sabato 30 aprile 2022
Mentre l'Italia rinuncia a molte misure di contenimento pandemico, l'immunologo Luca Guidotti, esperto di virus, fa il punto sulla situazione attuale e sulle sfide future: «Decisivi gli antivirali»
Il professor Luca Guidotti

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Tutto in 24 ore: l’isolamento della variante Omicron 4 del Sars-CoV-2, l’Italia che allenta le restrizioni anti Covid, e la Cina che le inasprisce. «E di che si meraviglia? C’è una logica», ammette serenamente l’immunologo Luca Guidotti, docente di Patologia generale dell’Università Vita-Salute San Raffaele e vicedirettore scientifico dell’ospedale milanese, una vita spesa a rincorrere virus. E a vincerne le resistenze, come accaduto per l’epatite B.

Professore, partiamo dalla nuova variante...
Una delle tante di un virus che continua a mutare. Lo farà ancora, agevolato anche dagli spazi che incontra nei non vaccinati. Dobbiamo monitorarlo non allarmarci ad ogni mutazione.

L’Italia da oggi toglie alcune limitazioni. Giusto?
Sì. La stragrande maggioranza di persone ha una protezione vaccinale. Monitorare il virus significa capire se le nuove trasformazioni possano essere così radicali da vanificare, anche parzialmente, l’effetto dei vaccini. Non scordiamoci che stiamo facendo la quarta dose usando ancora il primo vaccino, che ha abbassato in modo importante le ospedalizzazioni. La prospettiva è di affrontare un autunno migliore degli ultimi. Più il tempo passa e più questo patogeno diventerà endemico finendo col darci l’ennesimo raffreddore stagionale. Quanto tempo ci metterà? Nessuno può dirlo. Ma dipende anche da noi, più vacciniamo, più accorciamo questo tempo.

Sarà un tempo senza mascherine?
Ho difficoltà a rispondere a certe domande, perché è difficile giustificare scientificamente certe scelte e certe ...ipocrisie. Prenda la scuola: i nostri alunni le indossano ancora in classe, ma poi arriva il momento della ricreazione e le tolgono mentre giocano, si abbracciano, e parlano divisi da pochi centimetri. Ora, la mascherina riduce i rischi, non c’è dubbio. Ma capisce che qualcosa di intuitivamente distorto in tutto questo c’è. Se poi tenerla in classe significa salvare la vita anche di un solo bambino fragile, allora le scale di valori cambiano. Perché quella vita è tutto.

I morti sono sempre tanti, ieri altri 130. Li contiamo male?
Credo ci siano stati e ci siano decessi attribuiti al Covid ma dovuti sostanzialmente ad altra causa. Ma non ne faccio una colpa a chi ci governa. Ipotizzo che il fatto di tenere così alta la pressione induca l’opinione pubblica a non abbassare la guardia.

Ma i numeri sarebbero sfalsati...
La mia è solo un’ipotesi. L’analisi dei dati è complessa.

Se il virus restasse questo, ce la caveremmo con un richiamo annuale di un vaccino aggiornato?
Direi di sì. È probabile. Anche se parlare di vaccino aggiornato significa chiamare in causa anche le aziende farmaceutiche e la loro volontà di investimento. La produzione di questo vaccino è complessa ed ha enormi costi associati. Spero basti il vaccino attuale per tenerci lontano dai problemi.

Anche in Cina si è vaccinato. Eppure…
Ne è proprio sicuro?

Perché, non è così?
Loro hanno vaccinato poco e male.

Male, dice?
I vaccini usati sono meno performanti di quelli a Rna. E proteggono anche meno dalle varianti. La Cina in questo momento è sotto un’aggressione virale non irrilevante da parte di Omicron. I lockdown? La Cina può permetterseli, perché sfrutta un modello irriproducibile in sistemi democratici. Però in un mondo globalizzato, i problemi cinesi sono anche i nostri. Perché se a Shanghai sono ferme così tante navi, i riflessi per le economie mondiali arrivano a cascata.

Perché i nostri vaccini sono più efficaci?
Perché l’Occidente può contare su altissimi standard di sicurezza e qualità applicati dalle agenzie regolatorie dei farmaci, che richiedono decine di passaggi e analisi prima dell’autorizzazione. Ma, mi lasci dire, abbiamo anche avuto fortuna. Perché non era scritto da nessuno parte che ci fosse una capacità di stimolare una risposta immune così allargata ed efficace. Questi vaccini hanno già un posto di rilievo nella storia della medicina. Nei secoli futuri si dirà che nel 2020 ci fu qualcuno che inventò una formula e riuscì a contenere una malattia che avrebbe potuto generare centinaia di milioni di morti, e che invece ne ha provocato molti di meno.

I guariti dal Covid sono i più protetti: resta di questa convinzione?
Sì. In generale il guarito dovrebbe avere un livello di protezione superiore a quello del vaccinato. Tuttavia, non possiamo essere perentori in questa affermazione perché il virus muta sempre. Alla fine il principale fattore che decide se, al di là della vaccinazione, svilupperai una malattia severa è l’età. Essere giovani è un fattore di protezione.

L’Africa si è difesa con l’età della sua popolazione?
In Africa avviene qualcosa di unico. La popolazione è molto giovane e la capacità di penetrazione dei vaccini inizialmente è quasi nulla. Arriva una variante come Omicron che li infetta tutti, o quasi, ma ne uccide pochissimi e lascia un buon grado di immunità. Insomma, Omicron sta facendo quello che la campagna vaccinale non è riuscita a fare perché i Paesi ricchi non hanno donato vaccini a sufficienza ai Paesi poveri.

Con la pandemia che sembra meno cruenta, la scienza fa meno ricerca?
Al contrario. La ricerca non arretra di un millimetro. Compresa la nostra al San Raffaele, finalizzata a produrre antivirali. Che hanno grandi vantaggi. Perché consentono un trattamento domiciliare orale, rapido e sicuro, senza ricorrere ad ospedali. Non solo: avendo come bersaglio nel virus una proteina che non cambia mai, si possono usare contro qualsiasi variante. E infine, se questi bersagli sono conservati in tutte le varianti, lo saranno anche negli altri coronavirus. Tradotto: gli antivirali potrebbero tornarci utili nelle future pandemie.

Lei è uno dei massimi esperti internazionali di epatiti. La preoccupano i casi acuti pediatrici di questi giorni?
La concentrazione di dozzine di casi concentrati in spazio e tempo qualche preoccupazione l’ha destata. Ma in Italia non c’è un aumento rispetto al passato. Le epatiti acute nei bambini ci sono sempre state. Né mi sorprende il fatto che siano di origine sconosciuta. Tante malattie e tantissimi virus sono a noi sconosciuti. Il problema vero è che quando hai casi così poco numerosi, è difficile indagarne le cause. Isolare il virus in un bambino con epatite acuta è meramente un’associazione. Cioè trovare l’adenovirus in questi pazienti non giustifica un nesso causale. Ci sarebbe un oceano di studi da fare. Ma se quei casi restassero pochissimi, e ce lo auguriamo, non sarà neanche possibile indagare. Teniamo gli occhi aperti. Ma senza allarmi.

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