lunedì 5 agosto 2013
Se la legge anti-omofobia arriverà in porto come appare oggi, «chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza» per motivi, tra gli altri, «fondati sull’omofobia o transfobia» richierà la reclusione fino a 4 anni. E per chi «istiga a commettere o commette atti di discriminazione» fondati «sull’omofobia o transfobia» la pena è fino a un anno e sei mesi. Un reato quantomai fumoso e generico, di fatto consegnato alla discrezionalità dei giudici.​
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Fino a quattro anni di galera. Se la legge anti-omofobia arriverà in porto secondo la formulazione che dovrebbe essere sottoposta da domani all’aula di Montecitorio, sarebbe questa la pena che rischia «chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza» per motivi, tra gli altri, «fondati sull’omofobia o transfobia». E per chi «istiga a commettere o commette atti di discriminazione» fondati «sull’omofobia o transfobia» la pena è fino a un anno e sei mesi. Un reato quantomai fumoso e generico, di fatto consegnato alla discrezionalità dei giudici, verrebbe così sanzionato con la severità prevista dalla legge Mancino, scritta e più volte modificata per reprimere reati come la violenza razziale e politica. Ma la partita è tutt’altro che chiusa. Dopo il varo da parte della Commissione Giustizia di Montecitorio, scadono domani alle 10 i termini per presentare emendamenti alla modifica anti-omofobia della legge Mancino. Tra questi, anche un testo ribattezzato "di salvaguardia" e firmato dai centristi Gregorio Gitti e Paola Binetti nel quale si specifica che «non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi a leggi vigenti diverse dalla presente». Un argine che, tuttavia, passerebbe solo con i voti del Pd, in cambio – si dice – del via libera proposto dal partito di Epifani al raddoppio delle pene. L’esame della legge, in calendario domattina, in realtà andrà in coda al voto sul "decreto svuota-carceri", che nel clima politico surriscaldato di questi giorni potrebbe non risolversi in una passeggiata. In ogni caso, i promotori del testo contro l’omofobia sembrano determinati a concludere quantomeno la discussione generale prima della pausa estiva (prevista a partire da venerdì 9 agosto), anche se non è da escludere un atto di forza. Anche perché in settembre il Parlamento è atteso dal confronto sulla riforma costituzionale. «Non si capisce quale sia l’urgenza di questa legge – dice Paola Binetti –, non vedo alcuna emergenza omofobia nel Paese. Fermo restando che siamo contro ogni violenza e discriminazione, ben altri sono i problemi che premono». «È grave che si voglia introdurre un reato d’opinione – rincara Eugenia Roccella (Pdl), tra le più fiere oppositrici del provvedimento –, si aggiungono fattispecie generiche a una legge repressiva punendo le idee e le associazioni che se ne fanno portatrici solo perché qualcuno le considera "omofobe". Così com’è, è una legge liberticida, e va fermata».
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