venerdì 30 luglio 2021
Barca a vela con 95 persone soccorsa dalla Gdf. L'arrivo al porto di Roccella Jonica, che torna in emergenza. Probabile trasbordo da una "nave madre"
Nuovo sbarco in Calabria. L'ennesimo sulla rotta turca, quella dimenticata

Guardia di Finanza

COMMENTA E CONDIVIDI

Nuovo sbarco importante di immigrati sulle coste calabresi. Ben 95 persone stipate in una barca a vela. Rotta turca, ma con un molto probabile imbarco a metà strada da una nave madre. Non l’unico episodio negli ultimi giorni per una rotta che sembra interessare molto poco alla politica. Eppure siamo a 15 sbarchi dall’inizio di giugno, per un totale di quasi 2mila persone.

Numeri da record. In tutto il 2020 erano stati 2.500, una cifra che sicuramente sarà superata. Eppure sono sbarchi dimenticati, mentre Roccella Jonica, il comune della provincia di Reggio Calabria che accoglie gran parte degli arrivi, è sempre più in difficoltà. Anche gli ultimi 95 sono stati, infatti, accolti nel centro comunale, arrivando così a circa mille, in attesa che sia realizzato un vero e proprio hot spot come quelli di Lampedusa e Pozzallo.

Dopo la denuncia del sindaco Vittorio Zito e del vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, raccolte da Avvenire, era arrivata la promessa del ministero dell’Interno. Ma il comune resta ancora da solo. E ora il nuovo grosso sbarco.

La nuova operazione, condotta come al solito dagli uomini del Reparto Aeronavale di Vibo Valentia della Guardia di Finanza, supportato dalle articolazioni operative aeree e navali del Comando Operativo Aeronavale di Pomezia, che opera in piena sinergia con le Capitanerie di Porto in mare, la Polizia di Stato e i Carabinieri a terra, è iniziata nella serata di giovedì quando un Atr 42 del Gruppo di Esplorazione Aeromarittima del Corpo in perlustrazione avanzata sul mare Jonio, ha segnalato la presenza della barca e i suoi movimenti sospetti.

Alle 06.10 di oggi, a otto miglia da Capo Spartivento, è stata intercettata e fermata da una vedetta della Sezione Operativa Navale di Crotone e da un pattugliatore d’altura del Gruppo Aeronavale di Taranto. L’arrivo delle due imbarcazioni della Gdf ha bloccato il tentativo dei due scafisti ucraini di abbandonare la barca a bordo di un piccolo gommone.

Dalle osservazioni aeree il gommone risultava ancora a bordo, ma quando sono arrivate la vedetta e il pattugliatore era stato messo in mare. Evidente la strategia dei due scafisti di darsi alla fuga e raggiungere la costa, come già accaduto più volte. Avevano addirittura buttato in mare i documenti che però sono stati recuperati dai finanzieri.

Guardia di Finanza

Una volta saliti a bordo, i militari hanno preso il controllo dell’imbarcazione, che non era più in grado di navigare. “Abbiamo dovuto rimorchiare la barca in quanto il motore era stato manomesso – ci spiega il tenente colonnello Alberto Catone, comandante del Reparto operativo aeronavale di Vibo Valentia della Guardia di Finanza –. Lo fanno perché temono che li rimandiamo indietro”.

La barca, battente bandiera tedesca (ovviamente falsa) è stata così portata come al solito nel porto di Roccella Jonica dove è arrivata alle 11 e dove sono ormai più di venti le imbarcazioni in attesa di essere demolite o messe all’asta. In un primo momento le persone a bordo erano sembrate una sessantina ma poi giunti a terra si è scoperto che erano 93 migranti di nazionalità irachena, iraniana, siriana e kuwaitiana, oltre ai due scafisti.

Un numero notevole per un barca non grande. Anche se, come al solito, completamente svuotata sottocoperta, appare difficile che possa essere arrivata in questa condizioni dalla Turchia. Molto probabile, dunque, che gli immigrati siano stati trasbordati da una nave madre. Come già accaduto molte altre volte.

“L’attività della Guardia di Finanza nel particolare settore - ci tengono a sottolineare le Fiamme Gialle - non è rivolta contro il migrante, soggetto vulnerabile messo a rischio dai trafficanti stessi, quanto nei confronti di questi ultimi, al fine di contenere una modalità di traffico pericolosa per le persone e di ricondurre tutti i migranti che fanno ingresso nel territorio, soprattutto nel periodo di emergenza sanitaria tuttora in atto, in strutture in cui essi possano essere controllati e i gestiti in sicurezza”. Un’attività che da mesi sta tenendo sotto quotidiana pressione le forze dell’ordine su queste rotte tanto trascurate.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: