mercoledì 23 agosto 2017
Svolta dei primi cittadini: basta paure, serve una politica generativa. Nardella (Firenze) e Gori (Bergamo) puntano su risposte concrete per bambini e anziani. «Il Paese deve tornare a sperare»
Neonati nel reparto nido di un ospedale (Giorgio Boato)

Neonati nel reparto nido di un ospedale (Giorgio Boato)

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Obiettivo: un’Italia con due figli a donna. Niente di strano se a proporlo fosse un vescovo. Ma se sta scritto nero su bianco sulla lettera aperta firmata ieri al Meeting da sette sindaci, convocati dal fiorentino Dario Nardella, potrebbe destare sorpresa. Senonché l’emergenza demografica, accanto a giovani, lavoro, responsabilità e a un’idea di libertà legata alla responsabilità è stata il motivo ricorrente di oltre due ore di confronto.

Un bel coro, con sei voci di centrosinistra e una sola, ma decisa a fare per sette, di centrodestra. In ordine di apparizione, dopo Nardella (Firenze): Matteo Ricci (Pesaro), Francesco Nelli (Cittareale, Rieti), Giorgio Gori (Bergamo), Matteo Biffoni (Prato), Luigi Brugnaro ( Venezia) e Andrea Gnassi (Rimini), guidati dal giornalista parlamentare Giorgio Giovannetti.

I magnifici sette. Costretti peraltro a barcamenarsi tra emergenze e calo di risorse senza raccogliere applausi, semmai mugugni; o debiti mastodontici come quello denunciato dal bilingue Brugnaro, che usa il dialetto veneziano come un e- videnziatore, per sottolineare il concetto. Un coro e non a caso: «Difficilmente sentirete dei sindaci non parlare la stessa lingua – annota Gnassi –. Abbiamo responsabilità ma non l’autonomia per esercitarla». Vorrebbero, i sindaci, e se solo potessero... «Il Paese ha smesso di sperare e non pensa più all’eredità delle nuove generazioni» punge Nardella, con chiaro riferimento al titolo del Meeting che ha il pregio, o il difetto, di piacere a tutti. Invoca una «politica generativa» che inverta la fatale, tragica tendenza autodistruttiva di 1,35 figli per donna.

Non nascono figli? Per forza, «abbiamo paura – lamenta Ricci – e finché abbiamo paura, niente figli. E non giustifichiamoci con i 'tempi difficili', perché in tempi difficilissimi i figli nascevano, ma erano tempi in cui prevaleva la fiducia». Forse c’è di mezzo la libertà, come ricorda Gori: «La nostra è un’Italia fragile in deficit di speranza, ma i nuclei familiari solidi, che generino figli, nascono all’interno di comunità coese». E chiama in causa «la libertà, che non va intesa solo nella sua dimensione individualistica», svincolata da ogni forma di responsabilità, come osserva Nardella. Alza il capo Brugnaro, sindaco per disperazione («Non se ne poteva più! Ho trovato 800 milioni di debiti, l’eredità dei figli se la sta mangiando il debito pubblico»): «Un’Italia senza futuro? Idea sbagliata, non ci sto». Ma subito lo prende la sindrome di accerchiamento (oggettivamente era accerchiato) e sibila: «Presidiamo i confini », e sulla sicurezza avverte: «Se uno si mette a correre in piazza San Marco gridando 'Allah akbar', in tre secondi i cecchini lo abbattono», e tutti ci sentiamo più tranquilli, tranne Gnassi che chiosa: «Raccomanderò ai turisti riminesi di non correre in piazza San Marco cantando 'Romagna mia'».

E la tensione si stempera. Più sicura, sterza Ricci, è una città più vivace: 'Se invece è morta, vuota di gente, allora sì che diventa insicura'. Sicura è la città dove i ragazzi possono andare a scuola in bici tranquilli sulla 'bicipolitana', 90 chilometri di piste ciclabili. Sicurezza è coprire con la telefonia mobile l’intero territorio di Cittareale, colpita dal terremoto e in vaste zone silente e muta. Invertire la rotta, dunque, seguendo il filo che lega sicurezza, lavoro, casa, fiducia, famiglie solide e figli. Spingendo i giovani a restare, come a Rimini dove hanno detto: «Giù la valigia, ce la giochiamo qui la partita». Governando con la logica del padre di famiglia (Brugnaro), generativa e non rapace. Dando «centralità e autonomia alle nuove generazioni » (Biffoni). E creando un collegamento virtuoso tra vecchi e bambini (asili nido accanto ai case di riposo, Nardella) e donne, lavoro e cura degli anziani (Gori).

I magnifici sette hanno le pistole fumanti. Proprio come nel film, il villaggio dei campesinos riprende fiducia e si convince di avere un futuro quando i predoni sono sgominati e la paura che attanagliava il cuore e paralizzava le gambe svanisce. Sindaci, siete tutti noi (se poi tra i sette c’era almeno una donna, meglio).

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