lunedì 27 gennaio 2020
La lezione della senatrice Segre, 75 anni dopo la liberazione di Auschwitz: «Senza storia non c'è memoria»
La senatrice Liliana Segre con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

La senatrice Liliana Segre con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte - Ansa

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«Per fare davvero i conti con la Shoah non dobbiamo rivolgere lo sguardo soltanto al passato. Perchè il virus della discriminazione, dell'odio, della sopraffazione, del razzismo non è confinato in una isolata dimensione storica, ma attiene strettamente ai comportamenti dell'uomo. E debellarlo riguarda il destino stesso del genere umano». Questo il monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto al Quirinale alle celebrazioni della Giornata della Memoria, a 75 anni dalla liberazione di Auschwitz.

«Shoah, lezione universale»

«La Shoah per il suo carattere unico e terribile trascende la dimensione storica del suo tempo e diventa monito perenne e lezione universale», ha aggiunto il Capo dello Stato. Che ha duramente condannato l'ignobile scritta «Qui vive un ebreo», apparsa nei giorni scorsi a Mondovì, nel Cuneese, sulla casa di Lidia Beccaria Rolfi, partigiana e sopravvissuta al campo di sterminio di Ravensbruck. È il segno che «purtroppo l'antisemitismo non è scomparso», ha ricordato Mattarella.

«Basta colpi di spugna sul fascismo»

Nel suo intervento davanti a decine di studenti, il Presidente ha esortato, ancora una volta, a non liquidare frettolosamente il Ventennio fascista in Italia. «Sotto il regime fascista la persecuzione di cittadini italiani ebrei non fu, come a qualcuno ancora piace pensare, all'acqua di rose. Fu feroce e spietata», ha ricordato Mattarella. Spiegando che «tra il carnefice e la vittima non può esserci mai una memoria condivisa» e che se «il perdono esiste e concerne la singola persona offesa, non può essere inteso come un colpo di spugna sul passato».

«Non odiare e non vendicarsi»

Nella Giornata della Memoria, parole importanti sono arrivate anche dalla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah e instancabile testimone dell'orrore dei lager: «Non odiare e non vendicarsi, ma nello stesso tempo, non dimenticare». Intervistata da Vatican News per la Giornata della Memoria, ha posto l'accento sull'importanza dello studio della storia: «Senza storia non c'è memoria. E quindi, modestamente, faccio mie queste parole del Papa: “Se perdiamo la memoria annientiamo il futuro”, pur non avendone l'autorità». Proprio per approdondire lo studio della storia, la ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha annunciato la costituzione di una Commissione di esperti, intitolata proprio alla senatrice Segre, che sarà guidata da Andrea Giardina.

«Molto preoccupata da sovranismo e populismo»

Rivolgendosi direttamente ai giovani, la senatrice Segre ha dichiarato di seguire «con grande preoccupazione il riaffiacciarsi di sentimenti odiosi che sono il contrario dell'accoglienzae della fraternità». Un'onda che attraversa di nuovo l'Europa, Italia compresa, ma che «non è anomala, ma il risultato della crisi economica, ma anche il risultato di insegnamenti molto sbagliati, di sovranismi e populismi che hanno fatto in modo che l'uomo e la donna comuni abbiamo paura del loro vicino».

«Ricordare come antidoto alla barbarie»

Sull'importanza di tramandare la memoria di ciò che è stato e non deve tornare, ha insistito anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: «Ricordare e condividere resta sempre il miglior antidoto alla recrudescenza dell'antisemitismo e, più in generale, alla barbarie della discriminazione». «La memoria è la sola luce che può vincere il buio dell'indifferenza, dell'ignoranza, della sottovalutazione, dell'intolleranza», ha ribadito la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

«Molti sapevano ma non vollero vedere»

Sulle responsabilità dei governi del tempo, che si dimostrarono miopi rispetto a quanto stava accadendo nel cuore dell'Europa, è tornata la coordinatrice nazionale per la lotta all'antisemitismo, Milena Santerini: «Molti nel mondo sapevano ma non vollero vedere. I campi non sono stati una fatalità ma l'esito di un antisemitismo profondo, organizzato e accompagnato dalla propaganda. Oggi riaffermiamo che la Shoah è una memoria europea sia come responsabilità collettiva, sia come inizio di una nuova unione di popoli basata sulla giustizia e sulla libertà».

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