mercoledì 18 aprile 2018
La Corte d'Appello di Torino ha ribaltato la sentenza di primo grado, negando l'“effetto acceleratore” nella progressione della malattia. Assolti l'ex presidente De Benedetti e l'ex ministro Passera
Il pm Carlo Maria Pellicano durante il processo

Il pm Carlo Maria Pellicano durante il processo

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«Il fatto non sussiste». Con queste motivazioni, la Corte d'Appello di Torino ha assolto tutti e tredici gli imputati del processo per venti operai morti, tra il 2008 e il 2013, di mesotelioma pleurico dovuto all'esposizione all'amianto alla Olivetti di Ivrea. In primo grado, nel luglio del 2016, erano stati inflitti 5 anni e due mesi all'ex presidente Carlo De Benedetti e a suo fratello Franco e un anno e 11 mesi all'ex ad ed ex ministro Corrado Passera.

La controversia sull'“effetto acceleratore”

Al centro della controversia legale il cosiddetto “effetto acceleratore” nelle malattie provocate dall'esposizione all'amianto. «In pratica - spiega uno degli avvocati degli imputati - il dirigente è considerato responsabile solo per i primi due anni di esposizione del lavoratore all'amianto. In questo caso De Benedetti è stato in carica a partire dal 1978 e i dipendenti erano stati colpiti dalla patologia in un periodo precedente. Se fosse accertata l'esistenza di un “effetto acceleratore” sarebbe diverso. Ma nella comunità scientifica non c'è un consenso unanime. E quindi la giurisprudenza non può tenerne conto».

«Daremo battaglia»

In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza di oggi, il procuratore generale Carlo Maria Pellicano, che con gli altri pubblici ministeri aveva sostanzialmente chiesto la conferma delle condanne di primo grado, sottolinea che «se emergeranno dei profili per l'impugnazione, la impugneremo. E daremo battaglia». Per l'impugnazione anche il presidente dell'Osservatorio nazionale amianto, Ezio Bonanni: «Mi auguro che il procuratore generale impugni questa sentenza di assoluzione. É noto l'effetto acceleratore dell'esposizione ad amianto, sia per il mesotelioma sia per il cancro polmonare, ed è per questa ragione che sussistono le responsabilità anche di Franco e Carlo De Benedetti. L'Ona rimane in prima linea per rendere giustizia alle vittime».

«Sentenza coraggiosa»

Di tutt'altro avviso l'avvocato Tomaso Pisapia, legale di Carlo De Benedetti: «La Corte d'appello è stata molto coraggiosa nel distruggere questa sentenza ingiusta, rendendo giustizia a tutte le persone coinvolte. Il mio assistito è molto soddisfatto - conclude il legale - aveva fiducia nella magistratura e nella giustizia».

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