sabato 1 aprile 2017
Blocchi stradali con i trattori ad Amatrice, Norcia e Arquata. I comitati a Roma: più risorse per la ricostruzione dei paesi devastati dalle scosse. Gentiloni: ricostruzione è priorità assoluta
Un momento della protesta dei terremotati che hanno bloccato la SS Salaria a Trisungo, frazione di Arquata del Tronto (Ansa)

Un momento della protesta dei terremotati che hanno bloccato la SS Salaria a Trisungo, frazione di Arquata del Tronto (Ansa)

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Manifestazioni dei terremotati del Centro Italia oggi in varie zone: la strada statale Salaria è stata bloccata con i trattori all'altezza di Amatrice, Norcia e Arquata del Tronto. I terremotati chiedono un confronto con il governo, la Protezione civile e i capigruppo dei partiti entro una settimana, altrimenti, «ci saranno nuove proteste in tutta Italia». La protesta si chiama "La ri-scossa dei terremotati" e si svolge contemporaneamente a Roma, con un presidio a Montecitorio, e nei vari luoghi colpiti dal sisma.

«Il reale problema - spiega una coltivatrice di Torrita di Amatrice alle telecamere di Rainews24 - è che le nostre terre sono abbandonate dal 24 agosto. Si sta pensando a ricostruire scuole, cinema, ospedali. Ma il problema vero è lo spopolamento. Era importante far rimanere la nostra gente sul proprio territorio, perché sarebbe significato far ripartire il territorio». «Non si parla più di viabilità - aggiunge una manifestante - Dobbiamo fare le strade altrimenti restiamo isolati. La gente non può raggiungere Amatrice, come facciamo a far ripartire il territorio?».

A Trisungo, sotto le rovine di Arquata, manifestano circa 200 persone: oltre alla gente del posto e di Acquasanta Terme, ci sono delegazioni di Castelluccio, Cascia, Samugheo.


La protesta davanti a Montecitorio

Oltre un centinaio di persone protestano anche in piazza di Montecitorio, davanti alla Camera, chiedendo più risorse e risposte più concrete da parte del governo per quanto riguarda la ricostruzione nelle zone del Centro Italia colpite dal terremoto negli ultimi mesi.

«Questo è un ultimatum al governo: o entro una settimana incontreremo a un tavolo il governo, i capigruppo di Camera e Senato e il commissario Vasco Errani oppure bloccheremo l'Italia: basta parole, vogliamo dei fatti». È il messaggio lanciato nel corso del presidio davanti a Montecitorio da alcuni comitati delle zone terremotate del centro Italia.

A scendere in piazza sono, prevalentemente, abitanti di Amatrice e di paesi dell'alto maceratese, come Camerino e Castelsantangelo, coordinati da due comitati: La terra trema, Noi no e Quelli che il terremoto. Chiedono un incontro con il governo entro la settimana prossima, altrimenti si sono detti pronti a "bloccare l'Italia". Molti di loro indossano una maglietta sulla quale si legge Sisma Centro Italia. Noi con voi.


"Chiediamo, innanzitutto, più risorse, ma anche risposte immediate con l'avvio della costruzione dei moduli abitativi, che ancora non è iniziata", spiega Diego. "La gente sta abbandonando le terre e noi non vogliamo questo", aggiunge Francesco protestando con una certa verve nei confronti dell'ultimo decreto terremoto, varato dalla Camera pochi giorni fa e ora passato in Senato: "Non c'è nulla - ha detto - e noi continueremo a manifestare finché non vedremo tornare la luce nelle nostre case e non avremo la possibilità di tornare a vivere nei luoghi in cui siamo cresciuti". Francesco sottolinea, infine, che "a sette mesi dal terremoto non sono ancora state rimosse quelle quattro macerie e questo è da Paese del terzo mondo. Se non lo faranno loro, lo faremo noi".

La risposta del governo alle proteste dei terremotati

«Oggi confermo, e si vedrà con l'approvazione del Def, che l'impegno per il terremoto è una priorità assoluta e l'affronteremo con l'impegno e le risorse necessarie»: è quanto ha risposto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nel giorno in cui le popolazioni terremotate hanno inscenato le proteste. L'Italia è stata «ferita da una sequenza di terremoti inedita» ha ricordato Gentiloni. Si tratta di una «Italia ferita che noi tutti dobbiamo portare nel nostro cuore», che «spesso riprende a vivere e sperare grazie anche alla piccola attività commerciale».

«Chi non lo ha fatto - ha invitato il premier - faccia in giro nel corso di Norcia, che arriva alla chiesa di San Benedetto, magari accompagnando un commissario europeo e si rende conto di come il fatto che una vecchia norcineria o un bar siano stati riaperti è un segnale di vita e speranza indispensabile».

Il decreto terremoto

Il decreto in questione contiene la terza tranche di interventi in favore delle popolazioni colpite dal sisma, in particolare, un anticipo di 300 milioni per interventi immediati. Alla manifestazione davanti a Montecitorio non era presente alcun sindaco.


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