mercoledì 8 dicembre 2021
Uno studio delle università di Oxford e Glasgow ha analizzato il voto sul referendum del 2016 per l'uscita dalla Ue: tra gli antieuropeisti un terzo in più di vittime, un quarto in più di infezioni
Londra, aeroporto di Heathrow, un cartello indica un centro per l'esecuzione dei tamponi

Londra, aeroporto di Heathrow, un cartello indica un centro per l'esecuzione dei tamponi - ANSA

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Difficile da credere, ma Brexit e Covid hanno molto di più in comune di quanto si possa supporre. A certificare un’evidente correlazione statistica tra queste due pagine diversissime – ma entrambe drammatiche – nella storia britannica, è un recente studio, frutto della collaborazione tra la Saïd Businees School dell’Università di Oxford e l’Università di Glasgow.

I distretti elettorali in cui il voto dei «brexiter» per l’uscita dall’Unione Europea è stato più forte, dunque, hanno avuto molti meno vaccinati – e quindi più morti e più malati di Covid-19 – di quelli «europeisti» che si sono orientati in maggioranza per il Remain. Nello studio Brexit & Covid-19 Death Rates, il professor Ludovic Phalippou di Oxford Saïd e la dottoressa Betty Wu della Adam Smith business school hanno incrociato i dati epidemiologici con quelli referendari dei due eventi e cioè i numeri delle infezioni e dei decessi provocati dalla pandemia da Sars CoV-2 con quelli sul voto in 300 distretti al referendum sulla Brexit del 2016.

Da qui la scoperta che le aree del Paese più «separatiste» hanno avuto un tasso di mortalità più alto circa del 33 per cento, così come il livello di infezioni, superiore del 25%. Ovviamente il tasso di vaccinazioni è stato più basso rispetto ai distretti a favore del Remain.

«Potrebbe esserci un divario culturale tra i gruppi di persone che accettano e quelli che rifiutano i consigli degli esperti – spiega il professor Ludovic Phalippou – sia che si tratti di Brexit, che di interventi non farmaceutici, come indossare maschere o accettare i vaccini. I nostri risultati suggeriscono la necessità di progettare schemi di incentivi che tengano conto delle diverse culture e sistemi di credenze. L’abilità scientifica, come trovare un vaccino efficace, potrebbe non essere sufficiente per risolvere questa crisi».

Il dato britannico sembrerebbe coincidere con le posizioni sulla pandemia riduzioniste – se non negazioniste – più diffuse tra le forze politiche sovraniste e antieuropeiste di altri Paesi dell’Unione Europea. Secondo la dottoressa Betty Wu, questa ricerca «ha mostrato come due eventi principali, apparentemente non correlati e a distanza di cinque anni, abbiano un grado di correlazione molto alto. Abbiamo preso in considerazione tutta una serie di variazioni, tra cui la proporzione di pensionati, la densità di popolazione e il numero di case di cura. Ma nessuna – dice la ricercatrice – era correlata in modo così significativo a tassi di mortalità più bassi come la frazione di restanti. Allo stesso modo, i tassi di vaccinazione più bassi e quelli che votano per la Brexit erano facilmente la variabile esplicativa statisticamente più significativa».



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