martedì 26 maggio 2015
Anataloni (Missioni Consolata) interviene contro il piano industriale che vorrebbe ridurre il numero dei portalettere e istituire la consegna a giorni alterni della corrispondenza e dei giornali.
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​Via Bruino dista un centinaio di metri dalla redazione. Abita lì uno degli abbonati storici di Missioni Consolata, la rivista della congregazione torinese fondata dal beato Giuseppe Allamano. Anche l’ufficio postale non è lontano, saranno un centinaio di passi, eppure, in via Bruino il giornale dei missionari arriva venti giorni dopo la spedizione. Prima, molto prima lo ricevono gli abbonati di Como. Padre Gigi Anataloni è comprensibilmente amareggiato: «Troppi ritardi, troppe copie che si perdono - dice - e troppe che ritornano con la motivazione "destinatario deceduto" anche quando il "trapassato" ci ha versato un’offerta pochi giorni prima, chiedendo di ricevere la rivista». I missionari della Consolata sono un’istituzione a Torino, e non solo. Un migliaio di religiosi distribuiti nei Paesi poveri del mondo: fondano missioni, allevano parrocchie, crescono comunità di lavoratori e quando queste realtà stanno in piedi da sole, donano tutto alle diocesi e fanno la valigia; via, verso un’altra emergenza. Il mensile ha il compito di tenere i contatti con i tantissimi sostenitori di quest’attività e quanti vogliono conoscere cosa avvenga nei Paesi poveri da una fonte indipendente e presente in loco. Esattamente come le altre riviste della Federazione della Stampa Missionaria Italiana (Fesmi), di cui padre Anataloni è segretario: una realtà forte di una ventina di testate che diffondono mensilmente quasi 300mila copie in abbonamento postale. L’esperienza di questi giornali con il servizio universale garantito da Poste Italiane è paradigmatica. Costi crescenti e tempestività calante.Padre Gigi, quante copie diffondete e con quali problemi?Missioni Consolata tira 49mila copie mensili, che distribuiamo pagando una tariffa normale, cresciuta enormemente dal primo aprile del 2010: si pensi che quell’incremento delle tariffe postali, che fu del 450% e comportò la morte del 30% delle riviste missionarie, produsse alla società postale un aumento dei ricavi ottenuti dalla movimentazione delle copie della stampa missionaria pari a un milione di euro. Questo significa che siamo un "mercato" importante; eppure, il piano strategico prevede di tagliare proprio sul recapito della corrispondenza e dei giornali. Incomprensibile.Cosa dicono le altre riviste Fesmi?Tutti lamentiamo - già oggi - gravi disservizi che si riflettono sul nostro lavoro. Parlo di pacchi di copie disperse, giornali che tornano indietro con la dizione "deceduto" o "ha cambiato indirizzo", quando magari si tratta di abbonati che hanno chiesto di ricevere la rivista qualche giorno prima.Questi problemi si verificano con tutte le riviste?Nigrizia e PM lamentano ritardi nella consegna. Almeno due settimane, ma nei mesi di dicembre e gennaio si arriva a oltre un mese. Il Missionario Francescano, oltre ai ritardi, mi parla di molte mancate consegne. Missioni Omi ha verificato disservizi nei piccoli centri e ha notizia di pacchi di riviste che "giacciono" negli uffici postali per giorni e giorni prima di essere smistate. Comboni Fem riceve lettere degli abbonati che non ricevono affatto il giornale e sottolineano che i ritardi si verificano nella città da cui parte. La rivista Africa, poi, mi ha inviato un rapporto lunghissimo che va dalla mancata consegna, con una perdita secca di abbonati ogni anno per questa ragione, alla consegna di pacchi con più riviste, tutte in una volta… Esiste già oggi un problema colossale di qualità del servizio che verrà "tagliato".Qualcuno dirà: ma è roprio necessario che i missionari editino dei giornali?Quel qualcuno non sa che fare il prete o il religioso significa diffondere la verità del Vangelo e che noi missionari, che attraversiamo il mondo per annunciarlo, utilizziamo tutti gli strumenti possibili, compreso un giornale, per tenere aperto un canale con il popolo di Dio. I nostri giornali, infatti, riportano le notizie fornite dai missionari, sono dei fogli di collegamento con loro e con i benefattori, veicolano opinioni di intellettuali ed esperti, svolgono un servizio pastorale e culturale, ma anche un servizio di alto profilo civile.Qualcuno dirà che si può fare lo stesso con internet.Chi lo dice non sa che le riviste missionarie hanno già investito pesantemente nel web e non ricorda che, tuttavia, esiste ancora una barriera culturale e generazionale che impedisce a tante persone l’accesso ai nuovi media. In breve, quel qualcuno ignora i meccanismi dell’informazione e il diritto del cittadino a fruirne. La consegna a giorni alterni ucciderebbe i quotidiani come Avvenire ma la rarefazione del servizio postale condannerebbe anche noi, perché il pubblico di un mensile, soprattutto di un mensile legato ad un’esperienza religiosa e di vita, esige ancora l’informazione cartacea.Cosa chiedete?Che si rimetta nel cassetto il piano Caio e che le Poste si attrezzino per fornire il servizio per cui sono pagate. Non chiediamo sconti ma servizi di qualità.
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