martedì 21 aprile 2020
L'ex ministro della Salute e presidente dell’Associazione nazionale dei partigiani cristiani: «Dobbiamo guardare agli Stati Uniti d’Europa, che saranno sempre più indispensabili»
Mariapia Garavaglia, presidente dell’Associazione nazionale dei partigiani cristiani: il 25 Aprile può essere un’occasione per tutto il Paese «La sanità non è una spesa, ma un investimento. Con più medici di base, ci sarebbe stata più prevenzione»

Mariapia Garavaglia, presidente dell’Associazione nazionale dei partigiani cristiani: il 25 Aprile può essere un’occasione per tutto il Paese «La sanità non è una spesa, ma un investimento. Con più medici di base, ci sarebbe stata più prevenzione»

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Resistenza contro il coronavirus. Contro le paure. Contro l’incertezza. «In giorni come questi, in cui facciamo i conti con una pandemia senza limiti, serve davvero una capacità nuova di rispondere all’emergenza. Che guardi all’Europa, innanzitutto, e che non tradisca la lezione dei nostri padri».

Mariapia Garavaglia, già ministro della Salute e presidente della Croce Rossa italiana, è un fiume in piena. Di idee, di risposte, di proposte. Il 25 Aprile si avvicina e i 75 anni della Liberazione, per lei che oggi guida l’Associazione nazionale dei partigiani cristiani, sono l’occasione per allargare lo sguardo e ricordare le conquiste che la ritrovata libertà del secondo dopoguerra ha portato all’Italia. «Menomale che abbiamo il Sistema sanitario nazionale... » esordisce.

Peccato che sia imprigionato da veti e velleità regionali, Rcome dimostrano le tensioni continue di questi due mesi... Purtroppo la riforma del 2001 ha finito per trasformare il regionalismo e l’autonomia in surrogati del localismo. Il Covid- 19 è diffuso a livello internazionale, figuriamoci se si fa imprigionare nei confini di un territorio. In uno scenario del genere, dobbiamo garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute e, nello stesso tempo, preoccuparci che i servizi offerti rispettino il principio d’equità. E poi occorre ricordare che, in materia di sicurezza nazionale, lo Stato può sostituirsi alle Regioni se necessario, facendo prevalere la logica della cooperazione nazionale e dell’uguaglianza.

La politica dei tagli lineari alla sanità in questi vent’anni ha fatto danni che sono sotto gli occhi di tutti. È vero. Il Ssn ha subito in questi anni critiche inverosimili. La sanità non è una spesa, ma un investimento. Abbiamo avuto l’illusione che si potessero tagliare sconsideratamente i posti letto, che non servisse un’alleanza con l’università per formare nuovi medici e questi sono i risultati. In reatà, ben prima di questa crisi, dovevamo sapere che l’epidemiologia è una scienza vera, da non trascurare, che dobbiamo sapere quanto investire in geriatria, quanto in pediatria. La legge 833 del 1978 puntava a de-ospedalizzare e a rafforzare la sanità di territorio. Con più medici di base, ci sarebbe stata più prevenzione. Invece abbiamo avuto fretta di costruire nuove strutture, senza pensare di mandare a casa dei malati il personale sanitario adatto. La verità è che stiamo cambiando pelle antropologicamente, rassegnandoci quasi all’abbandono delle persone più anziane.

Eppure senza la nostra memoria storica non c’è futuro, ci ricorda tutti gli anni il 25 Aprile. Come rileggere i 75 anni della Liberazione in un periodo come questo? Penso che questo anniversario abbia ancora molto da dirci. Allora scoprimmo la forza di un Paese e, nello stesso tempo, l’importanza di rinascere insieme e grazie agli altri. Cosa avrebbe fatto l’Italia da sola in quella fase? Lo dico a chi pensa di chiudere tutto, ai sovranisti. Questo 25 Aprile deve tornare a far sognare gli italiani, pur in un momento di grande dolore. Donne e uomini partigiani hanno dato la vita per sconfiggere l’odio e i totalitarismi, per regalarci la pace dopo le guerre. Abbiamo bisogno di una Resistenza nuova.

Non crede ci sia un problema di classe dirigente non all’altezza, rispetto ad allora? Questa vicenda ha mostrato lo stato di salute precario di cui gode la nostra classe politica. Non ci si improvvisa statisti. Dobbiamo guardare all’Europa, agli Stati Uniti d’Europa che saranno sempre più indispensabili. Ricordiamolo anche alla Germania: quando aveva bisogno, noi c’eravamo. Se adesso si parla di 37 miliardi di prestito quarantennale a tassi bassissimi, prendiamolo. Può essere l’occasione giusta. Poi si torni a studiare come finanziare la salute. Servono dirigenti nuovi e non nominati dalla politica. Quando ero ministro, c’era un elenco nazionale a cui si accedeva esclusivamente in base alle competenze. La lottizzazione ha fatto molto male agli ospedali.

Lei ha ricordato l’orizzonte europeo in cui ci muoviamo. Che ruolo possono avere, in questa cornice, i cattolici? Il Vecchio continente ha radici cristiane, tanti cattolici hanno dato la vita per sconfiggere l’inimicizia tra i popoli. Sono stati loro i partigiani dell’Europa unita, saranno loro gli interpreti del nuovo umanesimo che serve all’Italia e all’Europa.

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