sabato 12 novembre 2022
Il riconoscimento “Colombe d’oro per la pace” di Archivio Disarmo è stato assegnato ieri a una settimana esatta dalla manifestazione che ha chiamato a Roma oltre centomila pacifisti
Giuria  e premiati alla cerimonia di consegna delle “Colombe d’oro per la pace”. Al centro, il presidente dell’Archivio Disarmo, Fabrizio Battistelli

Giuria e premiati alla cerimonia di consegna delle “Colombe d’oro per la pace”. Al centro, il presidente dell’Archivio Disarmo, Fabrizio Battistelli - .

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Chiedono un “cessate il fuoco” che, poi, sfoci nella pace. Lo fanno insieme, l’Archivio Disarmo e i premiati - tre giornalisti e una personalità internazionale - con le loro “Colombe d’oro per la pace”, riconoscimento prestigioso giunto alla trentottesima edizione (da sempre insieme a Legacoop), che vuole essere anche risposta all’appello di papa Francesco «a continuare a lavorare per la verità, il dialogo, la giustizia e la pace». Un premio assegnato in passato ad esempio a Igor Man e Gian Antonio Stella, Riccardo Iacona, Gad Lerner e Lucia Goracci per il mondo dell’informazione e a Michail Gorbaciov e Gino Strada fra le personalità internazionali.

E sabato sera a Roma è toccato a Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati, a Nico Piro, giornalista Rai, a Lucia Sgueglia, anche lei giornalista Rai, e a Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. Nella sala gremita dell’Antico ospedale san Gallicano a Trastevere, fra molti applausi e l’ennesimo appello alla pace in Ucraina e non solo.
«Questo riconoscimento - ha detto Grandi - voglio condividerlo con tutte le colleghe e i colleghi dell’Alto commissariato» e «in particolare con chi opera in condizioni di maggior disagio e di pericolo», ma soprattutto «voglio dedicarlo alle persone per cui lavoriamo, i rifugiati, gli sfollati, gli apolidi, che con il loro coraggio e la loro forza d’animo motivano tutti noi a fare il massimo per alleviare le sofferenze e dare loro nuove opportunità».

Nico Piro, autore di reportage da aree di crisi e teatri di guerra (approfondendo specialmente la situazione in Afghanistan), racconta come «oggi più che mai parlare di pace è necessario, mentre la guerra è stata trasformata in un concetto normale», anzi ormai «esiste un “pub”, pensiero unico bellicista, che è dominante, che sta corrodendo la nostra democrazia». Così questo premio «riporta la pace necessaria in primo piano» ed «è un ulteriore sprone a continuare a dar voce a chi non ha voce, le vittime di tutti i conflitti». Lucia Sgueglia dall’invasione russa in Ucraina ha seguìto per Raitre il conflitto, in particolare nel Donbass. E lei ha sottolineato che proprio «nell’anno in cui la guerra in Ucraina è arrivata a coinvolgere tutta l’Europa e rischia di diventare totale», ricevere un premio che guarda alla pace e alla nonviolenza «è un grande onore, ma soprattutto una enorme responsabilità». Poi ha dedicato il premio «al giornalista Andrea Rocchelli e all’attivista per i diritti umani Andrey Mironov, che otto anni fa sono stati uccisi a Sloviansk, in Ucraina».

A Marco Tarquinio, infine, il premio è andato - si legge nella motivazione - perché sotto la sua direzione Avvenire «è andato scandagliando sempre più in profondità i temi della pace e dei conflitti nel mondo globalizzato, accreditandosi come una delle fonti più autorevoli del giornalismo italiano». Facendo un’informazione - ha poi spiegato il direttore - «che resiste a un conformismo bellico che non ho mai visto prima nella mia vita». Un premio - ha detto - che «onora il mio lavoro, ma anche il lavoro collettivo che facciamo con le colleghe i colleghi». E che ha dedicato «a chi mi “sopporta”, a chi mi vuole bene, per prima la mia famiglia, e ai miei colleghi».

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