mercoledì 19 luglio 2017
Dal nido alle superiori, sempre nel nostro Paese
«Questa è la comunità a cui voglio appartenere»
COMMENTA E CONDIVIDI

«Imiei compagni di classe sono stati la prima comunità in cui ho sperimentato e costruito il mio senso di appartenenza» confessa Chouaib Bel Mouden, 23 anni. A dir la verità, a scuola ha anche conosciuto «le prime esperienze in cui ti scopri straniero a casa tua». Oggi Chouaib è rimasto l’unico extracomunitario, di origine maroccchina, della sua famiglia. Tutti gli altri, genitori come fratelli, sono diventati italiani. Eppure, questo ragazzo ha fatto tutto il percorso di formazione nel nostro Paese, dal nido alle superiori in Italia. Oggi vive a Trieste, dove mette a frutto i suoi studi all’alberghiero come responsabile di sala in un locale. Finora è rimasto senza passaporto italiano per questione di mesi: quando ha spento le diciotto candeline, non ha potuto chiedere la cittadinanza perché nato all’estero (su 216 mesi di vita, aveva vissuto i primi 10 in Marocco); pochi mesi dopo, invece, il padre è diventato italiano ma lui non ha ereditato la cittadinanza in quanto già maggiorenne. «Comunque – sorride amaro – mi sento italiano in tutto, ma quanto sta succedendo con il dibattito sullo Ius culturae, se davvero non si arriverà a un provvedimento concreto, è un’ingiustizia». Per combatterla, insieme ad altri ragazzi nella sua stessa condizione, Chouaib ha creato la pagina Facebook 'Italiani senza cittadinanza', che si batte per l’approvazione definitiva della riforma.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI