giovedì 29 novembre 2018
Passa con il decreto fisco l’«emendamento pasticcio» sulle detrazioni a chi dona. Il Forum del terzo settore chiede chiarezza
Emendamento mette a rischio 300 milioni per il non profit
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Appena licenziato dal Senato, il decreto legge sul fisco necessita già di un tagliando. In particolare, alla Camera - dove il provvedimento è atteso, dopo l’ok di ieri a Palazzo Madama - il legislatore dovrà porre rimedio al pasticcio sulle detrazioni a favore di chi contribuisce alle attività del Terzo settore, dalle quali sono state cancellate - a quanto si comprende per errore - le offerte «in denaro». Il pasticcio è venuto a galla ierlaltro.

C’è stato da parte della maggioranza un tentativo di porvi rimedio in sede di armonizzazione dei testi. Senza, però, arrivare a un chiarimento definitivo. Ma andiamo con ordine. La ratio iniziale della norma era - come spesso capita - improntata alle migliori intenzioni: alzare dal 30 al 35% la detrazione per le persone fisiche che sostengono il volontariato. Peccato che nella stesura dell’emendamento che apportava vari ritocchi al dl si chiedeva la soppressione di due paroline - «in denaro» - dalla dicitura «per le erogazioni liberali in denaro o in natura». Restava la «natura» nuda e cruda. Si è poi tentato, in una relazione di accompagnamento al provvedimento, di dare una spiegazione. L’intenzione sarebbe stata quella di «estendere la detrazione maggiorata anche alle erogazioni liberali eseguite in natura». Ieri l’ammissione: si è trattato di un errore di redazione, che ha ingenerato l’equivoco.

Che è anche semantico. Secondo l’esecutivo, infatti, nella definizione di 'elargizioni liberali' sarebbe implicita la loro natura monetaria e non 'in natura'. Ma il Forum del Terzo settore sottolinea che, al contrario, l’assenza della specifica dizione «in denaro» potrebbe diventare fonte di contenzioso tra il cittadino che richiede la detrazione e l’Agenzia delle Entrate, che gliela dovrebbe defalcare dal 730. Il «danno è notevole» per il mondo del non profit, commenta la senatrice dem Annamaria Parente.

Il dl è «gravissimo », un «colpo a un settore importante per famiglie, cittadini e welfare», aggiunge Edoardo Patriarca, già portavoce del Forum del Terzo settore e oggi sui banchi di Palazzo Madama per il Pd. Un emendamento per sanare l’errore, presentato dai due e dal collega Stefano Collina, non è stato accolto.

La cifra complessiva delle elargizioni in denaro per il Terzo settore - quantificano dal Forum - si aggira sui 300-330 milioni. E se valesse l’interpretazione 'restrittiva' della norma, è il calcolo, lo Stato si terrebbe in cassa 100 milioni di mancate detrazioni. Ora la palla passa alla Camera, dopo che il Senato ha licenziato il decreto con 147 sì, 104 no e 6 astenuti. Il provvedimento osteggiato da Pd, Fi e Leu è stato criticato anche da Fdi, che però ha collaborato con la maggioranza su alcune norme.

Nel testo, collegato alla manovra, fondato su alcune sanatorie «light» che escludono però chi ha nascosto deliberatamente soldi all’Erario, dopo il bonus bebè e la detassazione alle sigarette elettroniche, è arrivato - tra le altre cose - l’obbligo di comprare Btp per le banche che acquistano in forma agevolata i nuovi 'Titoli di solidarietà', se non girano entro un anno le somme a progetti sociali. È saltato, invece, l’emendamento che introduceva uno scudo 'anti spread' per le banche non quotate, incluse quelle di credito cooperativo.

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