domenica 3 gennaio 2021
I minori oncologici dell'Est Europa venivano in Italia perché bisognosi di cure. L'appello di una onlus
Il Covid ferma anche i viaggi della speranza dei "bimbi di Chernobyl"

Ansa

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Il Covid ha fermato anche i viaggi della speranza dei bambini malati di tumore che vivono all’estero e non possono curarsi in patria. E non hanno voce per chiedere aiuto. Come Artem, che abita vicino a Kiev, in Ucraina, vittima come altri bambini ucraini degli strascichi del disastro nucleare di Chernobyl di 35 anni fa.

Si è ammalato di neuroblastoma, il tumore più comune della prima infanzia, alla fine del 2019. Il tasso di sopravvivenza dei bambini affetti da tumori di questo tipo ad alto rischio ha superato il 50% grazie ai metodi più recenti e intensificati di terapia combinata. Ma bisogna intervenire in fretta. A marzo i medici ucraini gli hanno prescritto l’esame Mibg per capire se hanno funzionato le cure e il cancro è sparito. Artem aveva programmato l’esame all’ospedale di Bergamo con la Onlus Soleterre, che da diversi anni porta in Italia dall’Ucraina circa 20 bambini all’anno per curarsi. Ma la città orobica la primavera scorsa era uno dei posti più pericolosi e inaccessibili del pianeta causa pandemia. I resti del tumore in effetti c’erano, la recidiva si è manifestata dopo un paio di mesi e le cure sono ricominciate con grande ritardo.

Ora Artem continua la chemio e spera di poter andare per l’immunoterapia all’estero nel 2021. «I bambini con diagnosi di neuroblastoma – spiega lo psicologo Damiano Rizzi, presidente di Sole Terre onlus – possono sottoporsi all’esame Mibg solo all’estero. In Ucraina non esiste. È un esame importantissimo perché trova i più piccoli resti del tumore che gli altri metodi non vedono. Alla fine del protocollo standard aiuta a far capire ai medici se tutto va bene e il bambino può tornare alla vita normale o se bisogna fare subito prescrizioni per altre terapie. L’esame regala il tempo per salvare la vita del bambino».

Soleterre gestisce o supporta centri ospedalieri e strutture sanitarie in Ucraina, Uganda, Marocco, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Costa d’Avorio e Italia con particolare attenzione alla salute materno infantile, all’accoglienza e al supporto psicologico ai bambini malati di tumore.

In Ucraina ha aiutato più di 8 mila bambini malati oncologici con due centri a Kiev e uno a Leopoli. Dal 2016 ha iniziato a mandarli in Italia per cure ed esami in modo regolare grazie alla disponibilità dei medici italiani e dei volontari ucraini in Italia per accogliere e accompagnare le famiglie durante la visita. «In Ucraina – continua Rizzi – la sanità non è gratuita, le famiglie devono pagarsi visite, degenze, sale operatorie. C’è chi vendetutto per far curare i propri figli mentre chi non possiede nulla non può farli nemmeno visitare dai medici».

L’esame Mibg si potrebbe effettuare in Polonia o Ungheria, più vicine. «Ma sarebbe più costoso che in Italia e il livello generale della medicina nucleare più basso. I protocolli Covid hanno poi complicato tutto, in quei due Paesi i piccoli pazienti possono essere accettati in ospedale solo per le cure critiche quando sono in pericolo di vita e devono stare in quarantena con l’isolamento di 14 giorni a spese loro. Cosi un esame che dura 2 giorni diventa insostenibile». Per salvare questi bambini dal tumore occorre anzitutto una riapertura delle frontiere e poi ospedali liberi dal Covid grazie ai vaccini. Infine i viaggi della speranza in Italia hanno un costo, per sostenere il quale Soleterre chiede aiuto. «Ogni viaggio – conclude Damiano Rizzi – costa circa 2.000 euro, con 40mila euro nel 2021 si possono aprire corridoi sanitari per questi bambini e le loro famiglie». I tempi sono difficili, ma chi vuole donare una speranza a 20 bambini poveri e ammalati di tumore può trovare i riferimenti sul sito Soleterre Onlus. Non hanno voce né supporti mediatici, ma il futuro è un diritto anche per loro.

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