mercoledì 17 gennaio 2018
Il decreto non prevede solo l'impegno in Niger, ma anche la conferma per il 2018 delle missioni in Afghanistan, Libano, Balcani, Somalia e l'appoggio alle missioni Nato in Lettonia e Turchia.
I ministri Roberta Pinotti e Angelino Alfano nel corso dell'audizione davanti alle commissioni riunite Difesa ed Esteri al Senato a Roma, 15 gennaio 2018, per l'audizione sulla missione in Niger (Ansa)

I ministri Roberta Pinotti e Angelino Alfano nel corso dell'audizione davanti alle commissioni riunite Difesa ed Esteri al Senato a Roma, 15 gennaio 2018, per l'audizione sulla missione in Niger (Ansa)

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Oggi l’aula della Camera ha riaperto i battenti – una tantum – per approvare il decreto missioni che contiene il via libera all’intervento in Niger. La relazione è stata approvata con l'ok di Forza Italia e Fratelli d'Italia, mentre la Lega si è astenuta. Contrari Liberi e Uguali e Movimento 5 Stelle.

Il decreto missioni non prevede solo l'impegno in Niger, ma anche la conferma per il 2018 delle missioni in Afghanistan, Libano, Balcani, Somalia e l'appoggio alle missioni Nato in Lettonia e Turchia. Stabilita la partecipazione dell'Italia ad altre sei: Libia, Niger, Tunisia, Sahara occidentale e Repubblica Centro Africana, il cosiddetto G5 del Sahel.

L'intervento in Niger si inserisce nel quadro delle iniziative di coordinamento con l’Unione europea per favorire le condizioni di sicurezza nel Paese e negli Stati del cosiddetto G5 del Sahel. Missione, di cui l’Italia ha chiesto di essere 'membro osservatore', nata dalla richiesta giunta nel novembre scorso dal Paese africano.

Il presidente del Consiglio Gentiloni ha scritto su twtter: "Via libera della Camera alle missioni internazionali. Da Afghanistan a Iraq, da Libano a Kossovo, da Libia a Niger forze armate e cooperazione italiana lavorano per pace, sviluppo e stabilità, contro terrorismo e traffico di esseri umani".

Tutti i numeri delle missioni internazionali

Non sarà una missione 'combat', ma di addestramento, ha chiarito il ministro della Difesa Roberta Pinotti, intervenuta insieme al ministro degli Esteri Angelino Alfano. Ma il decreto interviene anche a rimodulare tutto il nostro impegno sulle missioni, riducendo gradatamente le nostre presenze in altri scenari (in Iraq saranno dimezzati gli attuali 1.500 militari presenti, mentre in Afghanistan si passerà da 900 a 700) e rafforzando quelle nel continente africano. In Libia si passa dalle attuali 370 a 400 unità e 470 sono quelle previste, ora, per questo impegno in Niger: 120 nel primo semestre per poi raggiungere il numero massimo entro fine anno. Verranno inviati anche 130 mezzi terrestri e due aerei. La spesa prevista per l’operazione è di 49,5 milioni di euro per tutto il 2018. Complessivamente nell’arco dell’anno saranno 6.698 i militari impegnati in teatri internazionali, per una spesa di 1,5 miliardi di euro.

Gli scenari di Niger e Libia

In Niger non è previsto un pattugliamento dei confini. Il Paese africano vuole mantenere il controllo diretto degli stessi, anche se ha chiesto all’Italia un’attività di supporto di tipo formativo e informativo. Nella vicina Libia saranno accorpati, invece, in una nuova missione i compiti dei due attuali interventi (Operazione Ippocrate con ospedale da campo a Misurata ed il supporto alla Guardia costiera libica) e ci saranno nuove attività, anche in questo caso soprattutto di addestramento e favore delle forze di sicurezza locali, nonché ripristino infrastrutture. I 400 militari si avvarranno di 130 mezzi terrestri, mentre aerei e navi saranno dirottati dall’operazione Mare Sicuro. La spesa prevista è di 49 milioni di euro.

Ed è soprattutto lo scenario libico a preoccupare, in questi giorni, dopo l’assalto all’aeroporto di Tripoli che mette a rischio i fragili passi avanti registrati, che hanno portato l’Italia a decidere la riapertura dell’ambasciata. Dal governo ci si attende oggi anche un’informativa circa la messa in sicurezza dei nostri connazionali e funzionari presenti nella contesa capitale libica, e anche un giro d’orizzonte sulle nuove prospettive che apre il cosiddetto 'patto del Quirinale' che rafforza l’asse Roma-Parigi dopo le frequenti divergenze attinenti proprio la questione libica e il tema dei migranti.

L’Italia ha messo a disposizione anche 60 militari per la missione Nato chiesta dalla Tunisia, che resta in una situazione turbolenta per l’azione di alcune frange di terrorismo salafita che minano i notevoli passi avanti fatti sul versante della democrazia.

L'Austria: «molto rispetto» per l'impegno dell'Italia in Africa

E ieri un importante riconoscimento alla nostra azione è arrivato anche da un altro partner con il quale ci sono state frizioni nel recente passato in tema di immigrazione. «Ho molto rispetto per quanto fatto dall’Italia in Africa, per quanto sta attualmente facendo per la stabilizzazione del Niger», ha detto la ministra degli Esteri austriaca Karin Kneissl nel corso di una conferenza stampa congiunta con il collega italiano Angelino Alfano ieri pomeriggio alla Farnesina. «Apprezzo anche gli investimenti italiani nei Paesi di origine dei migranti per cercare il ridurre il flusso migratorio», ha aggiunto il capo della diplomazia di Vienna prima di concludere: «Sosteniamo l’Italia attraverso il Trust Fund».

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