lunedì 25 marzo 2013
I 27 istituti non statali convenzionati accolgono il 21% dei bambini e ricevono meno del 3% delle risorse che il Comune investe sulla scuola d'infanzia. Zamagni: «Il contributo dato dal Comune non è un favore ai privati».
COMMENTA E CONDIVIDI
​«Quale, fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali, erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata, ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini?». Questo il quesito referendario a cui i cittadini di Bologna saranno chiamati a rispondere il 26 maggio per scegliere se abolire o meno il finanziamento comunale alle scuole paritarie convenzionate. Un referendum consultivo, che non prevede quindi la necessità di quorum, e che ha per oggetto unicamente le scuole paritarie convenzionate. Dopo mesi di manifestazioni e interventi da parte di «Articolo 33», il comitato che vuole abolire il sistema integrato, ieri il «Gruppo dei sostenitori del sistema pubblico integrato della scuola dell’Infanzia», si è presentato ufficialmente. Il capofila è l’economista Stefano Zamagni e tra i componenti più noti ci sono Walter Vitali, ex sindaco di Bologna, Alessandro Alberani, segretario metropolitano della Cisl, Salvatore Vassallo e Roberto Farnè, professori dell’Università di Bologna. Personaggi diversi per colori politici e per provenienza culturale che si sono uniti però a favore delle scuole paritarie. Il messaggio del gruppo è chiaro: le 27 scuole paritarie convenzionate accolgono il 21% dei bambini e ricevono meno del 3% delle risorse che il Comune investe sulla scuola dell’Infanzia. Il Comune, con i soldi eventualmente risparmiati dai finanziamenti alle paritarie convenzionate, non sarà in grado di dare un posto a tutti i bambini che ne fanno richiesta e, senza il contributo del Comune, le scuole paritarie convenzionate saranno messe in gravi difficoltà, non garantendo più i servizi attuali. Risultato: a perderci saranno tutte le famiglie, senza distinzione. Per questo, specifica il gruppo, il 26 maggio al quesito referendario bisognerà rispondere «B, come Bologna», per continuare a utilizzare le risorse comunali per le scuole paritarie private. Infatti, con le risorse attualmente destinate alle scuole dell’Infanzia paritarie a gestione privata (un milione di euro l’anno), il Comune di Bologna potrebbe garantire nelle scuole gestite direttamente meno del 10% del numero di posti convenzionati. Si tratterebbe cioè di 145 posti, visto che il costo per bambino nelle scuole comunali è di 6.900 euro all’anno, contro 1.736 posti assicurati dalle paritarie convenzionate. «Questo sistema di collaborazione tra ente locale e scuole paritarie a gestione privata – specifica Zamagni – è diffuso nel 98% dei Comuni dell’Emilia Romagna con effetti positivi per la famiglie». «Il contributo dato dal Comune non è un favore ai privati – continua – ma un investimento per l’intero sistema di scuole pubbliche formato da scuole statali e paritarie». Il gruppo promotore ha presentato un manifesto di dieci punti a favore del sistema pubblico integrato: «Siamo noi i veri difensori della scuola pubblica. Abrogando questa convenzione il sistema pubblico ne uscirebbe danneggiato».Sul tema della paritarie è intervenuto anche il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nell’ambito del convegno Fism che si è tenuto nel capoluogo toscano: «Siamo di fronte a una parità incompiuta – ha detto Betori – per cui è giusto richiamare gli enti locali a un ruolo più attivo».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: