martedì 25 ottobre 2016
Canali umanitari, altre 128 persone arrivate a Fiumicino. Gentiloni: l'Italia non rinuncia ai suoi principi di civiltà
Profughi siriani arrivati a Fiumicino con i primi "canali umanitari" del giugno scorso (Ansa web)

Profughi siriani arrivati a Fiumicino con i primi "canali umanitari" del giugno scorso (Ansa web)

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Ieri mattina 72, oggi altri 56. I profughi arrivati in Italia, in aereo e in tutta sicurezza grazie ai corridoi umanitari, sono ormai 400 da febbraio. Famiglie con bambini piccoli, vedove, malati. Quasi tutti siriani fuggiti da Homs, Aleppo, Damasco nei campi profughi libanesi. È un’altra bella pagina della storia scritta dalla Comunità di S. Egidio, dalla Tavola valdese e dalla Federazione delle chiese evangeliche assieme ai ministeri degli Esteri e dell’Interno. Una di quelle col lieto fine, che racconta come un’altra via per fuggire dalla guerra è possibile, scampando alla roulette russa dei barconi. E l’esempio italiano fa proseliti: la Francia entro novembre dovrebbe siglare un accordo analogo.L’aereo dell’Alitalia atterra alle 7. Sbrigate le pratiche e i controlli – le autorità italiane sanno già chi sono, da dove vengono e chi li accoglierà – ad attenderli trovano il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico. E cartelli colorati che dicono «Benvenuti!» in tante lingue. Sono dodici famiglie partite da Beirut, originarie di Homs, Damasco, Aleppo, Latakia. Andranno a Luserna San Giovanni e a Torino, a Padova e a Reggello. Tra loro anche dieci palestinesi di Yarmuk, il campo profughi alle porte di Damasco nato dopo la creazione di Israele. Tutte mamme con bambini che hanno perso il marito. Saranno accolti in 9 delle 12 regioni italiane coinvolte nel progetto. Gentiloni stringe la mano a colo che sbarcano, sorridenti e un po’ frastornati. «L’Italia dimostra che un altro modo di gestire l’immigrazione è possibile – dice il ministro – perché quel modello può essere modificato. L’Italia non rinuncia ai suoi principi di civiltà. Ma in Europa non può essere civile un Paese solo». Anche in Francia la società civile si sta muovendo: Comunità di S.Egidio e Federazione delle chiese evangeliche francesi hanno proposto un protocollo al ministero dell’Interno. La firma dovrebbe arrivare entro novembre. «Nel 2017 la Francia potrebbe accogliere 500 siriani – conferma il presidente della Fcei Luca Maria Negro – e c’è interesse anche in Olanda, Spagna, Germania e Svizzera». Tutte le spese e l’accoglienza sono sempre a carico delle comunità. «Pochi giorni fa a Torino è nata la prima "figlia dei corridoi" – rivela Negro – e si chiama Shamsa, è di una coppia ospite della diaconia valdese. Vuol dire "raggio di sole"».Concorda il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi: «Questi corridoi umanitari rappresentano l’Italia che non vuole voltarsi dall’altra parte». Un bel segnale che, ricorda, «arriva proprio nel giorno in cui viene sgomberata Calais». Anche Bubbico dà il benvenuto ai profughi. «Sappiate – sottolinea – che anche chi vi accoglie trarrà giovamento: siete un giacimento di umanità di cui l’Italia e l’Europa hanno bisogno».Nel gruppo di accoglie spicca il sorriso di Rami. Faccia larga, è scappato da Dei ez-Zor dove faceva il decoratore. È uno dei dodici arrivati ad aprile col Papa. È a Fiumicino per abbracciare la sorella Messra, fuggita da Daraa con i figli, Sulaf di 11 anni e Rami di 9, dopo aver perso il marito: «Sono sei anni che non ci vedevamo. La mia vita è cambiata dall’inferno al paradiso». «Sono contentissima, soprattutto per i miei bambini – dice Messra – perché ora potranno avere un futuro».

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