Iv di «chiarire» se intende stare «con gli amici di Orbán».

Ostellari ha tentato comunque di smuovere le acque. Ha infatti depositato ufficialmente in commissione la proposta di mediazione annunciata martedì scorso. Sempre in commissione ha annunciato di voler sospendere le 170 audizioni che finora avevano bloccato il provvedimento, arrivato il 5 novembre scorso dalla Camera. «Un po’ troppo tardi», è stato il commento del vicecapogruppo dem Franco Mirabelli. «Solo fumo negli occhi», ha sentenziato Monica Cirinnà. Salvini, tuttavia, in una intervista non ha detto se sostiene la proposta Ostellari, bensì ha rilanciato il ddl Ronzulli che prevede semplici aggravanti comuni per i reati di odio.

In aggiunta ci sono gli aspetti tecnici, che però in questo caso hanno un ruolo non secondario. Il ddl Zan arriva in aula senza relatore. Il che vuol dire che anche solo per fissare il termine per gli emendamenti servirà un non facile accordo tra i gruppi. Probabilmente già martedì 13 si voteranno le pregiudiziali di costituzionalità. Di mezzo ci sono anche le nomine Rai, quindi è scontato che poi si slitti alla settimana successiva, dove però la priorità sarà data al "dl Sostegni-bis", da approvare entro il 24 luglio. Poi incombe agosto e se ne riparlerà dopo la pausa estiva.

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