giovedì 7 giugno 2018
È stato sottoposto a fermo il 43enne già indagato per l'omicidio di Soumaila Sacko, il migrante del Mali ucciso sabato sera mentre stava prendendo lamiere da una fornace abbandonata
Un cartello con il ritratto di Soumaila Sacko, il migrante maliano ucciso a colpi di fucile a San Calogero (Vibo Valentia) il 2 giugno (Ansa)

Un cartello con il ritratto di Soumaila Sacko, il migrante maliano ucciso a colpi di fucile a San Calogero (Vibo Valentia) il 2 giugno (Ansa)

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È stato il desiderio di vendetta per i continui furti di lamiere in un'area da lui considerata di suo possesso ad avere armato la mano di A. P., il 43enne di San Calogero fermato dai carabinieri con l'accusa di avere ucciso a colpi di fucile il 29enne Soumaila Sacko e ferito altri due connazionali lo scorso 2 giugno nella ex fornace di località Tranquilla a San Calogero (Vibo Valentia). Vendetta motivata, secondo quanto hanno ribadito i carabinieri, per la continua presenza di extracomunitari in quella che il presunto autore dell'omicidio riteneva fosse ancora una sua proprietà.

Il movente è stato reso noto nel corso della conferenza stampa durante la quale sono state ripercorse tutte le fasi che hanno portato all'emissione del provvedimento a firma del pm Ciro Luca Lotoro della Procura di Vibo Valentia nei confronti di A.P., già indagato per l'omicidio, al quale stamani all'alba è stato notificato il fermo di indiziato di delitto. L'uomo è parente di uno degli ex custodi dell'area sequestrata nella quale sono stati trovati metalli pesanti, finito a processo per l'inchiesta che ne scaturì nel 2007.

Il fermo è stato disposto alla luce di un'ulteriore assunzione di informazioni che hanno confermato un «quadro che era evidente sin dall'inizio» ed è stato eseguito dai carabinieri della Compagnia di Tropea. Il fermato è stato portato nel carcere di Vibo Valentia. Dovrà rispondere di omicidio e porto e detenzione illegale di arma.

Il fermato era stato iscritto nel registro degli indagati già nelle ore immediatamente successive al delitto in seguito alle dichiarazioni dei due maliani che erano con la vittima e alla corrispondenza delle loro descrizioni con le caratteristiche somatiche, il tipo di abbigliamento e l'auto posseduta. L'uomo era anche stato sottoposto alla prova dello stub ma gli inquirenti hanno ritenuto di avere un quadro già ben delineato anche in assenza dei risultati della prova che devono ancora arrivare.

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I militari hanno collegato quanto accaduto a un precedente episodio del 5 maggio scorso, quando alla stazione dei carabinieri di San Calogero era arrivata una segnalazione sui prelievi di materiale dalla fabbrica in disuso in cui poi si è consumata la tragedia. «Il provvedimento di oggi costituisce una risposta immediata data dalle istituzioni, e in particolare dall'Arma dei carabinieri e dalla Procura di Vibo Valentia», ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri Gian Filippo Magro. «La chiave di volta è stato l'intervento immediato da parte della tenenza di Rosarno e della stazione di San Calogero la sera dell'omicidio, che ha consentito di fissare gli elementi essenziali per sviluppare successivamente le indagini».

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