martedì 18 ottobre 2022
A Gallarate un 15enne di origine marocchina apostrafato come "negretto" dall'allenatore avversario. A Villasanta un altro ragazzino "invitato" a tornare a casa a "mangiare banane"
Episodi di razzismo sui campi di calcio contro giovanissimi giocatori

CSI

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Due gravi episodi di razzismo nei campionati giovanili lombardi. Ancora una volta due ragazzini di 17 e 15 anni presi di mira per il colore della loro pelle senza che nessuno dei dirigenti si sia sentito in dovere di intervenire. I due insulti razziali sono stati pronunciatiti in entrambi i casi durante partite di calcio tra giovanissimi, nel campo della grande Gallaratese e in quello della Cosv Villasanta.

A Gallarate​

Ma andiamo con ordine. Domenica 16 ottobre si gioca la partita del campionato provinciale Under 17 fra la formazione gallaratese e i “cugini” del Cas Sacconago Amici dello sport, una frazione di Busto Arsizio. Siamo nei minuti finali della partita quando un dirigente locale avrebbe apostrofato con la parola “negretto” un calciatore avversario di origine marocchina. Il giovane direttore di gara estrae il cartellino rosso verso il tecnico del Gallarate che viene espulso e torna negli spogliatoi. In campo e fuori si accende una mischia. I ragazzi del Cas Sacconago, in accordo con la panchina, abbandonano il terreno di gioco per protestare sia contro il fatto in sé sia perché nessuno della squadra avversaria si sarebbe sentito in dovere di scusarsi.

Al direttore di gara non resta che sospendere la gara. Cosa abbia visto o sentito la “giacchetta nera” per ora è top secret. Al comitato di Varese, dal quale dipendono i due club, non è ancora arrivato il referto arbitrale in base al quale, il giudice del comitato varesino competente per la sentenza di prima grado, emetterà eventuali sospensioni con relative multe.

Per il dirigente del Cas Sacconago Massimo Di Cello: «È stata tutta la squadra a decidere di abbandonare il campo per solidalizzare con il loro compagno. Abbiamo voluto dare un segnale forte perché reputiamo squalificante tutto quanto è successo. Speriamo che il giudice sportivo prenda provvedimenti adeguati». Per il presidente della società bustocca Lelio Gallazzi: «ancora una volta su un campo emerge l’imbecillità di alcuni dirigenti. Quanto è accaduto ha scosso non solo il ragazzo di colore, ma tutta la rosa della squadra, la società».

Il presidente del Gallarate Gezim Elmazi dal canto suo fa sapere: «C’è un arbitro, un referto, sarà il giudice sportivo a prendere i provvedimenti del caso. Credo nella giustizia sportiva perché queste sono le regole, solo allora sapremo cosa è veramente successo». Il presidente ricorda le sue origini albanesi, la sua passione per lo sport: «la mia storia personale è ricca di razzismo – aggiunge – preferisco portare avanti la società con il massimo impegno

A Villasanta​

” Non meno grave è l’episodio che si è verificato la scorsa settimana sul campo del Villasanta dove per il campionato provinciale di Monza Under 15 girone “C” si stavano affrontando i locali della Cosov (la società oratoriana) contro i pari età della Pro Lissone.

Mancano 10 minuti al fischio finale. In questo caso il razzismo arriva da un calciatore lissonese che dopo un‘azione di gioco apostrofa l’avversario con un «va a mangiare i frutti esotici al tuo paese». Questo almeno secondo il referto dell’arbitro. In realtà i “frutti esotici” sarebbero stati ben specificati, ovvero le banane con tutto quello che il richiamo a questo frutto porta con sé.

Succede la baraonda. In campo i giovani della Cosov difendono il loro compagno, gli avversari il loro coetaneo. Venerdì il giudice sportivo di Monza, letto il referto arbitrale sospende fino al prossimo 30 giugno il calciatore della Pro Lissone. Due calciatori e due dirigenti sono squalificati per due mesi.

Come si legge dalla sentenza: «È più grave che nessuno dalle panchine abbia cercato di frenare la rabbia dei ragazzi in campo, assistendo passivamente alla bagarre». Contro questi episodi, che fanno male allo sport prendono posizione i delegati provinciali della Figc di Varese, Lorenzo Bianchi, e di Monza Ermanno Redaelli: «Sono episodi intollerabili – dicono – che vanno contro agli impegni che come Federazione stiamo mettendo in atto per combattere l’intolleranza contro gli atleti di colore».





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