lunedì 18 giugno 2018
Sono in corso altre operazioni navali coordinate da Roma. I superstiti verranno tutti portati in Italia. Intanto l'ambasciatore italiano a Tripoli denuncia le condizioni dei migranti nel Paese
Nuovi soccorsi in mare. Così gli scafisti «sfidano» l'Italia
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Nel Canale di Sicilia sono state soccorse nelle ultime ore circa 600 persone. Nonostante polemiche e proclami, verranno tutti portati in Italia. Altre sette operazioni sono in corso e vengono coordinate dalla centrale operativa di Roma.

La Guardia costiera italiana (che dipende dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti) ha finora sbrogliato la matassa con la saggezza tipica dei vecchi lupi di mare. I migranti al cui salvataggio ha partecipato l’Ong olandese Lifeline, che aveva dato del «fascista» a Salvini salvo poi ritrattare l’accusa, non resteranno prigionieri di un braccio di ferro come quello avvenuto con Aquarius.

A quanto si apprende da fonti qualificate, la nave della ong dei Paesi Bassi ha assistito – insieme ad una unità militare americana che si trovava anch’essa in zona – al salvataggio e al trasbordo di 118 persone sul mercantile Viking Amber, designato dalla Guardia costiera italiana per compiere l’intervento sotto il coordinamento di Roma. I migranti verranno tutti trasbordati su un mezzo della Guardia costiera italiana per essere indirizzati verso un porto della Penisola ancora da definire. Insieme ad essi arriveranno, sempre in Italia, i 450 recuperati complessivamente nel corso di 4 interventi.

Le partenze dei gommoni dalla Libia mostrano invece una chiara difficoltà di Marina e Guardia costiera di Tripoli a controllare le proprie acque. Una latitanza, quella degli ultimi giorni, che secondo fonti di intelligence potrebbe essere determinata da «problemi di manutenzione», sebbene la Marina Italiana sia presente nel porto della capitale per facilitare l’operatività delle motovedette. Più realistico supporre che in una fase di riaccensione del conflitto libico, con 34 morti solo venerdì, «le autorità di Tripoli intendano prendere le misure al nuovo Governo italiano, da cui si aspettano – riferiscono dall’intelligence – una prosecuzione della politica di sostegno politico-economico in cambio della riduzione delle partenze di migranti». Attendismo o «ricatto politico», per stare a quanto hanno riferito i Servizi segreti, di cui ha riferito la diplomazia e le forze di sicurezza italiane in Libia in un report consegnato nei giorni scorsi al governo e nel quale viene riassunta la situazione sul campo, dove i profughi si contano in alcune centinaia di migliaia e i trafficanti li stanno spingendo sulle coste per le traversate.

Le condizioni dei migranti prigionieri nel Paese sono spaventose, come ha riconosciuto l’ambasciatore d’Italia a Tripoli, Giuseppe Perrone. «Perché c’è differenza tra i centri d’accoglienza statali, che non sono ideali, ma le cui condizioni sono migliorate e sono meno sovraffollati rispetto allo scorso anno – ha osservato Perrone – e quelli gestiti dai trafficanti, che sono dei lager».

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